Chiesa Cattolica – Italiana

Gallagher: la diplomazia dei valori per favorire l’incontro dei popoli

Di Marco Bellizi

Nelle relazioni fra gli Stati, per affrontare le sfide globali di oggi, “serve andare oltre la normalità o la semplice ripetizione di cliché e di formule preordinate, sulla cui efficacia la prassi internazionale pone non pochi dubbi e riserve”. Per questo “occorre restare in mare aperto, navigando nell’orizzonte della più vasta carità”. Nell’intervento pronunciato questo pomeriggio in occasione dell’incontro “La diplomazia dei valori e lo sviluppo”, organizzato dall’associazione “Carità politica” presso l’aula Pio XI di Palazzo San Calisto a Roma, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati, ha sintetizzato così il senso e la prospettiva dei rapporti internazionali in un contesto, quello attuale, inedito nella sua complessità e che per questo richiede strumenti, e modelli, nuovi.

All’evento promosso, come si accennava, dall’associazione di diritto pontificio ed ente morale riconosciuto dallo Stato italiano e presieduta da Alfredo Luciani, hanno partecipato 35 ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Fra questi l’ambasciatore del Guatemala, Alfredo Vásquez Rivera, che ha tenuto l’altro intervento previsto oltre a quello del presule. Una comunità, quella periodicamente riunita da Carità politica, fondata sulla condivisione dei valori comuni del rispetto reciproco, del dialogo religioso, dello sviluppo equo e sostenibile. Una comunità che da Roma e dalla Città del Vaticano guarda al mondo e alla quale è idealmente dedicato il volume “La diplomazia dei valori e sviluppo”, realizzato dalla stessa associazione e distribuito ai partecipanti. “La diplomazia dei valori può veramente ispirare l’azione dei governi – ha detto l’arcivescovo Gallagher nel corso del suo intervento -.  Infatti, davanti alle sfide comuni che richiedono alla Comunità internazionale di trovare soluzioni condivise, la diplomazia dei valori mira a promuovere il bene della famiglia umana al di là di ogni interesse particolare risulta particolarmente idonea per promuovere lo stile multilaterale che ha caratterizzato i rapporti internazionali dalla fine della seconda guerra mondiale e che oggi è diventato essenziale”.

La diplomazia pontificia, ha ricordato Gallagher, cerca di “ricollocare situazioni concrete nella prospettiva realistica del bene comune e dell’umanesimo”. Il traguardo dell’azione conseguente dunque deve necessariamente mirare ai valori che favoriscono nel concreto lo sviluppo umano integrale. Il quale, per essere tale, ha ricordato il presule citando la Populorum progressio, deve essere “volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”. Oggi però, rispetto a diritti che la Dichiarazione universale del 1948 voleva validi sempre, in ogni epoca, luogo e cultura, “si nota – ha spiegato il presule – una presa di distanza”, “quasi che il senso profondo dei diritti umani sia contestualizzabile”. Di fatto, “la tentazione moderna e post-moderna” è di considerare i diritti umani “negando il loro nesso all’umanità su cui sono fondati, collocandoli in una prospettiva soggettivistica”, così che essi finiscono con il diventare semplice espressione di gruppi di interesse particolari. “Tale fenomeno – ha spiegato ancora l’arcivescovo, che citato più volte il nunzio Aldo Giordano, recentemente scomparso – è ben percepibile alla luce delle rivendicazioni sempre più insistenti di gruppi radicali che emergono da ideologie legate alla cosiddetta Cancel culture” e che “si presentano spesso come portavoce delle vittime di alcune forme specifiche di discriminazione”, “rinchiudendosi in una difesa ad oltranza della propria identità, in ultimo intollerante nei confronti di qualsiasi altro pensiero”. Si tratta di tendenze che sono alla base di quella “colonizzazione ideologica” di cui parla Papa Francesco, il quale invece, nella Fratelli tutti insiste su una “società in cui il valore come esseri umani è senz’altro più importante di qualsiasi gruppo minore, sia esso la famiglia, la nazione, l’etnia o la cultura”. E’, ha spiegato ancora il presule, il senso della “dimensione anzitutto sociale e relazionale della persona umana”. E la famiglia “è il primo luogo dove la persona umana impara a scoprire e vivere la propria dimensione sociale”.

L’insistenza sulla “dimensione sociale dello sviluppo, la quale abitualmente si richiama alla solidarietà, risuona in modo particolare quando il Papa ci propone addirittura il concetto di fraternità come modello sociale universale”, ha continuato Gallagher, richiamando così “la politica internazionale ad un approccio integrale che includa un dialogo interdisciplinare, con la premessa che tutti sono cittadini del mondo con uguali diritti e doveri”. Ma, afferma il Papa, “mentre la solidarietà è il principio di pianificazione sociale che permette ai diseguali di diventare eguali, la fraternità è quello che consente agli eguali di essere persone diverse”. Il contributo della diplomazia dei valori è allora anche quello “di favorire una più vasta ed efficace azione per l’incontro dei popoli, per la cooperazione secondo le loro libere ed autentiche sensibilità nazionali”, poiché, come dice Papa Francesco, “la giustizia esige di riconoscere e rispettare non solo i diritti individuali ma anche i diritti sociali e i diritti dei popoli”.

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