Gallagher in Sud Sudan, si lavora ad una visita del Papa l’anno prossimo

Vatican News

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Non ci sarà probabilmente mai “un momento perfetto”, ma non si esclude che il Papa visiti il Sud Sudan il prossimo anno. Un desiderio, questo, già espresso più volte dallo stesso Francesco e che riceve “grande sostegno” perché possa realizzarsi da parte delle autorità e della popolazione del Paese africano. Ad affermarlo è Monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, che ha compiuto una visita di tre giorni a Juba – dal 21 al 23 dicembre – durante la quale ha incontrato i locali leader politici e religiosi.

C’è “un grande sostegno ad una visita del Santo Padre”, ha spiegato l’Arcivescovo al microfono di Mbikoyezu John Gbemboyo, collaboratore della redazione Inglese-Africa di Vatican News: “Anche se, come per tutte queste cose, non c’è mai un momento perfetto. Dobbiamo andare avanti nell’intero processo di discernimento”. 

Il desiderio del Papa

La visita prenatalizia in Sud Sudan del Segretario per i Rapporti con gli Stati  era in programma da diversi mesi, coordinata con Lambeth Palace, residenza ufficiale dell’Arcivescovo di Canterbury. Proprio con il primate anglicano, Justin Welby, Papa Francesco aveva espresso nel 2017 il desiderio di compiere una missione ecumenica in Sud Sudan. Incontrando la comunità anglicana nella chiesa di All Saints di Roma, il Papa aveva rivelato il suo proposito: “I miei collaboratori stanno studiando la possibilità di un viaggio in Sud Sudan. Ma perché? Perché sono venuti i Vescovi anglicano, presbiteriano e cattolico a dirmi: ‘Per favore venga in Sud Sudan magari una sola giornata. Ma non venga da solo, venga con Justin Welby’. Da loro, chiesa giovane, è venuta questa cosa, e stiamo pensando, là la situazione è molto brutta, ma vogliono la pace, insieme lavoriamo per la pace”. Già nell’ottobre di quell’anno sembrava che potesse realizzarsi la visita, ma il peggioramento del contesto politico e l’acuirsi degli scontri ripresi in diverse zone del Paese, che avevano provocato una rottura del “cessate il fuoco” ed una grave crisi umanitaria, aveva frenato l’iniziativa.  

L’incontro con i leader sud sudanesi in Vaticano

Nell’aprile 2019, Francesco aveva ribadito il suo desiderio di viaggiare in occasione del ritiro spirituale in Vaticano delle massime autorità religiose e politiche sud sudanesi. Incontro ideato dall’Arcivescovo di Canterbury, al quale parteciparono il Presidente Salva Kiir e i Vicepresidenti designati, tra cui Rebecca Nyandeng De Mabior, vedova del leader sud sudanese John Garang, e Riek Machar, leader dell’opposizione. A loro Francesco aveva baciato i piedi mettendosi in ginocchio, rendendo visibile e concreta l’implorazione espressa poco prima nel suo discorso del dono della pace per un popolo sfigurato da circa sei anni di guerra civile. Quel gesto inatteso e simbolico viene ricordato da Gallagher: “Il ritiro in Vaticano ha avuto molta attenzione soprattutto per il gesto estremo del Santo Padre che ha supplicato i leader del Sud Sudan di portare avanti il processo di pace per il bene del popolo. Quindi, abbiamo lavorato su questo” durante i giorni di visita.

Ascoltare la gente e i leader

Visita che, spiega Gallagher, “è stata indirettamente influenzata dal Covid-19, ma alla fine, abbiamo deciso che non ci sarebbe mai stato un momento perfetto per compierla. Abbiamo deciso di venire adesso. Siamo venuti con l’obiettivo di ascoltare la gente; ascoltare i leader, sia politici che della Chiesa, per vedere qual è la situazione qui e quale contributo possono dare sia la Santa Sede, in particolare Papa Francesco, e l’Arcivescovo di Canterbury nel portare avanti questo processo di pace”. 

Gli incontri

Giunto a Juba nel primo pomeriggio del 21 dicembre, accompagnato da Monsignor Andrea Piccioni della Sezione per i Rapporti con gli Stati, Gallagher è stato accolto dal Nunzio in Sud Sudan, residente a Nairobi, Mons. Hubertus Matheus Maria van Megen, da Mons. Ionuţ Paul Strejac, Incaricato d’Affari a.i. residente a Juba, dall’Arcivescovo di Juba e dai Vescovi di Malakal e Wau, nonché da una rappresentanza dei religiosi che prestano servizio nel Paese. In aeroporto si è trattenuto per un colloquio privato con il Ministro degli Affari Esteri, Mayiik Ayii Deng. Nel pomeriggio, nella Nunziatura, ha incontrato il Vescovo anglicano Precious Omuku e Martha Jarvis, rappresentanti di Lambeth Palace, ed alcuni diplomatici, con i quali ha discusso dell’attuale situazione politica, economica e sociale del Sud Sudan. È seguito un colloquio con i Vescovi sud sudanesi, che hanno espresso la propria gratitudine al Papa “per la sua paterna vicinanza” e rinnovato “l’impegno della Chiesa locale in favore del Paese”.

A colloquio col presidente Salva Kiir

La mattina del 22 dicembre, Gallagher, assieme alle delegazioni della Santa Sede e di Lambeth Palace, è stato ricevuto dal Presidente Salva Kiir Mayardit, nella sua residenza. Un colloquio cordiale, durante il quale è stato riaffermato il sostegno vaticano al processo di pace e si è parlato della possibilità che il Papa, Welby e il Moderatore della Chiesa Presbiteriana di Scozia visitino il Sud Sudan il prossimo anno. Una proposta accolta con grande compiacimento dal Capo dello Stato, che ha ribadito l’impegno del governo nell’implementazione della pace, ringraziando al contempo il Papa e l’Arcivescovo di Canterbury per promuovere l’unità e la stabilità del Sud Sudan. Salva Kiir, in particolare, ha ringraziato Francesco per l’assistenza umanitaria offerta alle popolazioni colpite dalle recenti alluvioni, specialmente nella diocesi di Malakal.

Il viaggio di Gallagher è proseguito con l’incontro con alcuni rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese del Sud Sudan e con esponenti della società civile. La mattina del 23 dicembre, l’Arcivescovo ha invece presieduto una Messa nella Cattedrale di Juba – alla presenza del terzo Vice-Presidente, Taban Deng Gai-, durante la quale ha incoraggiato i fedeli a vivere il mistero del Natale, nella costante ricerca dell’unità, della carità e del perdono. Dopo la celebrazione, il prelato ha incontrato religiosi e religiose del Sud Sudan e ha visitato l’orfanotrofio St. Claire House for Children di Juba, a cui ha annunciato un dono da parte di Papa Francesco. 

Un popolo ottimista e di grande fede

A conclusione del viaggio, il Segretario per i Rapporti con gli Stati si è detto “ottimista” sull’Africa, nonostante le numerose sfide che il continente deve affrontare: dall’insicurezza alla povertà costante, fino alla devastazione provocata dalle inondazioni: “Riconosco i tanti problemi, ma penso che ci siano anche tanta energia e ottimismo. C’è un talento che porterà avanti il popolo africano, compreso il popolo del Sud Sudan”. Da qui, un pensiero per il Natale: “Questo è un Paese di grande fede, con una grande tradizione cristiana. E il Natale è un momento in cui Gesù Cristo, nella sua fragilità, viene tra noi. Dio sceglie l’umanità. C’è, dunque, un grande messaggio di speranza, un messaggio di perseveranza”.