Isabella Piro – Città del Vaticano
Sostituire la “cultura dello scarto” con una “cultura della cura”, così da “proteggere la dignità inerente a ogni persona e preservare la nostra casa comune”: questo, in sintesi, il suggerimento offerto da monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, al primo vertice in assoluto delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, che si è tenuto il 23 settembre a New York in modalità virtuale. Un’iniziativa “importante e tempestiva”, la definisce monsignor Gallagher, richiamando al “bisogno urgente di intensificare l’azione internazionale per la trasformazione dei sistemi alimentari e la lotta alla insicurezza alimentare e alla malnutrizione”. “L’accesso al cibo – afferma – è un diritto umano fondamentale ed è essenziale per una vita dignitosa. Il cibo per tutti è un dovere morale”.
Nel XXI secolo la fame è davvero vergognosa
Facendo, poi, eco alle parole di Papa Francesco, il presule sottolinea che “nel XXI secolo, la fame non è soltanto una tragedia per l’umanità, ma anche un vero motivo di vergogna”. Di qui, l’appello a passare dalle parole ai fatti, cioè “dalle dichiarazioni e dalla formulazione di strategie all’azione effettiva e urgente”. In pratica, si domanda monsignor Gallagher, come si fa a trasformare i sistemi alimentari mondiali per favorire lo sviluppo sostenibile, rigenerare i sistemi sociali dopo la pandemia da Covid-19, promuovere lo sviluppo integrale dell’umanità e proteggere l’integrità del pianeta? La risposta, spiega, si articola su sette principî fondamentali: aumento della resilienza; rafforzamento delle economie locali; miglioramento della nutrizione; riduzione dello spreco alimentare; offerta di regimi alimentari sani e accessibili a tutti; sostenibilità ambientale e rispetto delle culture locali.
Promuovere sviluppo umano integrale e perseguire bene comune
Dar da mangiare agli affamati, infatti – continua il rappresentante della Santa Sede – non basta: bisogna anche “fornire ai poveri e a quanti si trovano in situazioni di vulnerabilità le risorse necessarie per mantenere se stessi e le loro famiglie nel lungo termine”. E ciò significa, in sostanza, “offrire loro maggiori opportunità di utilizzo e di possesso della terra, risorse finanziarie e formazione”. Sistemi alimentari sostenibili e modelli di produzione e di consumo circolari sono, dunque, gli strumenti primari per “un’esistenza equa e giusta”, ribadisce monsignor Gallagher, ricordando anche che la scienza e la tecnologia avanzata sono essenziali in questo ambito, purché un simile approccio sia guidato “da principî etici volti a promuovere lo sviluppo umano integrale e a perseguire il bene comune”.
L’impegno della Santa Sede
Le dimensioni “umana, economica, ambientale e tecnologica” andranno, quindi, integrate nella visione dei sistemi alimentari: una visione che può divenire una realtà, conclude il segretario per i Rapporti con gli Stati, grazie all’aiuto della Santa Sede, “attraverso le numerose iniziative della Chiesa cattolica messe in atto in tutto il mondo”.
Le finalità del vertice
Guidato del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, il vertice sui sistemi alimentari si svolge durante la Settimana di alto livello dell’Assemblea generale dell’Onu. “Si tratta di un’opportunità storica – informa una nota – per dare a tutte le persone la possibilità di sfruttare il potere dei sistemi alimentari per guidare la nostra ripresa dalla pandemia di Covid-19 e rimetterci in pista per raggiungere tutti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030”. “Attraverso questo summit – si sottolinea – l’Onu riafferma il suo impegno a promuovere i diritti umani per tutti e ad assicurare che tutti, ovunque, abbiano l’opportunità di partecipare”.
Papa Francesco: estirpare l’ingiustizia della fame globale
Da ricordare che l’evento è stato preceduto da un pre-vertice, ospitato a Roma dal governo italiano nel mese di luglio: in quell’occasione, monsignor Gallagher si è fatto portavoce di un messaggio di Papa Francesco nel quale il Pontefice sottolinea che è dovere di tutti “estirpare l’ingiustizia” della fame globale attraverso politiche coraggiose. Di qui, l’invito a puntare su sistemi alimentari sostenibili e rispettosi dell’ambiente; sulla centralità del settore agricolo e rurale e sulla promozione della famiglia, all’interno della quale “si impara a godere dei frutti della Terra senza abusarne”.