Gallagher: i poveri abbiano accesso a energia sicura

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Premere l’interruttore e accendere la luce: il gesto quotidiano più banale non lo è per un mondo di persone. Sono 759 milioni gli individui che “vivono senza elettricità”. Un numero abnorme che fa riflettere su cosa possa essere la vita per questa gente costretta a pratiche quotidiane da medioevo. L’arcivescovo Richard Paul Gallagher, impegnato in questi giorni all’Onu, riferisce il dato intervenendo al Dialogo di alto livello dell’Onu sull’Energia. L’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 mira a eliminare povertà e fame ma questo, afferma il segretario per i Rapporti con gli Stati, deve andare di pari passo all’“assicurare che ogni famiglia e nucleo familiare abbia accesso sufficiente a energia abbordabile e affidabile”.
 

Pensare ai consumatori finali

L’accesso all’energia, osserva il presule, “dipende anche dall’abbordabilità e dalla determinazione dei prezzi. I poveri, anche quelli nelle periferie della società nei paesi sviluppati, spesso non possono permettersi l’energia necessaria per la vita quotidiana. Per questo sono essenziali una determinazione dei prezzi ragionevole, pratiche commerciali etiche e sussidi per i più poveri”. Dunque, si tratta, prosegue monsignor Gallagher, di “promuovere sistemi energetici e microgrid per i ‘consumatori finali’ a livello locale e fornire alle comunità strutture energetiche durature”. E accanto a questo, soggiunge, diventa “vitale” instillare “rispetto per le culture locali e assicurare che siano capaci di gestire e mantenere le proprie risorse energetiche, in linea con il principio di sussidiarietà”, in modo da evitare “dipendenze sfruttatrici da grandi reti energetiche e burocrazie”.

Impatto sproporzionato

Il segretario per i Rapporti con gli Stati sposta poi lo sguardo all’impatto che la produzione dell’energia ha sull’ambiente. L’estrazione, la trasformazione, il trasporto e il consumo di carburanti fossili e di energia, ribadisce, “sporca danneggiando aria, acqua, suolo, ecosistemi e clima”, “sconvolge il settore agricolo” e in sostanza spinge ampie fase umane all’emigrazione. E quasi per un perverso cortocircuito, “così come non è distribuito equamente l’accesso all’energia, non lo sono nemmeno – sottolinea –gli effetti negativi della produzione energetica. Il loro impatto sproporzionato sui poveri e sulle persone in situazioni di vulnerabilità porta, in alcune circostanze, a disordini sociali, effetti negativi sulla salute, conflitto e molte violazioni dei diritti umani”.

L’energia è per la civiltà, non il contrario

Monsignor Gallagher termina citando la Laudato si’ e invocando una “transizione energetica giusta” che, in quanto tale, “dovrebbe perseguire una produzione, una gestione e un consumo energetici più intelligenti, efficaci e pacifici, specialmente negli ambiti dove lo spreco di energia è più probabile”. La conclusione è affidata alle parole del Papa pronunciate nel 2018 durante l’incontro con i dirigenti del settore legato al petrolio, al gas e altre fonti energetiche: “La civiltà richiede energia, ma l’uso dell’energia non deve distruggere la civiltà!”.