G20 Lavoro, Marciante: servono modelli per diminuire il divario Nord-Sud

Vatican News

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

In una Catania blindata si apre oggi pomeriggio il G20 Lavoro, che riunisce fino a domani i ministri delle principali economie mondiali. Sarà il Monastero dei Benedettini ad ospitare diversi appuntamenti, sia sul Lavoro che sull’Istruzione. Tre i temi al centro della discussione sull’occupazione: dalle migliori condizioni di lavoro e parità di retribuzione per le donne, alla protezione sociale in un mondo del lavoro in continuo cambiamento, fino ai modelli di lavoro e processo produttivo nell’era digitale. La crisi attuale ha avuto numerose ripercussioni sul mondo del lavoro e le misure di contenimento messe in campo per contrastare la pandemia di Covid-19 hanno influito im particolare sui così detti lavori informali, che caratterizzano le primaria fonte di sostentamento per intere famiglie in molti Paesi in via di sviluppo. A cambiare i modelli di lavoro è anche il progresso tecnologico, con internet e intelligenza artificiale che intervengono nell’organizzazione delle imprese e dei processi produttivi. A Vatican News, monsignor Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e delegato della Conferenza Episcopale siciliana per i Problemi sociali e il Lavoro, Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato, parla di lavoro e Sud e di come la tecnologia possa, in ambito lavorativo, risolvere parzialmente il problema dell’emigrazione.

Ascolta l’intervista a monsignor Marciante

Monsignor Marciante come è cambiato il mondo del lavoro e come è mutato il lavoro negli ultimi tempi?

La pandemia ha certamente creato dei grandi, grandissimi, problemi, specialmente per chi non aveva un lavoro sicuro, ma un lavoro precario. Chi aveva un lavoro sicuro ha potuto usufruire dei sussidi messi a disposizione dallo Stato, ma chi non lo aveva e lavorava “in nero” certamente si è trovato addirittura ai limiti della fame. Questo è uno dei problemi seri. Da un altro lato però abbiamo dei risvolti positivi, cioè, la pandemia ha sviluppato un nuovo modo di lavorare, che già era cominciato prima, cioè lo smart working, che qui al Sud è diventato Sud working, il lavoro dal Sud, e ciò ha frenato in qualche modo l’emigrazione. Da qui abbiamo capito che lavoro ed emigrazione spesso camminano insieme: tanta gente per poter vivere deve lavorare e chi nel proprio Paese non ha un lavoro, non ha delle risorse, chiaramente emigra. Così come si emigra dal Sud Italia, penso che si emigri dal Sud del mondo, dall’Africa e da qualsiasi altro Paese, che si trovi in periferia, ai margini. Alcuni dei giovani, per esempio, qui al Sud hanno scoperto la possibilità di poter lavorare dal Sud per aziende che si trovano nel Nord Italia o nel Nord Europa.

Quando si parla di lavoro non si pensa solo a chi il lavoro ce l’ha e alle condizioni di lavoro, ma anche a chi il lavoro non riesce a trovarlo…

È proprio questo il problema. Anche in questo caso ho visto alcuni giovani – perché sono i giovani quelli che aguzzano un po’ più l’ingegno e cercano di superare questo momento di crisi – si sono inventati delle start-up che ad esempio mettono a disposizione dei servizi per aiutare chi vuole trasferirsi in un altro Paese a lavorare. Ecco, ci sono quelli che in qualche modo sperimentano attraverso il digitale la possibilità di lavorare dal Sud e quelli che con lo stesso digitale creano le condizioni affinché un giovane che cerca lavoro posso lavorare al Nord. Questo, possiamo dire, è quello che stiamo un po’ sperimentando sotto certi aspetti. Un altro aspetto che vorrei sottolineare è che abbiamo molta speranza in questa NextGenerationEu, in questi fondi messi a disposizione dell’Europa, per cui l’Italia ha fatto un Piano nazionale di resilienza e ci sono tutti temi scottanti in modo particolare per il Sud. Il tema, per esempio, delle infrastrutture, ambito nel quale bisogna superare un grosso divario tra Nord e Sud, perché l’Italia, per esempio, viaggia a due velocità anche dal punto di vista ferroviario, di strade, di strutture. Questo dei mezzi di comunicazione, secondo me, è un tema importante per tutti i Sud del mondo. Un altro tema è certamente il lavoro per le donne, che hanno bisogno non solo di esprimere se stesse attraverso il lavoro, ma di contribuire a sostenere la vita familiare e quindi ci vorrebbe un lavoro in qualche modo che tenga presente la situazione. Altra problematica inerente a questi fondi è l’inquinamento. I fondi servono per una transizione ecologica, che io penso sia necessaria a livello mondiale, ma questo significa cambiare il modello di sviluppo e allora io credo che il tema importante per un’assise come quella di oggi è proprio questo: quale modello di sviluppo per il futuro, per rispettare in modo particolare il Creato da una parte e dall’altra per diminuire sempre di più il divario tra Nord e Sud del mondo?

La dignità dei lavoratori è un tema che sta a cuore a Papa Francesco. Perché oggi è ancora un tema difficile da affrontare e da risolvere?

Il tema è difficile e lo è anche perché bisogna capire dove vengono allocate le ricchezze, chi detiene il mondo delle risorse, chi ha le risorse, come vengono gestite e come aumentano queste risorse, con quale tipo di modello economico. C’è un modello economico che può essere solidale, ma ce n’è anche uno che può essere individualista. Il modello individualista crea povertà, quello solidale distribuisce, invece, il lavoro, lo rispetta, segue le regole del rispetto della persona umana. Ci sono lavori anche umilianti, il Papa ne ha parlato ultimamente, bambini sfruttati nel mondo del lavoro. Ancora sussistono questi problemi, nonostante le grandi conquiste e le grandi tecnologie.