Il direttore del coro della Diocesi di Roma illustra il volumetto numero 14 della collana ‘Quaderni del Concilio’, voluta dal Dicastero per l’Evangelizzazione in vista del Giubileo 2025 su indicazione di Papa Francesco. “Il Vaticano II ha ribadito che il canto rappresenta un momento di preghiera comunitaria”
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
Sta riscuotendo un crescente interesse la collana ‘Quaderni del Concilio’ voluta dal Dicastero per l’Evangelizzazione su indicazione di Papa Francesco per riscoprire le quattro costituzioni conciliari in vista del Giubileo 2025. “Un’idea geniale”, afferma a Telepace il direttore del Coro della Diocesi di Roma, monsignor Marco Frisina, spiegando come l’iniziativa editoriale, pubblicata da Shalom editrice, stimoli a completare il cammino conciliare che fino ad ora è stato soltanto abbozzato nonostante siano passati sessanta anni.
La musica nella liturgia
“È stata una Pentecoste – prosegue – una scoperta ‘dilagante’ di tanti aspetti che non abbiamo avuto ancora modo di digerire”. L’auspicio è che tutti – pastori e fedeli – possano cogliere l’occasione offerta dal percorso sinodale e dall’avvicinamento dell’Anno Santo per una rilettura di questi documenti che affrontano questioni centrali per la vita della Chiesa. Tra questi c’è anche il ruolo della musica nella liturgia di cui monsignor Frisina si è occupato nel volume numero 14 della collana (intitolato appunto ‘La musica nella liturgia’).
La Sacrosantum Concilium
“Mi è stato chiesto di commentare il sesto capitolo della costituzione ‘Sacrosantum Concilium’”, precisa Frisina, ricordando che tutta la riforma della musica liturgica ha preso le mosse dall’espressione di san Pio X ‘la gloria di Dio e la santificazione dei fratelli’. Un’espressione tanto antica quanto sintetica che illustra in modo molto netto il ruolo della musica nella preghiera secondo il Concilio. “La Chiesa – osserva il maestro – è molto esigente a riguardo, sebbene questo spazio a volte venga lasciato all’improvvisazione; altre volte diventi più spettacolo che preghiera; e altre volte si trasformi in una sorta di vetrina”.
La musica costruisce ponti
La musica ha una straordinaria capacità di costruire ponti, nel solco di quella ‘Chiesa in uscita’ tante volte evocata dal Papa. Ma – seguendo le parole di Frisina – ciò che conta maggiormente in questa sede è capire che “serve ad aprire il cuore del fedele e ad indirizzarlo verso Dio in una preghiera comune”. Detto diversamente, alla base ci sono canoni specifici fondati sulla parola di Dio, sulla fede e sul concetto di partecipazione che è tipico del Concilio. Monsignor Frisina ripete che c’è una dimensione verticale e una orizzontale: “C’è una lode a Dio in cui si offre il meglio anche a livello di esecuzione, ma c’è anche il momento della santificazione dei fratelli, in cui incontriamo e preghiamo con gli altri compiendo un cammino comune”. Insomma, in Chiesa non si canta e non si suona ‘da soli’. E il libretto in questione ne sottolinea le ragioni offrendo implicitamente indicazioni preziose non solo ai fedeli, ma anche ai cronisti e agli operatori dei media impegnati durante le trasmissioni delle celebrazioni. “La musica sacra è parte integrante della liturgia”, conclude il maestro, citando un altro assunto conciliare sviluppato nel corso delle pagine.