Adriana Masotti – Città del Vaticano
Fratelli tutti è l’enciclica centrale del pontificato di Papa Francesco, riassume la sua visione del mondo e della Chiesa, su cui invita tutti a riflettere. Il titolo, inizialmente, aveva suscitato qualche polemica da parte di gruppi di donne, ma la lettura del testo chiarisce molto bene che nella parola “fratelli” sono inclusi donne e uomini. Insieme siamo interpellati da Francesco nella costruzione del futuro, ma lo sguardo femminile non è identico a quello maschile. Per questo l’Umofc, Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC/WUCWO) e la Consulta femminile del Pontificio Consiglio della Cultura (PCC), in collaborazione con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (PCDI), hanno promosso per domani, 3 marzo dalle ore 9 alle 11, una lettura dell’enciclica al femminile. L’evento ecumenico e interreligioso gode del patrocinio delle Ambasciate presso la Santa Sede di Argentina, Austria, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Perù e Timor est dove ambasciatori sono donne. C’è un passaggio della Fratelli tutti, il paragrafo 23, in cui Francesco sottolinea la marginalità vissuta ancora dalle donne: “L’organizzazione delle società in tutto il mondo – scrive il Papa – è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio.”.
I diversi contributi previsti nel webinar
Il webinar è il modo per celebrare quest’anno, da parte dell’UMOFC, la Giornata internazionale della donna, con gli interventi di donne leader delle comunità religiose musulmane, indù, buddiste, ebraiche, ecumeniche e cattoliche, il video messaggio della dottoressa Irina Bokova, membro dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, e i saluti del cardinale Gianfranco Ravasi, prefetto del dicastero per la cultura e del cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, prefetto del Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso. Prenderanno la parola Consuelo Corradi della Consulta femminile del dicastero; Shahrzad Houshmand, teologa musulmana, vice presidente della Consulta; Nadine Iarchy, presidente del Comitato interconfessionale e interculturale del Consiglio internazionale delle donne ebree; Sally Axworthy, ambasciatore britannico presso la Santa Sede; Isabel Phiri, vice segretaria generale del Consiglio Mondiale delle Chiese; Elena Seishin Viviani, dell’Unione Buddista Italiana e Svamini Hamsananda Ghiri dell’Unione Induista Italiana, che sottolinea come in tutti i loro testi sacri “il mondo intero non è che una grande famiglia’”.
Zervino: Fratelli tutti, un faro e un esame di coscienza
Al microfono di Vatican News è Maria Lia Zervino, presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, di origini argentine, a raccontarci come è nata l’idea di questa iniziativa:
R. – Dio ci ha creato uomini e donne ed è fondamentale, quindi, tener conto delle due visioni che sono entrambi arricchenti e da cui si può sempre imparare. Soltanto che non sempre la Chiesa cattolica approfitta delle donne, ancora manca tanto a ciò che il Papa intende fare cioè che le donne diano il proprio contributo nei posti dove possono collaborare nella presa delle decisioni, ma in questo webinar sarà diverso perché avremo con noi la presenza di due cardinali che ci accompagneranno, il cardinale Gianfranco Ravasi e il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot. Quindi questa doppia visione sarà presente.
Voi avete invitato a parlare nel webinar di domani, donne, non solo diverse per nazionalità e per lingua, ma anche per appartenenza a fedi, religioni o culture differenti. Che cosa vi aspettate da questo confronto?
R. – Il nostro è un cammino di dialogo tra donne leader delle diverse comunità che abbiamo cominciato più di 2 anni fa riguardo al documento sulla Fratellanza umana firmato dal Papa e dal Gran Imam nel 2019, poi siamo arrivate nel 2020 a una dichiarazione in comune sul tema: abbiamo trovato che ci sono punti in comuni per applicare la fratellanza umana in base agli orientamenti indicati dal Papa, da parte delle donne nel mondo. Quest’anno speriamo, invece, che questo percorso di dialogo ci permetta di fare un passo in più, prendendo alcuni impegni concreti, insomma di passare da una Dichiarazione ai fatti.
Può anticiparci qualcosa delle diverse riflessioni che verranno presentate?
R. – Certamente, per esempio sappiamo che nel messaggio della dottoressa Bokova, la rappresentante dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana, ci sarà un collegamento tra Fratelli tutti con l’ONU, le religioni e le donne, quindi sarà qualcosa di importante. Poi ci saranno tre interventi molto diversi sul ruolo delle donne nell’applicazione della Fratelli tutti da parte di tre membri della Consulta femminile del Pontificio Consiglio della Cultura, tra cui l’ambasciatrice britannica presso la Santa Sede, poi la vice segretaria generale del Consiglio Mondiale delle Chiese che ci comunicherà su come si può leggere l’enciclica dalla prospettiva sempre femminile pensando a tutte le cose che ci impediscono di vivere a fondo la nostra umanità. Ci sarà la prospettiva delle donne ebree, quella buddista con la vicepresidente dell’Unione buddista italiana che ritiene che il Santo Padre con Fratelli tutti riporta la centralità dell’educazione, e infine la voce della vicepresidente dell’Unione induista italiana secondo cui le donne porteranno il loro contributo con nuovo slancio a partire dal testo di Papa Francesco.
Le donne rappresentano la maggioranza e la spina dorsale della Chiesa, ma rappresentano la spina dorsale anche della società civile, delle comunità, della famiglia. Il loro contributo alla costruzione della fraternità universale è dunque molto importante. Qual è l’esperienza a questo riguardo, cioè all’impegno delle donne per il benessere delle loro comunità, di un organismo internazionale come il vostro che ha contatto con donne di tutti i continenti?
R. – E’ veramente un po’ difficile rispondere perché abbiamo 110 anni di esperienza, quindi prima dell’ONU siamo sempre in questo stesso cammino per far sì che le donne possano essere protagoniste non soltanto nell’evangelizzazione, ma anche nello sviluppo integrale di tutti, delle donne e degli uomini, perché noi ci sentiamo corresponsabili e siccome riuniamo circa 100 organizzazioni cattoliche in tutti i continenti, rappresentate sempre da una donna, abbiamo tanti problemi in mano e tante buone pratiche e quindi tra di noi cerchiamo di creare un po’ di sinergia per spingere a livello di base perché è lì poi che si gioca la partita nel quotidiano.
Quindi già esistono buone pratiche, progetti, iniziative…
R. – Sì, abbiamo per esempio progetti concreti per contrastare la tratta di esseri umani, altri che invece sostengono la spiritualità per rispondere alla vocazione per tutti alla santità, abbiamo un po’ di tutto. Tante iniziative per l’educazione della famiglia, per la difesa e la non discriminazione delle donne, ci sono parecchi lavori e progetti concreti.
Presidente Zervino, lei personalmente che cosa ha ricavato dall’enciclica del Papa? Ha trovato ispirazione per il suo impegno?
R. – Devo dire la verità, Fratelli tutti per me è un esame di coscienza quotidiano: mi sveglio e subito guardo che cosa è successo nel mondo di positivo e di negativo per le donne, per andare avanti con questo spirito di amicizia sociale e di fratellanza umana, per accogliere le proposte del Papa e per dare qualche risposta. Io mi sento responsabile di tutto quello che si soffre da parte delle donne a causa della schiavitù moderna, di tutti i tipi, quindi per me Fratelli tutti e come un faro in questo momento difficile che ci permette di crescere. Nel tormento attuale del coronavirus che è pieno di incertezze, per me c’è questo faro, la Fratelli tutti.