Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Una maggiore collegialità e, al contempo, una maggiore presenza del Papa, come vescovo di Roma, in ogni decisione pastorale, amministrativa ed economica di rilievo (dalle nomine ai regolamenti e i programmi pastorali) della diocesi di Roma, dove sarà sempre il Papa a presiedere il Consiglio Episcopale, “organo primo della Sinodalità”, e dove cessano o mutano le attività di alcuni uffici del Vicariato. Scompaiono incarichi come quello del prelato segretario generale, nascono nuovi organismi di vigilanza su finanze e abusi e si fissa a cinque anni il mandato del personale direttivo, prorogabile solo per un altro quinquennio. Tutte novità, queste, introdotte dalla In Ecclesiarum Communione, la nuova Costituzione apostolica pubblicata oggi che abroga la precedente Ecclesia in Urbe del 1988 di Giovanni Paolo II e riorganizza l’ordinamento del Vicariato, sottoposto lo scorso anno ad un audit interno su alcuni aspetti dell’amministrazione e delle procedure.
Roma e le difficoltà della gente
In vigore dal prossimo 31 gennaio 2023, la Costituzione si apre con un proemio in cui Francesco traccia una profonda riflessione sulla sua diocesi, Roma, di cui ricorda l’importanza dal punto di vista ecclesiale, ma anche le difficoltà della gente che la abita e le attività a favore delle fasce sociali più fragili. La seconda parte riporta, invece, l’elenco dei 45 articoli che mutuano buona parte di quelli della precedente Costituzione, introducendo tuttavia diversi aspetti di novità. A cominciare dalla figura del cardinale vicario, definito per la prima volta “ausiliare”, dal ruolo più preminente del Consiglio Episcopale o, più nel dettaglio, dal nome dei diversi Uffici (diventano tutti “Ufficio” e non, come finora in alcuni casi, “servizio” o “centro”).
Slancio evangelizzatore e sinodale
La riforma, che si inserisce idealmente nel solco della Praedicate Evangelium, ha un preciso obiettivo: ridare “slancio evangelizzatore e sinodale” al Vicariato di Roma, affinché, scrive Papa Francesco, possa essere “un luogo esemplare di comunione, dialogo e prossimità, accogliente e trasparente a servizio del rinnovamento e della crescita pastorale della Diocesi di Roma”.
“Collegialità episcopale e attiva partecipazione di ogni battezzato” sono l’orizzonte in cui il Papa inquadra la missione della sua Diocesi, per vincere “la tentazione pelagiana che tutto riduce all’ennesimo piano per cambiare strutture, ma radicandosi in Cristo e lasciandosi condurre dallo Spirito”. Il Pontefice nel testo ribadisce che “la Chiesa perde la sua credibilità quando viene riempita da ciò che non è essenziale alla sua missione o, peggio, quando i suoi membri, talvolta anche coloro che sono investiti di autorità ministeriale, sono motivo di scandalo con i loro comportamenti infedeli al Vangelo”. Francesco elenca infatti “alcuni dei più gravi e urgenti impegni” che sollecitano l’azione pastorale del Vicariato. Tra questi, la vigilanza sulla gestione economica “perché sia prudente e responsabile” e “condotta in coerenza con il fine che giustifica il possesso di beni da parte della Chiesa”.
Il cardinale vicario
Nel dettaglio dei 45 articoli della costituzione, il Papa si sofferma sulle figure apicali del Vicariato: il cardinale vicario, il vicegerente e i vescovi ausiliari. Tutti, scrive, “sono da me nominati a tempo indeterminato e cessano dall’ufficio con mio provvedimento”.
Il vicario – come già stabilito dalla Ecclesia in Urbe – continua ad esercitare “il ministero episcopale di magistero, santificazione e governo pastorale per la Diocesi di Roma con potestà ordinaria vicaria” nei termini stabiliti dal Papa. È anche “giudice ordinario della Diocesi di Roma”. “L’esteso impegno che richiede il governo della Chiesa universale mi rende necessario un aiuto nella cura della Diocesi di Roma. Per questo motivo nomino un cardinale come mio ausiliare e vicario generale”. “Il cardinale vicario – scrive ancora il Papa – provvederà a informarmi periodicamente e ogniqualvolta lo riterrà necessario circa l’attività pastorale e la vita della Diocesi. In particolare, non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza aver prima a me riferito”.
Rafforzato il ruolo del Consiglio Episcopale
Nella In Ecclesiarum Communione si rafforza il ruolo del Consiglio Episcopale, che diventa “organo primo della Sinodalità” e “luogo apicale del discernimento e delle decisioni pastorali e amministrative”. Sarà il Papa a presiederlo quando si riunirà almeno tre volte al mese: “Mi deve essere inviato quanto prima l’ordine del giorno di ogni riunione”, stabilisce Francesco. Allo stesso modo, “delle riunioni del Consiglio Episcopale viene redatto un verbale dal vescovo ausiliare con funzione di segretario, designato all’inizio del Consiglio, che mi deve essere inviato, e da conservare in apposita sezione dell’Archivio generale diocesano”.
“Il cardinale vicario – afferma ancora il Papa – nella sua funzione di coordinamento della pastorale diocesana agisce sempre in comunione con il Consiglio Episcopale, per cui si discosti dal suo parere concorde solo dopo aver valutato la questione con me”. Sempre il Consiglio Episcopale dovrà esprimere il suo consenso alla nomina di cappellani, rettori delle chiese e responsabili dei servizi pastorali. Spetta ad esso inoltre l’elaborazione e la verifica del programma pastorale diocesano, nonché la formulazione delle linee direttive dell’azione pastorale, che però, scrive il Papa, “debbono essere approvate dal cardinale vicario e da me ratificate”.
Il Consiglio Diocesano per gli Affari Economici
Deve essere approvato dal Papa anche il regolamento che regge il Consiglio Diocesano per gli Affari Economici, organo che coadiuva il Pontefice nell’ambito dell’amministrazione economica della Diocesi, indicando anche “criteri di trasparenza nella gestione dei fondi”. “È suo compito tradurre le indicazioni di natura pastorale in concrete disposizioni economiche e finanziarie. Predispone ogni anno il preventivo della gestione economica della Diocesi di Roma, e approvare il rendiconto consuntivo delle entrate e delle uscite da sottoporre alla mia approvazione definitiva”.
Una Commissione indipendente di vigilanza
Sulla stessa scia, presso il Vicariato di Roma viene istituita come organo di controllo interno, una Commissione Indipendente di Vigilanza con un proprio Regolamento approvato dal Papa, composta da sei membri, nominati sempre dal Papa, “di attestata competenza legale, civile e canonica, finanziaria e amministrativa, al di fuori di possibili conflitti di interesse, per la durata di un triennio”. Una volta l’anno deve relazionare al Pontefice dopo essersi riunita a cadenza mensile e “aver verificato l’andamento amministrativo, economico e di lavoro del Vicariato”.
Il vicegerente
Con la nuova Costituzione cambia il ruolo del vicegerente che il Papa oggi, contestualmente al documento, ha nominato nella persona del vescovo ausiliare Baldassare Reina. In base al nuovo ordinamento, il vicegerente di fatto assorbe i compiti del “prelato segretario”, normati nell’articolo 18 della precedente Costituzione, la cui figura non compare mai nel nuovo documento. Il vicegerente – si legge – “coadiuva il cardinale vicario”, “coordina l’amministrazione interna della Curia diocesana”, “dirige gli uffici che compongono il Servizio della Segreteria Generale del Vicariato”. Egli ha anche “il compito di moderare gli Uffici del Vicariato nell’esercizio delle loro funzioni” e “curare che i dipendenti del Vicariato svolgano fedelmente i compiti loro affidati”. Sempre al vicegerente, nel Decreto citato, il Papa assegna la funzione di preposto del Palazzo Apostolico Lateranense e il compito di “verificare e sottopormi gli eventuali nuovi statuti e i regolamenti” di Opera Romana Pellegrinaggi, Caritas, Opera Romana Preservazione della Fede, Fondazioni, Confraternite, Arciconfraternite ed Enti collegati al Vicariato.
Vescovi ausiliari
Quanto ai sette vescovi ausiliari, è stato pubblicato sempre oggi un Decreto per l’assegnazione dei settori, degli ambiti e servizi pastorali. Nella Costituzione, il Papa scrive: “Sono miei vicari episcopali e hanno potestà ordinaria vicaria nel Settore territoriale per cui sono stati da me nominati”. Nei quattro settori “prendono le opportune decisioni pastorali e amministrative riguardo al proprio territorio con attento discernimento e, dopo aver sentito il parere degli altri membri del Consiglio Episcopale, in accordo con il cardinale vicario, compiono gli atti amministrativi di loro competenza”.
Nomina dei parroci e ordinazioni
Nuove regole – e molto dettagliate – anche per la procedura di scelta dei nuovi parroci, dei quali “debbono essere valutate anche le caratteristiche spirituali, psicologiche, intellettuali, pastorali e l’esperienza compiuta nell’eventuale precedente servizio”. Nel caso dei candidati più giovani, si dovrà “raccogliere il parere dei formatori” e “dei vescovi che ne conoscono la personalità e le esperienze pregresse”. “Il cardinale vicario, compiuto l’iter – stabilisce il Papa – mi sottopone per l’eventuale nomina i candidati all’ufficio di parroco, e nomina i viceparroci”. Sempre al Papa il vicario, in vista di ordinazioni diaconali e presbiterali, dovrà sottoporre il profilo dei “candidati per l’eventuale ammissione agli Ordini sacri, ottenuto il consenso del Consiglio Episcopale”.
Organigramma
Infine, nell’organigramma generale, si aggiungono nuovi uffici (ad esempio, quello di Pastorale carceraria), scompare il Tribunale d’appello (“Le cause che erano devolute al Tribunale di Appello del Vicariato di Roma sono trattate e decise dal Tribunale della Rota Romana”, si legge) e nasce il Servizio per la tutela di minori e persone vulnerabili, che riferisce al Consiglio Episcopale tramite il vescovo ausiliare nominato dal Papa.