Chiesa Cattolica – Italiana

Francesco: non restiamo indifferenti davanti alle stragi del mare

In un tweet la preghiera e il dolore del Papa per la nuova tragedia di migranti nel Canale di Sicilia, dove 41 migranti sono morti dopo il ribaltamento di un barchino su cui erano stipati da cinque giorni, solo 4 i superstiti

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Un nuovo appello a combattere l’indifferenza ed evitare il rischio di un “naufragio di civiltà” di fronte all’ennesima strage del mare. Francesco lo affida ad un tweet dal suo account @Pontifex. “Ho appreso con dolore la notizia di un nuovo naufragio di migranti nel Mediterraneo. Non rimaniamo indifferenti davanti a queste tragedie e preghiamo per le vittime e i loro familiari”, scrive il Papa a proposito della tragedia consumatasi ieri nel canale di Sicilia dove 41 migranti sono morti a seguito del ribaltamento di un barchino su cui erano a bordo da cinque giorni, salpato da Sfax in Tunisia.

Il racconto dei sopravvissuti

I momenti di disperazione vissuti dalle vittime sono stati raccontati dai quattro sopravvissuti, tre uomini e una donna, originari di Costa d’Avorio e Guinea Konakry, messi in salvo dalla motonave Rimona che li ha trasbordati sulla motovedetta Cp327 della Guardia costiera. I superstiti, sbarcati a Lampedusa, raccontano di essere partiti in 45 dalle coste tunisine, stipati su un guscio di metallo di 7 metri. A bordo c’erano anche 3 bambini. Una grande onda ha capovolto il natante e a nulla sono serviti anche i salvagente indossati da sole 15 persone.

Fonti informate citate da LaPresse denunciano il mancato intervento da parte della Guardia costiera libica. L’imbarcazione aveva perso la rotta. È stata individuata ieri da un velivolo dell’Agenzia europea Frontex. Quindi la Guardia costiera a Roma ha predisposto l’intervento di emergenza. Al momento sono 1.458 i migranti ospiti dell’hotspot di Lampedusa. La Prefettura di Agrigento e la polizia hanno cercato, negli ultimi giorni, di alleggerire le presenze perché si era consapevoli del fatto che non appena le condizioni del mare sarebbero migliorate, le traversate sarebbero riprese in maniera massiccia. Nella giornata odierna saranno 600 i migranti che lasceranno l’isola. Ieri il trasferimento dalla struttura di primissima accoglienza aveva invece riguardato 1100 persone.

Oltre 2 mila morti nel 2023

Secondo Save the Children, l’organizzazione internazionale che opera per salvare i bambini e le bambine in condizioni di rischio, potrebbero essere oltre 2.000 le persone morte o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo dall’inizio del 2023. Numeri che rischiano di far diventare l’anno in corso come il peggiore in termini di vittime dal 2016. Dal naufragio di Cutro a quello al largo della Grecia, fino alle ripetute tragedie al largo di Lampedusa.

Francesco: no alla globalizzazione dell’indifferenza

Papa Francesco non ha mai cessato di levare la propria voce in difesa delle troppe persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e povertà. Lo scorso 26 febbraio, il giorno stesso in cui oltre 70 migranti a bordo di un barcone proveniente dalla Turchia, sono morti al largo delle coste di Steccato di Cutro, il Vescovo di Roma aveva espresso profondo dolore durante l’Angelus per poi tornare, a una settimana di distanza, sempre dalla finestra del palazzo apostolico a implorare: “I viaggi della speranza non si trasformino più in viaggi della morte. Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali tragici incidenti”. Invitando a pregare per le troppe vittime del mare il Pontefice aveva anche chiesto di non cedere alla tentazione dell’abitudine, alla “globalizzazione dell’indifferenza” più volte denunciata: “Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere”.

Saper piangere la morte innocente

Pochi giorni dopo la strage un frammento di legno del barcone di Cutro è stato donato da alcuni sacerdoti della diocesi di Crotone al Pontefice che all’inizio del suo ministero, l’8 luglio 2013, si recò a Lampedusa, teatro di una strage di oltre 300 uomini morti in mare. Nel decennale di quella visita, un mese fa il Papa ha scritto una lettera all’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano: “Siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti”, si legge: “È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l’altro”. “La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti”. Nella missiva Francesco ha invocato ancora un cambiamento di atteggiamento: “Il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. È un fratello che come me è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione”.

No a paure e logiche di parte

A dieci anni di distanza da una visita rimasta impressa nella memoria, gli abitanti di Lampedusa hanno ancora una volta ricevuto il grazie del Papa insieme al monito “a non restare imprigionati nella paura o nelle logiche di parte”, e all’incoraggiamento ad essere “cristiani capaci di fecondare con la ricchezza spirituale del Vangelo” un “Isola, posta nel cuore del Mare Nostrum, affinché ritorni a splendere nella sua originaria bellezza”.

L’appello del Santo Padre a “fare tutto il possibile per prevenire simili tragedie” è risuonato anche dopo il gravissimo naufragio, probabilmente il più grave degli ultimi anni, le cui dinamiche restano ancora da chiarire, avvenuto a largo di Pylos, nel Peloponneso, nella notte tra il 14 e il 15 giugno scorsi quando un peschereccio partito dalle coste libiche con 750 persone a bordo si è inabissato provocando circa 600 tra morti e dispersi.

Fermare il naufragio di civiltà

“Guardiamo i volti dei bambini”, aveva detto Francesco anche a Lesbo nel 2021: “Non scappiamo via frettolosamente dalle crude immagini dei loro piccoli corpi stesi inerti sulle spiagge. Fermiamo questo naufragio di civiltà!” Parole che richiamano quelle pronunciate a Malta nel 2022: “Per salvarci dal naufragio che rischia di far affondare la nave della nostra civiltà dobbiamo comportarci con umanità, guardando le persone non come dei numeri, ma per quello che sono: fratelli e sorelle”.

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