Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Interessarsi alla vita dei propri collaboratori di “tutti i livelli”, conoscendone e riconoscendone difficoltà, inquietudini, speranze e progetti. Cercare di avere sempre il “bene comune” come priorità nelle proprie scelte e azioni di dirigenti, anche quando questo si scontra con gli “obblighi imposti dai sistemi economici e finanziari”. Papa Francesco parla al cuore e alla coscienza degli imprenditori, ai quali domanda di svolgere il proprio ruolo di leadership “secondo il cuore di Dio”, cioè con lo sguardo fisso alla realtà e non dimenticando che all’esercizio dell’autorità corrisponde il servizio. L’occasione è l’udienza di questa mattina nel Palazzo apostolico a un gruppo di dirigenti d’impresa provenienti dalla Francia, riuniti a Roma per un pellegrinaggio guidato dal vescovo di Fréjus-Toulon, Dominique Rey, sul tema del bene comune. Francesco li riceve in Sala Clementina chiedendo anzitutto scusa per il ritardo: “Gli appuntamenti sono ritardati e così alla fine succede questo. Mi scuso”.
Il bene comune e gli “obblighi” dei sistemi finanziari
Il pellegrinaggio a Roma è un segnale “bello e coraggioso”, osserva il Papa, perché è la dimostrazione che nel mondo attuale spesso segnato da “individualismo”, “indifferenza, “emarginazione delle persone più vulnerabili”, alcuni dirigenti “abbiano a cuore il servizio di tutti e non solo di interessi privati o di circoli ristretti”. Indubbiamente, annota Francesco, questo rappresenta “una sfida”, nonché “un motivo di preoccupazione” nel quadro delle responsabilità professionali.
Il bene comune è certamente un elemento determinante del vostro discernimento e delle vostre scelte di dirigenti, ma deve fare i conti con gli obblighi imposti dai sistemi economici e finanziari attualmente in atto, che spesso si prendono gioco dei principi evangelici della giustizia sociale e della carità.
Lo choc della realtà
“Immagino – dice Francesco – che, a volte, il vostro incarico vi pesi, che la vostra coscienza entri in conflitto quando l’ideale di giustizia e di bene comune che voi immaginereste di raggiungere non ha potuto realizzarsi, e che la dura realtà si presenti a voi come una mancanza, uno scacco, un rimorso, uno choc”.
È importante superare questo passaggio e “viverlo nella fede, per poter perseverare e non scoraggiarvi”. Alla stregua di Maria che, davanti allo “scandalo” di una mangiatoia povera ed umida, non si è scoraggiata né ribellata, il Papa esorta gli impresari francesi a “custodire” che, nel concreto, significa “accogliere, malgrado l’oscurità e nell’umiltà, le cose difficili da accettare che non abbiamo voluto, che non abbiamo potuto impedire”. Significa anche “non cercare di camuffare o ‘truccare’ la vita, di sfuggire alle proprie responsabilità”. E significa “meditare” nella preghiera, per poi “unificare le cose belle e quelle brutte di cui è fatta la vita, coglierne meglio l’intreccio e il senso nella prospettiva di Dio”.
Con “l’odore delle pecore”
In quest’ottica, il Pontefice propone quindi un secondo binomio, “autorità e servizio”, seguendo il modello di Gesù “che sa andare davanti al gregge per indicare la via, sa stare in mezzo al gregge per vedere quello che vi accade, e sa anche stare dietro, per assicurarsi che nessuno perda contatto”. Torna il noto invito rivolto a preti e vescovi all’inizio pontificato: avere “l’odore delle pecore”, cioè “immergersi nella realtà di quanti sono loro affidati, conoscerli, farsi prossimi ad essi”. Lo stesso consiglio vale per chi è a capo di una impresa o un’azienda:
Vi incoraggio a essere vicini a coloro che collaborano con voi a tutti i livelli: a interessarvi alla loro vita, a rendervi conto delle loro difficoltà, delle sofferenze, delle inquietudini, ma anche delle loro gioie, dei progetti, delle speranze.
Ogni parte del corpo importante
“Esercitare l’autorità come un servizio richiede di condividerla”, rimarca il Papa. “Siete invitati a mettere in atto la sussidiarietà con la quale si valorizza l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi”, perché tutte le parti di un corpo sono necessarie, anche quelle che appaiono “più deboli e meno importanti”. Così, “il dirigente cristiano è chiamato a considerare con attenzione il posto assegnato a tutte le persone della sua azienda, comprese quelle le cui mansioni potrebbero sembrare di minore importanza”.
Anche se l’esercizio dell’autorità richiede di prendere decisioni coraggiose e a volte in prima persona, la sussidiarietà permette a ciascuno di dare il meglio di sé, di sentirsi partecipe, di portare la propria parte di responsabilità e di contribuire così al bene dell’insieme.
Da qui, l’incoraggiamento a “tenere lo sguardo fisso su Gesù Cristo” con “l’offerta del lavoro quotidiano” e a non esitare ad “invocare lo Spirito Santo perché guidi le vostre scelte”.