Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
Ripensare l’approccio tradizionale all’area del Mediterraneo e cercare risposte nuove e condivise alle importanti sfide che essa pone. Su questo tema ha preso il via oggi a Roma la VII Conferenza Rome MED Dialogues, promossa annualmente dal Ministero italiano per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Francesco – impegnato in questi giorni nel Viaggio apostolico a Cipro e in Grecia – fa giungere il suo saluto in un messaggio in cui guarda al Mare nostrum, toccando i temi che lo coinvolgono di più oggi, la globalizzazione, le migrazioni e il ruolo della Chiesa. Forte risuona il suo auspicio – “nessuno dev’essere lasciato solo” – e diretto il riferimento alla visione che di quel mare aveva Giorgio La Pira, sindaco di Firenze dal 1951 al 1965 e instancabile costruttore di pace e carità cristiana, ovvero “un grande lago di Tiberiade”.
Chiamati a convivere: l’impegno di politica e diplomazia
Il grande spazio del Mare nostrum è – scrive Francesco – ancora oggi “un luogo di frontiera, e quindi di incontro, di tre continenti, che non solo ne sono bagnati, ma che in esso si toccano l’un l’altro e sono quindi chiamati a convivere”. E il Mediterraneo in questo è specchio di tutto il Pianeta, “casa comune” in cui nessuno può essere indipendente. Lo stesso concetto di indipendenza muta “pericolosamente”, avverte il Papa: da autonomia, da ingerenze e occupazioni come è stato inteso nel passato, è oggi legato ai concetti di “indifferenza” e “disinteresse” verso le sorti degli altri popoli. E a contrastare questa realtà il Papa richiama, oggi più che mai, politica e diplomazia perchè appunto “facciano tutto il possibile per impedire che il processo di globalizzazione degeneri nella globalizzazione dell’indifferenza.
Tutte le risorse e tutte le potenzialità di questo mare necessitano di un approccio nuovo, non individuale ed egoistico, ma congiunto e condiviso tra i Paesi che su di esso si affacciano, e anche tra quelli che non confinano con esso ma che dalle politiche mediterranee sono interessati a diversi effetti. Un approccio capace di distendere i molteplici conflitti regionali che si sviluppano sulla superficie, nei fondali e ai bordi del mare, e che dal mare si estendono nei continenti.