Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Vi incoraggio a proseguire con entusiasmo, nonostante la presenza nel tessuto sociale – e anche ecclesiale – di qualche zona d’ombra in cui si fatica a percepire la chiara presa di distanza da vecchi modi di agire, errati e perfino immorali. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Salutare vergogna per un cambiamento
Ricevendo in Vaticano i partecipanti all’incontro promosso dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale, in occasione del trentennale dell’istituzione della Direzione Investigativa Antimafia, Papa Francesco esprime sostegno e apprezzamento per un lavoro delicato e rischioso di contrasto alle mafie; quindi, laddove ci siano state opacità e connivenze, invoca una “salutare vergogna” senza la quale “il cambiamento non è possibile e la collaborazione reciproca per il bene comune rimane una chimera”.
“Case” di giustizia e fraternità
Convivenza fraterna e amicizia sociale sono possibili, spiega il Pontefice, là dove ci sono case che attuino il patto tra le generazioni “conservando sinodalmente le ‘sane radici’ di chi ha creduto e crede nella bellezza dello stare insieme, nel dialogo, nella gentilezza e nel sostegno alla giustizia per tutti”. Case e famiglie vivificate dal fermento dell’uguaglianza, della giustizia e della fraternità. Queste case, osserva il Vescovo di Roma, “fanno da anticorpi miti e forti” contro interessi di parte, corruzione, avidità e violenza che sono il DNA della mafia.
Una luce contro la paura
Le mafie vincono quando la paura si impadronisce della vita, ragion per cui si impadroniscono della mente e del cuore, spogliando dall’interno le persone della loro dignità e della loro libertà. Voi che siete qui, vi adoperate affinché la paura non possa vincere: siete quindi un sostegno al cambiamento, uno spiraglio di luce in mezzo alle tenebre, una testimonianza di libertà. Vi incoraggio a proseguire in tale cammino: siate forti e portate speranza, soprattutto tra i più deboli.
Accanto agli ultimi
Se mancano sicurezza e legalità, aggiunge Francesco, le prime vittime sono i più fragili, gli ultimi:
Tutti costoro sono i moderni schiavi su cui le economie mafiose si costruiscono; sono gli scarti di cui hanno bisogno per inquinare la vita sociale e lo stesso ambiente. Vi esorto quindi a farvi prossimo a tutte queste persone, vittime della prepotenza, cercando di prevenire e di contrastare il crimine.
Resistere al colonialismo culturale mafioso
Da qui l’appello ad “opporre resistenza al colonialismo culturale mafioso, mediante la ricerca, lo studio e le attività formative”.
Anche, il pensiero mafioso entra come facendo una colonizzazione culturale, al punto che diventare mafioso è parte della cultura già, è come la strada che si deve fare. No! Questo non va. Questa è una strada di schiavitù. Il vostro lavoro è tanto grande per evitare questo: grazie!
“Progresso civile, sociale e ambientale – conclude il Pontefice – scaturiscono non dalla corruzione e dal privilegio, ma dalla giustizia, dalla libertà, dall’onestà e dalla solidarietà”.