Michele Raviart – Città del Vaticano
“La fraternità tra tutti è la condizione perché anche lo sviluppo tecnologico sia al servizio della giustizia e della pace ovunque nel mondo”. A ricordarlo è Papa Francesco, che questa mattina ha ricevuto in udienza i firmatari della “Rome Call for A.I. Ethics”, il documento nato in seno alla Pontificia Accademia per la Vita e curato dalla Fondazione RenAIssance sull’”algoretica”, cioè “la riflessione etica sull’uso degli algoritmi” e “un’etica condivisa riguardo alle grandi sfide che si aprono nell’orizzonte dell’intelligenza artificiale”.
Una concordia esemplare per il bene comune
Dopo la firma del documento nel 2020 le parti si sono riunite oggi in Vaticano per l’evento”AI Ethics: An Abrahamic commitment to the Rome Call”, che vede il coinvolgimento di colossi della tecnologia come Microsoft e Ibm e di delegazioni ebraiche e islamiche, ispirate anche dalle parole dell’enciclica Fratelli tutti. Una concordia “esemplare”, spiega il Papa, per promuovere una cultura che ponga l’intelligenza artificiale “al servizio del bene comune di tutti e della custodia della casa comune”.
Dibattito pubblico e soluzione tecniche
L’obiettivo, infatti, è quello di coinvolgere le altre grandi religioni mondiali e gli uomini di buona volontà affinché l’algoretica sia sempre più presente nel dibattito pubblico e nello sviluppo di soluzioni tecniche. “Siamo tutti consapevoli di quanto l’intelligenza artificiale sia sempre più presente in ogni aspetto della vita quotidiana sia personale che sociale”, sottolinea Francesco. “Essa incide sul nostro modo di comprendere il mondo e noi stessi” e “le innovazioni in questo campo fanno sì che tali strumenti siano sempre più decisivi nell’attività e perfino nelle decisioni umane”.
Per una tecnologia non discriminatoria
Per questo, ribadisce il Papa, ogni persona, “deve poter godere di uno sviluppo umano e solidale, senza che nessuno sia escluso. Si tratta pertanto di vigilare e di operare affinché non attecchisca l’uso discriminatorio di questi strumenti a spese dei più fragili e degli esclusi. Ricordiamoci sempre che il modo con cui trattiamo l’ultimo e il meno considerato tra i nostri fratelli e sorelle dice il valore che riconosciamo all’essere umano”. L’esempio di Francesco è quello che riguarda le domande dei richiedenti asilo, “non è accettabile che la decisione sulla vita e il destino di un essere umano vanga affidata ad un algoritmo”.
La promozione di un’antropologia digitale
La Rome Call, conclude Francesco, può essere “un utile strumento per un dialogo comune tra tutti, al fine di favorire uno sviluppo umano delle nuove tecnologie”, perché i diritti umani costituiscono un importante punto di convergenza per la ricerca di un terreno comune. In questo senso le adesioni in continuo aumento al documento “sono un passo significativo per promuovere un’antropologia digitale, con tre coordinate fondamentali: l’etica, l’educazione e il diritto”.