Francesco: la Terra ha la febbre, ascoltiamo con il cuore il suo grido

Vatican News

Nel videomessaggio con le intenzioni di preghiera per il mese di settembre, periodo che si incrocia con il Tempo del Creato, il Papa invita ciascuno a impegnarsi in prima persona a custodire il pianeta. Affrontare le crisi ambientali causate dall’uomo “richiede risposte non solo ecologiche, ma anche sociali, economiche e politiche”

Antonella Palermo – Città del Vaticano

La terra ha la febbre. L’evocazione della condizione di un vero e proprio malato è quella a cui il Papa fa ricorso per sensibilizzare su un tema diventato pilastro del suo Magistero: la custodia del pianeta. Un’azione che deve vedere ciascuno impegnato “in prima persona”.

La Terra ha la febbre

Nel videomessaggio con le intenzioni di preghiera del mese di settembre, pubblicato oggi 30 agosto, la voce di Francesco si incastra con le immagini uragani, siccità, incendi, maremoti: persone in fuga dalle catastrofi ambientali, migranti ambientali, c’è un bambino che cammina sulle crepe profonde del terreno in cerca di un poco d’acqua. Con le intenzioni di preghiera, Papa Francesco scandisce un forte appello chiedendosi innanzitutto, di fronte alle evidenze, se l’umanità non sia diventata sorda, anestetizzata.

Se misuriamo la temperatura del pianeta, ci dirà che la Terra ha la febbre. E si sente male, come qualsiasi malato. Ma noi ascoltiamo questo dolore? Ascoltiamo il dolore dei milioni di vittime dei disastri ambientali? Coloro che soffrono maggiormente le conseguenze di questi disastri sono i poveri, coloro che sono costretti a lasciare la propria casa a causa di inondazioni, ondate di calore o siccità.

Servono risposte integrate

È sempre alla salute “integrale” dell’essere umano che guarda il Papa, a cui devono necessariamente corrispondere risposte altrettanto integrate, multidisciplinari, che tengano conto, cioè, degli ambiti incrociati in cui si esercita ed esprime il nostro agire, le nostre scelte. Perché tutto è interconnesso, ama ripetere il Pontefice che, quindi, sottolinea.

Affrontare le crisi ambientali causate dall’uomo, come la crisi climatica, l’inquinamento o la perdita di biodiversità, richiede risposte non solo ecologiche, ma anche sociali, economiche e politiche. Dobbiamo impegnarci nella lotta contro la povertà e nella protezione della natura, cambiando le nostre abitudini personali e quelle della nostra comunità.

Tempo del Creato

L’appello risuona alla vigilia della Giornata mondiale di Preghiera per la Cura del Creato (1° settembre) – che quest’anno ha come tema “Spera e agisci con il creato” – la quale, a sua volta, inaugura il Tempo del Creato (fino al 4 ottobre), iniziativa promossa dal Dicastero per lo Sviluppo umano Integrale, in cui la Chiesa si mobilita tradizionalmente per riflettere sulla cura della casa comune. Numerosi sono, del resto, i campanelli di allarme: si stima per esempre che, entro il 2050, il cambiamento climatico incontrollato costringerà oltre 200 milioni di persone a migrare all’interno dei propri Paesi e spingerà 130 milioni di persone nella povertà. 

Fornos: tanti interessi ci accecano, risvegliamoci

Padre Frédéric Fornos S.J., direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, rete che realizza questi videomessaggi, invita a rammentare i drammi vissuti in molti Paesi negli ultimi due anni: dagli immensi incendi boschivi in Canada a quelli altrettanti devastanti in Australia; dalle inondazioni catastrofiche in Pakistan, che hanno sommerso un terzo del Paese, alle alluvioni improvvise in Germania e in Belgio; dalla grave siccità in Amazzonia, che minaccia l’unicità della biodiversità di questa regione, alle calore estremo registrato in India. La pandemia, chiosa il gesuita, avrebbe potuto essere un tempo per riorientare la nostra società, ma “tanti interessi ci accecano”. Risvegliamoci.