Chiesa Cattolica – Italiana

Francesco: la tecnologia non sfiguri l’essenza profonda dell’uomo

Il Papa riceve i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, riunita da oggi a mercoledì prossimo per riflettere su un modello antropologico che armonizzi la diversità delle discipline evitando “l’egemonia tecnocratica”

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Nell’era dell’intelligenza artificiale, in cui serpeggia il timore che gli algoritmi diventino un metro di misura pervasivo delle cose umane, c’è bisogno di ricomprendere il rapporto tra uomo e macchina. E per farlo è fondamentale capire “ciò che qualifica l’essere umano”, la sua natura più profonda. È la considerazione di fondo da cui scaturisce la riflessione della Pontificia Accademia per la Vita, che da oggi a mercoledì, si interroga in assemblea generale sul tema “Human. Meanings and Challenges”. Ed è la stessa considerazione da cui parte il Papa nel discorso rivolto questa mattina, 12 febbraio, ai partecipanti alla plenaria.

Il Papa con monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita

Dentro un orizzonte più ampio

Per prima cosa Francesco definisce non “plausibile” distinguere tra “processi naturali e processi artificiali”, dove i primi sono i soli “autenticamente umani” mentre i secondi sono “estranei o addirittura contrari all’umano”.

Quello che occorre fare, piuttosto, è inscrivere i saperi scientifici e tecnologici all’interno di un più ampio orizzonte di significato, scongiurando così l’egemonia tecnocratica.

Questa deriva – cioè la pretesa, dice, di “riprodurre l’essere umano con i mezzi e la logica della tecnica” la si può notare fin nel racconto biblico e antichissimo della Torre di Babele. Il Papa lo sfronda dal solito e frettoloso luogo comune per cui si trattò di una “punizione distruttiva”. Al contrario, spiega, l’intervento di Dio in quella circostanza fu una “benedizione propositiva.

Esso, infatti, manifesta il tentativo di correggere la deriva verso un “pensiero unico” attraverso la molteplicità delle lingue. Gli esseri umani vengono così messi di fronte al limite e alla vulnerabilità e richiamati al rispetto dell’alterità e alla cura reciproca.

Il saluto dei partecipanti all’udienza a Papa Francesco

Creatività “responsabile”

Esiste, osserva Francesco, negli uomini ipertecnologici di oggi, che costruiscono “macchine parlanti”, la “tentazione insidiosa” di “sentirsi protagonisti di un atto creatore” simile a quello divino e dunque, afferma, ci viene “chiesto di discernere come la creatività dell’uomo affidato a sé stesso possa esercitarsi in modo responsabile”. Per questo è necessario, prosegue, ”sviluppare una cultura che, integrando le risorse della scienza e della tecnica, sia capace di riconoscere e promuovere l’umano nella sua specificità irripetibile”.

Affrancarsi dall'”indietrismo”

Due, evidenzia il Papa, sono le modalità per procedere in questo “compito culturale”. La prima si basa sullo “scambio transdisciplinare”, un “laboratorio culturale” fatto di “un reciproco scambio” che rielabori le conoscenze e superi, indica, “la giustapposizione dei saperi” attraverso “il vicendevole ascolto e la riflessione critica”. La seconda modalità è evidente, riconosce Francesco, nel “procedere sinodale” della Pontificia Accademia.

Si tratta di uno stile di ricerca esigente, perché comporta attenzione e libertà di spirito, apertura a inoltrarsi su sentieri inesplorati e sconosciuti, affrancandosi da ogni sterile “indietrismo”.

In questa linea, conclude il Papa “il cristianesimo ha sempre offerto contributi di rilievo, riprendendo da ogni cultura in cui si è inserito le tradizioni di senso che vi trovava inscritte” e “reinterpretandole alla luce della relazione con il Signore, che nel Vangelo si rivela, e avvalendosi delle risorse linguistiche e concettuali presenti nei singoli contesti”.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti