Debora Donnini – Città del Vaticano
Di generazione in generazione la Chiesa è chiamata a trasmettere “la lampada della fede con l’olio della preghiera” che la alimenta. Suo compito essenziale è dunque quello di “pregare e insegnare a pregare”. Lo rimarca il Papa all’udienza generale che si tiene nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, dipanando, nella sua forte catechesi, il legame essenziale che vi è fra la fede e la preghiera
La lampada della fede che illumina, sistema le cose davvero come sono, ma può andare avanti soltanto con l’olio della fede. Al contrario, si spegne. Senza la luce di questa lampada, non potremmo vedere la strada per evangelizzare, anzi, non potremmo vedere la strada per credere bene; non potremmo vedere i volti dei fratelli da avvicinare e da servire; non potremmo illuminare la stanza dove incontrarci in comunità… Senza la fede, tutto crolla; e senza la preghiera, la fede si spegne. Fede e preghiera, insieme. Non c’è un’altra via. Per questo la Chiesa, che è casa e scuola di comunione, è casa e scuola di fede e di preghiera.
“Tutto nella Chiesa nasce nella preghiera, e tutto cresce grazie alla preghiera” ribadisce il Papa che a braccio sviluppa concretamente il suo pensiero.
Per esempio, lo vediamo in certi gruppi che si mettono d‘accordo per portare avanti riforme ecclesiali, cambiamenti nella vita della Chiesa e tutte le organizzazioni, sono i media che informano tutti … Ma la preghiera non si vede, non si prega. Dobbiamo cambiare questo, dobbiamo prendere questa decisione che è un po’ forte … Ma è interessante la proposta. È interessante! Solo con discussione, solo con i media. Ma dov’è la preghiera? E la preghiera è quella che apre la porta allo Spirto Santo, che è quello che ispira avanti. I cambiamenti nella Chiesa senza preghiera non sono cambiamenti di Chiesa. Sono cambiamenti di gruppo. E quando il Nemico – come ho detto – vuole combattere la Chiesa, lo fa prima di tutto cercando di prosciugare le sue fonti, impedendole di pregare e fare queste altre proposte.
Se cessa la preghiera, infatti, per un po’ sembra che tutto possa andare avanti come sempre ma, avverte, “dopo poco tempo la Chiesa si accorge di essere diventata come un involucro vuoto, di aver smarrito l’asse portante, di non possedere più la sorgente del calore e dell’amore”.
Nel Vangelo di Luca, Gesù pone una domanda drammatica che sempre ci fa riflettere: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?», o troverà soltanto organizzazioni, come un gruppo di imprenditori della fede, tutti organizzati bene, che fanno della beneficenza, tante cose o troverà fede? «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Il Papa nota che questa domanda sta alla fine di una parabola che mostra la necessità di pregare con perseveranza. Quindi “la lampada della vera fede della Chiesa sarà sempre accesa sulla terra finché ci sarà l’olio della preghiera”, ribadisce ricordando che la preghiera porta avanti la fede e la nostra “povera vita”, debole, peccatrice, e esortando a non pregare “come dei pappagalli” ma con il cuore:
Prego sicuro che sono nella Chiesa e prego con la Chiesa o prego un po’ secondo le mie idee e faccio che le mie idee diventino preghiera? Questa è una preghiera pagana, non cristiana.
Testimonianza della forza della preghiera è anche la vita delle donne e degli uomini santi, che hanno problemi da affrontare e, “in più, sono spesso oggetto di opposizioni”. Ma dall’orazione che attingono sempre dal “pozzo” inesauribile della madre Chiesa, alimentano la fiamma della fede.
I santi, che spesso agli occhi del mondo contano poco, in realtà sono quelli che lo sostengono, non con le armi del denaro e del potere, dei media di comunicazione – e così via -, ma con le armi della preghiera.
Francesco si richiama quindi all’esperienza di tanti cristiani. Spesso a pregare si impara sulle ginocchia di genitori e nonni, magari prima di andare a dormire, nei momenti di raccoglimento quando il padre e la madre ascoltano qualche confidenza intima dei figli e possono dare consigli ispirati dal Vangelo. Questo grande “patrimonio” ricevuto nell’infanzia, nota, deve essere poi approfondito sempre di più nel cammino della crescita in cui incontriamo testimoni e maestri di preghiera che “fa bene” ricordare:
L’abito della fede non è inamidato, si sviluppa con noi, non è rigido, cresce, anche attraverso momenti di crisi e risurrezioni, anzi: non si può crescere senza momenti di crisi, perché la crisi ti fa crescere. È un modo necessario per crescere entrare in crisi. E il respiro della fede è la preghiera: cresciamo nella fede tanto quanto impariamo a pregare. Dopo certi passaggi della vita, ci accorgiamo che senza la fede non avremmo potuto farcela e che la preghiera è stata la nostra forza.
Il riferimento del Papa è non solo alla preghiera personale ma anche a quella “della gente alla quale chiediamo di pregare per noi”, sottolinea. Nella Chiesa infatti fioriscono in continuazioni gruppi dediti alla preghiera. La vita della parrocchia è infatti scandita dai tempi della liturgia e dalla preghiera comunitaria. Alcuni cristiani si sentono poi chiamati a fare della preghiera l’azione principale delle proprie giornate. Nella Chiesa, ricorda infatti, ci sono monasteri e eremi dove vivono persone consacrate a Dio e “che spesso diventano centri di irradiazione spirituale”, “piccole oasi” in cui si costruisce anche la comunione fraterna, “cellule vitali non solo per il tessuto ecclesiale ma per la società stessa”. Il pensiero di Francesco va, infatti, al “ruolo che ha avuto il monachesimo per la nascita e la crescita della civiltà europea, e anche in altre culture” perché “pregare e lavorare in comunità – ricorda – manda avanti il mondo”.