Sgomberare dalla propria interiorità le false immagini di Dio
Ma non è soltanto una veritiera descrizione di Dio quella che urge al Pontefice, piuttosto una serie di interrogativi che tutti devono porsi: “Portiamo dentro al cuore questa immagine liberante di Dio, il Dio vicino, il Dio compassionevole, il Dio tenero. Oppure lo pensiamo come un giudice rigoroso, un rigido doganiere della nostra vita? La nostra è una fede che genera speranza e gioia” o “è ancora zavorrata dalla paura?”. E “quale volto di Dio annunciamo nella Chiesa? Il Salvatore che libera e guarisce o il Dio Temibile che schiaccia sotto i sensi di colpa?”. Francesco evidenzia che è la Parola di Dio a rivelare le risposte, perché “raccontandoci la storia d’amore di Dio per noi, ci libera dalle paure e dai preconcetti su di Lui, che spengono la gioia della fede”.
“La Parola abbatte i falsi idoli, smaschera le nostre proiezioni, distrugge le rappresentazioni troppo umane di Dio e ci riporta al suo volto vero, alla sua misericordia. La Parola di Dio nutre e rinnova la fede: rimettiamola al centro della preghiera e della vita spirituale! Al centro la Parola che ci rivela come è Dio. La Parola che ci fa vicini a Dio”.
La Parola di Dio cambia l’uomo
E c’è poi il movimento, l’azione, che scaturiscono dalla Parola di Dio. Quell’andare incontro ai poveri di Gesù, che “non è venuto a consegnare un elenco di norme o ad officiare qualche cerimonia religiosa – afferma il Papa – ma è sceso sulle strade del mondo a incontrare l’umanità ferita, ad accarezzare i volti scavati dalla sofferenza, a risanare i cuori affranti, a liberarci dalle catene che ci imprigionano l’anima”. Francesco precisa che questo è il culto più gradito a Dio: prendersi cura del prossimo. E insiste che a questo bisogna tornare:
“Nel momento dove nella Chiesa ci sono le tentazioni della rigidità, che è una perversione, e si crede che trovare Dio è diventare più rigido, più rigido, con più norme, le cose giuste, le cose chiare … Non è così. Quando noi vedremo proposte rigide, di rigidità, pensiamo subito: questo è un idolo, non è Dio. Il nostro Dio non è così”.
“La rigidità non ci cambia”, continua il Pontefice, lo fa, invece, la Parola, “penetrando nell’anima come una spada”; che “da una parte consola, svelandoci il volto di Dio, dall’altra provoca e scuote, riportandoci alle nostre contraddizioni. Ci mette in crisi”. “Non ci lascia tranquilli” la Parola di Dio, prosegue Francesco, soprattutto “se a pagare il prezzo di questa tranquillità è un mondo lacerato dall’ingiustizia e dalla fame” dove “a farne le spese sono sempre i più deboli”. Francesco ricorda quanti sono morti in mare per non essere potuti sbarcare in un nuovo Paese per cercare un futuro migliore. E invece la Parola di Dio invita a uscire allo scoperto, chiarisce ancora, a non nascondersi dietro la complessità dei problemi, dietro il ‘non c’è niente da fare’ o ‘è un problema loro’. “Esorta ad agire, a unire il culto di Dio e la cura dell’uomo”. Francesco invita a non essere rigidi, a fare attenzione a “quel pelagianesimo moderno, che è una delle tentazioni della Chiesa”, e a quei movimenti spirituali gnostici, e allo gnosticismo, che propongono una Parola di Dio alienante, che allontana dalla realtà.
Guardare sempre alle circostanze della quotidianità e alle necessità altrui
In sotanza, “la Parola che si è fatta carne vuole diventare carne in noi”, specifica il Papa, immettendoci nella vita di tutti i giorni, “nell’ascolto delle sofferenze” altrui, “del grido dei poveri, delle violenze e delle ingiustizie che feriscono la società e il pianeta”. E per rimarcare quanto importante sia vivere nel proprio tempo la Parola di Dio, Francesco cita la mistica francese Madeleine Delbrêl che ha definito le circostanze della vita quotidiana e le necessità del prossimo “l’acustica che la Parola del Signore esige da noi”.
Annunciare il Vangelo e metterlo in pratica
Infine Francesco richiama il compito di lettori e catechisti, il cui compito è quello di annunciare il Vangelo, e dunque la Parola di Dio. Sottolinea che si tratta di una missione che spetta a tutti ed invita ancora a lasciarsi “scavare dentro dalla Parola, che svela la novità di Dio e porta ad amare gli altri senza stancarsi”, ed esorta a rimettere “la Parola di Dio al centro della pastorale e della vita della Chiesa”, ad ascoltarla, pregarla, e metterla in pratica.