Chiesa Cattolica – Italiana

Francesco: la pace di Gesù non è mai una pace armata

Adriana Masotti – Città del Vaticano

In quell’ora Gesù disse: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”: queste parole, riportate dall’evangelista Giovanni, sono al centro della catechesi di Papa Francesco nell’ultima udienza generale prima di Pasqua. Gesù capovolge gli schemi umani, la mentalità del mondo che crede di ottenere la pace attraverso la forza e con atti di conquista, proponendo al contrario la tenerezza, il perdono, l’amore al prossimo. Una pace ” mite e coraggiosa” che è vera liberazione dal male. Inevitabile il riferimento alla guerra in corso in Ucraina che, come ogni guerra, afferma il Papa, è “un tradimento” nei riguardi del Signore.

L’attesa della gente di un re potente

La Domenica delle Palme e la Domenica di Pasqua: due feste diverse dice il Papa dando inizio alla sua riflessione. Nella prima, la folla acclama Gesù come Messia e lo accoglie a Gerusalemme come il re “che avrebbe portato pace e gloria”.

Ecco qual era la pace attesa da quella gente: una pace gloriosa, frutto di un intervento regale, quello di un messia potente che avrebbe liberato Gerusalemme dall’occupazione dei Romani. Altri, probabilmente, sognavano il ristabilimento di una pace sociale e vedevano in Gesù il re ideale, che avrebbe sfamato le folle di pani, come aveva già fatto, e operato grandi miracoli, portando così più giustizia nel mondo.

Gesù porta la pace attraverso la mitezza

Gesù “ha davanti a sè una Pasqua diversa”, prosegue il Papa, tanto che sceglie di entrare a Gerusalemme sul dorso di un puledro su cui nessuno era salito, “perché il modo di fare di Dio è diverso da quello del mondo”. Gesù aveva promesso ai suoi discepoli la pace, ma attraverso la mitezza. Due modalità diverse quelle del mondo e quella di Cristo. E Francesco afferma: 

La pace che Gesù ci dà a Pasqua non è la pace che segue le strategie del mondo, il quale crede di ottenerla attraverso la forza, con le conquiste e con varie forme di imposizione. Questa pace, in realtà, è solo un intervallo tra le guerre. Lo sappiamo bene. La pace del Signore segue la via della mitezza e della croce: è farsi carico degli altri. Cristo, infatti, ha preso su di sé il nostro male, il nostro peccato e la nostra morte. Ha preso su di sè tutto questo. Così ci ha liberati. Lui ha pagato per noi. La sua pace non è frutto di qualche compromesso, ma nasce dal dono di sé. Questa pace mite e coraggiosa, però, è difficile da accogliere.

Gesù non ha voluto diventare Cesare

Dagli “Osanna” al “Crocifiggilo”, infatti, il passo è breve, la folla è delusa e “non muove un dito” per Gesù. E il Papa cita un brano del racconto di Dostoevskij, la Leggenda del Grande Inquisitore in cui si narra dell’arresto di Gesù, tornato in Terra Santa, da parte dell’Inquisitore che lo critica aspramente: 

Il motivo finale del rimprovero è che Cristo, pur potendo, non ha mai voluto diventare Cesare, il più grande re di questo mondo, preferendo lasciare libero l’uomo anziché soggiogarlo e risolverne i problemi con la forza. Avrebbe potuto stabilire la pace nel mondo, piegando il cuore libero ma precario dell’uomo in forza di un potere superiore, ma non ha voluto: ha rispettato la nostra libertà.

Le armi del Vangelo: preghiera, perdono, tenerezza

Di fronte all’accusa di non aver voluto accettare la logica del mondo e del potere, Gesù non reagisce  se non “con un gesto dolce e concreto”, un bacio sulle labbra dell’Inquisitore, e spiega: 

La pace di Gesù non sovrasta gli altri, non è mai una pace armata: mai! Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, il perdono e l’amore gratuito al prossimo, l’amore a ogni prossimo. È così che si porta la pace di Dio nel mondo. Ecco perché l’aggressione armata di questi giorni, come ogni guerra, rappresenta un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua, un preferire al suo volto mite quello del falso dio di questo mondo. Sempre la guerra è un’azione umana per portare all’idolatria del potere.

Passare dal dio mondano al Dio cristiano

Il potere del mondo porta distruzione e morte, afferma ancora Francesco, la pace portata da Gesù “edifica la storia” e il cuore di ogni uomo che la accoglie. Sottolinea infine che Pasqua significa proprio “passaggio”, passaggio ad una mentalità nuova e conclude:

È, soprattutto quest’anno, l’occasione benedetta per passare dal dio mondano al Dio cristiano, dall’avidità che ci portiamo dentro alla carità che ci fa liberi, dall’attesa di una pace portata con la forza all’impegno di testimoniare concretamente la pace di Gesù. Fratelli e sorelle, mettiamoci davanti al Crocifisso, sorgente della nostra pace, e chiediamogli la pace del cuore e la pace nel mondo.

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