Francesco: la lotta ai tumori, una forma di carità sociale

Vatican News

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

“Di fronte alla realtà di tante persone, di ogni età, che si trovano ad affrontare la malattia, voi avete scelto e scegliete sempre di nuovo di ‘lottare’ con loro e con quanti se ne prendono cura. Scegliete di farvi prossimo”: sintetizza così Papa Francesco l’attività della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori ricevuta in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico e che ha festeggiato 100 anni di attività lo scorso 25 febbraio.

Le difficoltà causate dalla pandemia ai malati di tumore

Il Papa sottolinea quanto è necessario farsi prossimo nell’attuale “società minacciata dalla cultura dell’indifferenza” e rileva le difficoltà che i malati di tumore hanno dovuto affrontare in questi anni di pandemia che hanno messo in crisi il sistema sanitario e che hanno “rallentato anche la prevenzione e i processi diagnostici, con conseguenze evidenti prima di tutto sul trattamento della malattia, ma anche sulla serenità delle famiglie e dell’intera società”. Per questo Francesco fa notare che occorre ulteriore prevenzione e attenzione e alla Lega Tumori puntualizza:

Il vostro impegno è una forma di carità sociale, che voi esercitate in modalità associativa, collaborando con gli Enti pubblici e privati e con il volontariato. L’associazionismo è un’importante testimonianza di fronte all’indifferenza, di fronte a una mentalità che vorrebbe escludere chi non è perfetto. Tale testimonianza presuppone formazione. Non basta il “fare”, c’è bisogno di educarsi, di formarsi, per rispondere alla cultura dello scarto, che tende a emarginare la vulnerabilità, la fragilità, la sofferenza.

La sanità pubblica, un dono per la società

Il Papa ribadisce inoltre quanto detto all’udienza generale del 9 febbraio scorso a proposito del diritto alla cura per tutti, che va sempre privilegiato, soprattutto “affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati”, e incoraggia a mantenere e a far progredire in tal senso il sistema italiano di sanità pubblica, “perché è un dono per la società”, e ricorda quei Paesi dove “la gente che non può pagare, non ha sanità”. Francesco rimarca, poi, ancora una volta che “la vita è un diritto, non la morte” che “va accolta, non somministrata”. Un principio etico, questo, che “riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti”, insiste il Pontefice che aggiunge:

Insieme possiamo arginare questa cultura che vuole affermare un modello di uomo “economico”, che vale nella misura in cui produce e consuma. Invece, anche nella sofferenza e nella malattia siamo pienamente uomini e donne, senza diminuzioni, riconoscendoci in quella totalità unificata psico-fisico-spirituale tipica solo della persona umana.

La fede arricchisce di nuovo significato le sofferenze

Evidenziando il suo pensiero, Francesco richiama, poi, la lettera apostolica di Giovanni Paolo II Salvifici doloris, che insegna a vedere “un ‘riflesso cristiano’ nella sofferenza”: poiché Cristo, nella sua sofferenza redentiva è divenuto partecipe di tutte le sofferenze umane, “se un uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo, ciò avviene perché Cristo ha aperto la sua sofferenza all’uomo”. E allora “l’uomo, scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo”, vi scorge anche le proprie sofferenze, e mediante la fede le ritrova arricchite di un nuovo significato. Infine il Papa esorta la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori ad andare avanti nel “servizio alle persone”, raccomandandola a San Leopoldo Mandić, patrono dei malati di tumore e dei tumori spirituali, perché confessava e perdonava tutto.