Adriana Masotti – Città del Vaticano
Dialogo, incontro, cammino: sono le tre parole che Papa Francesco sottolinea nella catechesi all’udienza generale di questo mercoledì a tre giorni dal suo rientro dal viaggio apostolico in Bahrein e dedicata proprio a ripercorrere quanto vissuto in quell’occasione. Ma c’è un imprevisto: due bambini arrivano fin dal Papa e non si fanno problemi a fermarsi per un po’ con lui. Francesco coglie la circostanza per attirare l’attenzione su come stabilire il rapporto con Dio:
Prima di parlare quello che ho preparato, vorrei attirare l’attenzione su questi due bambini, ragazzi che sono venuti qui. Loro non hanno chiesto permesso, loro non hanno detto: “Ah, ho paura”: sono venuti direttamente. Così noi dobbiamo essere con Dio: direttamente. Ci hanno dato esempio di come dobbiamo comportarci con Dio, con il Signore: andare avanti! Lui ci aspetta sempre. Mi ha fatto bene vedere la fiducia di questi due bambini: è stato un esempio per tutti noi. Così dobbiamo avvicinarci sempre al Signore: con libertà.
Il dialogo fa scoprire le ricchezze dell’altro
“Viene spontaneo chiedersi: perché il Papa ha voluto visitare questo piccolo Paese a grandissima maggioranza islamica?” afferma il Papa spiegando che occasione di quel viaggio è stata la partecipazione ad un Forum sul dialogo tra Oriente e Occidente. “Dialogo – dice – che serve a scoprire la ricchezza di chi appartiene ad altre genti, ad altre tradizioni, ad altri credo”. Ed è “l’ossigeno della pace”. Cita il Concilio Vaticano II che, riguardo alla pace, nella Gaudium et spes afferma che essa “esige che [gli uomini] dilatino la loro mente e il loro cuore al di là dei confini della propria nazione, deponendo ogni egoismo nazionale ed ogni ambizione di supremazia su altre nazioni, e nutrendo invece un profondo rispetto verso tutta l’umanità”. E prosegue:
In Bahrein ho avvertito questa esigenza e ho auspicato che, in tutto il mondo, i responsabili religiosi e civili sappiano guardare al di fuori dei propri confini, delle proprie comunità, per prendersi cura dell’insieme. Solo così si possono affrontare certi temi universali, per esempio la dimenticanza di Dio, la tragedia della fame, la custodia del creato, la pace. In questo senso il Forum di dialogo, dal titolo “Est e Ovest per la coesistenza umana”, ha esortato a scegliere la via dell’incontro e a rifiutare quella dello scontro.
I conflitti non si risolvono con la guerra
E quanto c’è bisogno di questo incontrarsi, prosegue il Papa. Il suo pensiero va alle tante guerre in corso nel mondo, anzitutto alla “folle guerra – folle – di cui è vittima la martoriata Ucraina”, conflitti “che – dice – non si risolveranno mai attraverso l’infantile logica delle armi, ma solo con la forza mite del dialogo”. E a braccio aggiunge:
Pensiamo a guerre [che durano] da anni, e pensiamo alla Siria – più di 10 anni! – (…) pensiamo ai bambini dello Yemen, pensiamo al Myanmar: dappertutto! Adesso, più vicina è l’Ucraina, e cosa fanno le guerre? Distruggono, distruggono l’umanità, distruggono tutto. I conflitti non vanno risolti attraverso la guerra.
Non c’è dialogo senza incontro
Il dialogo presuppone l’incontro e Francesco ricorda che in Bahrein più volte ha “sentito emergere il desiderio che tra cristiani e musulmani gli incontri aumentino, che si stringano rapporti più saldi, che ci si prenda maggiormente a cuore”.
Senza accoglienza, il dialogo resta vuoto, apparente, rimane questione di idee e non di realtà. Tra i tanti incontri, ripenso a quello con il caro Fratello, il Grande Imam di Al-Azhar – caro fratello – ; e a quello con i giovani della Scuola del Sacro Cuore, studenti che ci hanno dato un grande insegnamento: studiano insieme, cristiani e musulmani. Da giovani, da ragazzi, da bambini occorre conoscersi, così che l’incontro fraterno prevenga le divisioni ideologiche.
Una nuova tappa del cammino inaugurato da Giovanni Paolo II
Il Papa sottolinea che il suo viaggio in Bahrein non va visto come un episodio isolato, ma che prosegue un percorso di avvicinamento avviato da San Giovanni Paolo II quando si recò in Marocco. E ne precisa il senso:
Così, la prima visita di un Papa in Bahrein ha rappresentato un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani: non per confonderci o annacquare la fede, no: il dialogo non annacqua; ma per costruire alleanze fraterne nel nome del padre Abramo, che fu pellegrino sulla terra sotto lo sguardo misericordioso dell’unico Dio del Cielo, Dio della pace. Per questo il motto del viaggio era: “Pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Dilatare gli orizzonti: una chiamata per tutti
Francesco afferma che nel Paese mediorientale, l’incontro e il dialogo si è vissuto, oltre che con gli islamici, anche tra i cristiani con la presenza del “caro Patriarca e Fratello Bartolomeo e con fratelli e sorelle di varie confessioni e riti”. “I fratelli e le sorelle nella fede che ho incontrato in Bahrein – afferma Papa Francesco – vivono davvero “in cammino”: sono per la maggior parte lavoratori immigrati che, lontani da casa”, ritrovano “la loro famiglia nella grande famiglia della Chiesa”. Un ultimo pensiero il Papa lo rivolge ai cattolici del Paese e di altri Paesi del Golfo, incontrati alla Messa celebrata allo stadio e conclude con un invito che nasce dal loro esempio:
Oggi vorrei trasmettere a voi la loro gioia genuina, semplice e bella. Incontrandoci e pregando insieme, ci siamo sentiti un cuore solo e un’anima sola. Pensando al loro cammino, alla loro esperienza quotidiana di dialogo, sentiamoci tutti chiamati a dilatare gli orizzonti (…). Dilatare gli orizzonti, aprire, allargare gli interessi, e dedicarci alla conoscenza degli altri. Se tu ti dedichi alla conoscenza degli altri, mai sarai minacciato. Ma se tu hai paura degli altri, tu stesso sarai per loro una minaccia. Il cammino della fraternità e della pace, per procedere, ha bisogno di tutti e di ciascuno.