Che cos’è la felicità e come ci si può sentire tutti fratelli, che cos’è la guerra e l’importanza della pace. E poi il rapporto tra nonni e nipoti e la bellezza di sentirsi con Dio “come tra le braccia della mamma”. Di tutto questo si è parlato nell’incontro dedicato al futuro a cui il Papa è intervenuto intessendo con le bambine e i bambini presenti un dialogo serrato. L’appuntamento nell’ambito della manifestazione sulla fratellanza promosso dalla Fondazione Fratelli tutti
Adriana Masotti – Città del Vaticano
“Bambini: generazione futuro”, il titolo dell’incontro che questo pomeriggio ha visto Papa Francesco nell’Aula nuova del Sinodo nell’ambito dell’evento #BeHuman, il secondo meeting sulla Fratellanza Umana che si è tenuto ieri e oggi a Roma e in Vaticano. Era uno dei 12 tavoli di lavoro su altrettanti temi “per un mondo umano e di pace” promossi dalla “Fondazione Fratelli tutti” presieduta dal cardinale Mauro Gambetti, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, in cui una trentina di premi Nobel per la Pace e altri prestigiosi esponenti del mondo scientifico, accademico, imprenditoriale, istituzionale e sportivo hanno lavorato insieme per approfondire il principio di fraternità nell’ambiente e nelle imprese, nello sport e nel terzo settore, nell’informazione e nel lavoro, nella salute e nel digitale, nell’educazione, nelle amministrazioni locali e nella sicurezza alimentare. L’ottica è quella suggerita dalla Fratelli tutti del Papa, e l’obiettivo è produrre proposte per un pianeta fraterno cercando alternative alle guerre e alle povertà. “Si può fare”, è la sfida di #BeHuman.
Un percorso iniziato dall’ascolto dei bambini
Francesco arriva al tavolo dei bambini poco prima delle 17.00. Il tema è il futuro. I lavori erano iniziati un’ora prima introdotti da Aldo Cagnoli, coordinatore insieme a padre Enzo Fortunato della Giornata mondiale dei bambini che si terrà il 25 e 26 maggio prossimi. Prima dell’arrivo del Papa gli interventi di alcuni relatori tra cui Jody Williams, premio Nobel per la Pace e accompagnatrice dei bambini della Fondazione City of Peace for Children. Cagnoli accoglie Francesco e gli racconta il cammino fatto fin qui e che porterà alla Giornata dedicata ai bambini. “Questo tavolo – dice – è figlio di una sua grande intuizione, quella di porsi in ascolto dei più piccoli “. “E’ importante iniziare dei percorsi, lenti se vogliamo, ma inesorabili” afferma ricordando che è proprio questo ciò che insegna Papa Francesco. “Oggi stiamo piantando dei semi che una volta germogliati aiuteranno a creare una coscienza collettiva migliore di quella che abbiamo dimostrato noi adulti”. “Abbiamo voluto riscoprire il cuore di bimbo dentro ciascuno di noi per contribuire da adulti ad una società dove l’amicizia la faccia da padrone e non la guerra e i conflitti”, afferma il cardinale Gambetti nel suo saluto al Papa. Mentre la dottoressa Mariella Enoc, già presidente dell’Ospedale Bambino Gesù presenta a Francesco un progetto in fase di realizzazione per creare una rete di cura a disposizione dei bambini di tutto il mondo, grazie ad un sistema di telemedicina, che possa rappresentare il frutto concreto dell’evento di oggi. Forte l’appello a non abituarsi alla guerra e alle sofferenze di tanti piccoli, prime vittime dei conflitti, da parte di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio.
Le domande di Francesco sulla felicità
Inizia il dialogo tra Francesco e i bambini che all’improvviso irrompono nella sala, alcuni molto piccoli, accompagnati dalle mamme: in tanti salutano il Papa, gli stringono la mano, si siedono accanto a lui, lo circondano, gli regalano i loro disegni o lavoretti fatti in cartoncini colorati. Poi si siedono e prima di ascoltare il Papa gli cantano una canzone sulla fratellanza scandita dal battito delle mani: “Quello che vogliamo è la fraternità, se non ce l’abbiamo che succederà?” ripetono. Il Papa non intende tenere un discorso, non ha fogli in mano. Inizia con una domanda: “Che cos’è per voi la felicità?” “Per me la felicità nel mondo è essere tutti uniti, essere una sola famiglia, la famiglia di Dio”, risponde una bambina. E un bambino: “Per me è la pace”. Francesco chiede ancora: “Ma come si ha la felicità, dove si compra?”. Arriva una risposta: “Facendo la pace”. Ma il Papa insiste: “Dove si compra?”. “La felicità non si compra, viene proprio da noi”, dice un bambino che riceve un “bravo bravo” da parte del Papa che rimanda: “Ma se la felicità non si compra come posso essere felice?” Le risposte sono: “Quando tutti stanno bene”, “quando facciamo pace” e ancora: “con le parole gentili” a cui Papa Francesco fa seguire un’altra domanda: “Se uno insulta un altro può essere felice?“ Il coro è unanime: “Nooo!”. E poi ancora risposte: “Si è felici stando insieme” e “stando a contatto con Dio”.
I bambini non sono colpevoli della guerra
“Adesso io farò una domanda molto difficile, ascoltate bene, eh? Come si può stare in contatto con Dio?” rilancia il Papa. “Pregando ogni giorno”, risponde un bambino. E un altro: “Amando”. Ma, chiede il Papa: “Litigando fra noi saremo felici? E nella guerra c’è felicità?” Al no dei bambini il Papa afferma che la felicità sta nella pace. E prosegue: “. Ci sono bambini che sono in guerra. I bambini, alle volte, non hanno da mangiare, i bambini hanno paura delle bombe, delle cose brutte … ma se un bambino è di questa parte della guerra (indica un lato), un altro di questa parte della guerra (indica l’altro lato) – ascoltate la domanda – sono nemici?”. “No – qualcuno risponde – perché non è colpa loro se c’è la guerra”. E altri: “Perché sono tutti una famiglia”. “Per non fare la guerra devi condividere la pace con l’amore”.
Una preghiera per i nonni
E’ un dialogo serrato quello tra il Pontefice i bambini, interrotto da uno di loro che gli chiede se può dire una preghiera per la sua nonna. Richiesta accolta: tutti insieme recitano un’Ave Maria per tutti i nonni. “Viva i nonni, viva i nonni”, esclama il Papa. Il dialogo, sospeso per un momento, riprende con un’altra domanda di un bambino: “Come si fa a diventare amici?”. “Prima di tutto, bisogna pensare bene degli altri – risponde il Papa -. Se uno pensa male dell’altro, potrà essere amico?“ Quindi dice che non li vuole annoiare con troppe domande e ringrazia i bambini: “Coraggio e avanti” ripete.
Dichiarazione di fraternità dei bambini di tutto il mondo
Il programma prosegue alla presenza del Papa: padre Enzo Fortunato presenta al Pontefice il segno che gli organizzatori di questo tavolo dei bambini hanno voluto portare: è il libro del Vangelo di padre Pino Puglisi, quello stesso ritrovato intatto nella sua tomba. E’ il Vangelo, aggiunge padre Fortunato, “il segno che ci ricorda che se saremo impregnati di Vangelo potremo cambiare il mondo”. Momento particolarmente significativo è poi la lettura della Dichiarazione di fraternità, firmata “I bambini di tutto il mondo” e preparata rielaborando i contributi scritti dai bambini stessi. Emerge il loro grande desiderio di vivere nel mondo da fratelli, diversi, ma uniti. “Le nostre radici ci ricordano che nonostante le diversità dei rami, condividiamo la stessa vita, lo stesso sogno, di un mondo dove l’amore è l’unico frutto che ci può rendere felici davvero”, si legge. I bambini credono nei sogni e invitano anche gli adulti “a piantare semi di speranza, a far germogliare azioni di tenerezza”, perchè loro da soli non possono farcela. “Aiutateci a realizzare questi nostri sogni in un mondo migliore, dove avere la possibilità di un futuro, senza che il futuro distrugga a poco a poco tutti i nostri sogni. Lasciateci percorrere insieme a voi adulti, che ci accompagnate, questa strada di pace e di comprensione, di fraternità e di crescita, di accoglienza e di speranza”.
Con Dio siamo sicuri come tra le braccia della mamma
Anche il Papa al termine dell’incontro metterà la sua firma in fondo alla Dichiarazione. Ma il tavolo dei bambini non è ancora finito. Il presentatore chiede a Francesco di spiegare perchè ha tanto desiderato che si pensasse ad una Giornata per loro. “Uno pensa che il futuro dell’umanità sia nelle persone adulte che possono fare quello, quello, quell’altro – risponde il Papa – invece, non è così. Il futuro dell’umanità è nelle due punte: è nei bambini e negli anziani. Quando si incontrano i bambini con i nonni. E questa è una cosa bellissima, e noi dobbiamo prenderci cura dei vecchietti, dei nonni e dei bambini”. Gli anziani, prosegue il Papa, donano la saggezza e questo aiuta i bambini a crescere e a svilupparsi. Ma c’è un altro motivo, afferma ancora Francesco che cita uno scrittore spirituale il quale diceva “che lui voleva essere nelle braccia di Dio come un bambino nelle braccia della mamma”. Un bambino che dorme sicuro perchè si sente protetto. E Francesco conclude: “Noi, con Dio, dobbiamo essere così: sicuri nelle braccia di Dio come un bambino nelle braccia della mamma”. “Grazie tante, e a presto” è il suo saluto conclusivo. Ma non è facile per il Papa lasciare la sala: con i bambini il dialogo continua, loro lo trattengono salutandolo personalmente, confidandogli pensieri e necessità, facendogli ancora domande a cui il Papa risponde con serietà, a volte con il sorriso, senza fretta.