Francesco: il denaro deve servire e non governare

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Nell’udienza ai partecipanti ai “Dialoghi per una finanza integralmente sostenibile”, promossi dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice in collaborazione con Prospera-Progetto Speranza, il Papa sottolinea l’importanza di un “cambio di paradigma” per uscire dalla logica tecnocratica e far sì che l’iniquità diminuisca

Isabella Piro – Città del Vaticano

“Il denaro deve servire e non governare!”. Questo il cuore del discorso pronunciato stamani da Papa Francesco nell’udienza ai partecipanti ai “Dialoghi per una finanza integralmente sostenibile”, promossi dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, in collaborazione con Prospera-Progetto Speranza. L’iniziativa si è sviluppata a Milano nel corso degli ultimi due anni, allo scopo “non facile” – ricorda il Pontefice – di “avviare un dialogo tra finanza, umanesimo e religione”. In particolare, i lavori hanno avuto un “obiettivo primario”:

Quello di ragionare insieme agli alti vertici del mondo della finanza sulla possibilità che l’impegno di fare-bene e quello di fare-il-bene possano andare di pari passo. In altre parole, vi siete dati un compito nobile: coniugare l’efficacia e l’efficienza con la sostenibilità integrale, l’inclusione e l’etica.

Il Papa saluta la presidente della Fondazione Centesimus Annus, Anna Maria Tarantola

Riformare la finanza senza ignorare l’etica

In quest’ottica, aggiunge il Papa, il magistero sociale della Chiesa può “rappresentare una bussola”, purché si guardi al “funzionamento della finanza per denunciare i punti deboli e immaginare correttivi concreti”. Chi infatti, come i partecipanti ai “Dialoghi”, conosce i processi finanziari, ha “un grande pregio, ma allo stesso tempo anche una grande responsabilità”:

A voi spetta capire come far sì che l’iniquità diminuisca. Perché «una riforma finanziaria che non ignori l’etica richiederebbe un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici. Il denaro deve servire e non governare!» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 58). Ho sentito una volta un critico politico che diceva: “In questo Paese si governa dalle tasche”: è brutto…

In gioco la sorte e la dignità dei più poveri

“Concretezza” auspica dunque il Pontefice perché “è in gioco la sorte dei più poveri, delle persone che faticano a trovare i mezzi per una vita dignitosa”. Al riguardo, Francesco cita l’esempio dei “Monti di pietà”, definendoli “un grande sprone ad aiutare i più poveri senza cadere in logiche assistenzialistiche”, ma favorendo prestiti per permettere alle persone di poter lavorare e ritrovare quindi “la giusta dignità”:

In effetti, “aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro”

Un momento dell’udienza

L’importanza del dialogo per sconfiggere la tecnocrazia 

Un altro esempio citato da Francesco è quello dei teologi spagnoli che, nel siglo de oro che fu il XVI secolo, conoscevano il mondo del commercio della lana e furono in grado di “darne valutazioni etiche”, chiedendo “precise azioni di cambiamento per il bene comune”. Un esempio che resta valido anche oggi per generare “un cambio di paradigma”:

Infatti il paradigma tecnocratico resta dominante; c’è bisogno di una nuova cultura, capace di dare spazio a un’etica adeguatamente solida, a una cultura e a una spiritualità.

Il metodo e lo stile da portare avanti, conclude il Pontefice, deve essere quello del dialogo, perché “dialogare è sempre la strada migliore”.