Chiesa Cattolica – Italiana

Francesco: il Brasile vive un dramma, la Chiesa favorisca l’unità

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

È la nazione che macina record che non fanno felice nessuno. Oltre 300 mila morti per coronavirus, contagi che corrono e numeri che come una lama incidono sulla coscienza collettiva il contorno della tragedia, soprattutto quando affiorano notizie come quella che racconta di tombe scoperchiate nei cimiteri per far posto ad altri corpi che non si sa dove seppellire. È questo ciò che vive il Brasile dell’era del Covid ed è a questo Brasile, e principalmente ai suoi vescovi, che Francesco si rivolge con la forza della sua solidarietà nel videomessaggio che suggella la 58.ma plenaria della Conferenza epsicopale.

“Una delle prove più difficili”

Perdonatemi se vi parlo in spagnolo, si scusa all’inizio il Papa, ricordando che “tra Brasile e Argentina c’è una lingua che tutti capiamo ed è il portuñol e dunque mi capirete”. Il messaggio è nitido: state vivendo – afferma – “una delle prove più difficili” della vostra storia, una pandemia che non ha risparmiato nessuna categoria sociale e che porta dietro di sè il terribile strascico di “cuori addolorati” di famiglie, “che spesso – sottolinea – non hanno nemmeno potuto dire addio ai loro cari. E questo andarsene senza poter dire addio, questo andarsene nella più spoglia solitudine è uno dei più grandi dolori di chi parte e di chi resta”.

Ritornare a sorridere

Tuttavia la condivisione del dolore non è il punto di arrivo. La Pasqua appena celebrata, ricorda il Papa, è un messaggio di trionfo sulla morte. C’è, sostiene, la nostra fede in Cristo risorto che “ci mostra che possiamo superare questo tragico momento”. C’è la nostra speranza che “ci dà il coraggio di alzarci” e c’è la carità che “ci spinge a piangere con chi piange e a dare una mano, soprattutto ai più bisognosi, perché possano tornare a sorridere”. La carità, poi, è uno stimolo per i vescovi a “spogliarci” di ogni orpello.

Recuperare l’unità

Il cuore del messaggio è un richiamo a essere corpo. “È possibile – sostiene il Papa –superare la pandemia” con le “sue conseguenze”, ma” avremo successo solo se saremo uniti”. E ripete quanto detto nella sua visita in Brasile nel 2013: “Muri, burroni e distanze, che ancora oggi esistono, sono destinati a scomparire. La Chiesa non può trascurare questa lezione: la Chiesa deve essere uno strumento di riconciliazione”. Per Francesco dunque “essere uno strumento di unità” è “la missione della Chiesa in Brasile, oggi più che mai!”, esclama. “E per questo, è necessario mettere da parte le divisioni, i disaccordi. È necessario incontrarsi di nuovo in ciò che è essenziale”. È necessario, insiste, che tutte le componenti della società “lavorino insieme per superare non solo il coronavirus, ma anche un altro virus che da tempo infetta l’umanità: il virus dell’indifferenza, che nasce dall’egoismo e genera ingiustizia sociale”. E l’immagine di Nostra Signora di Aparecida, che fu ripescata rotta potrebbe servire, osserva Francesco, come simbolo della realtà brasiliana: “Ciò che era separato recupera l’unità”.

 

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti