Francesco: è urgente la missione della compassione

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Davide Dionisi – Città del Vaticano

“Tutto in Cristo ci ricorda che il mondo in cui viviamo e il suo bisogno di redenzione non gli sono estranei e ci chiama anche a sentirci parte attiva di questa missione”,  “nessuno è estraneo, nessuno può sentirsi estraneo o lontano rispetto a questo amore di compassione”. Lo scrive il Papa nel messaggio per la 95.ma Giornata Missionaria Mondiale 2021, che si celebrerà domenica 17 ottobre.

L’esperienza degli Apostoli

Grazie all’esperienza maturata accanto al Signore, rileva, gli Apostoli hanno visto Gesù “curare i malati, mangiare con i peccatori, nutrire gli affamati, avvicinarsi agli esclusi, toccare gli impuri, identificarsi con i bisognosi, invitare alle beatitudini, insegnare in maniera nuova e piena di autorità”. Questa vicinanza ha lasciato un’impronta indelebile “capace di suscitare stupore e una gioia espansiva e gratuita che non si può contenere”.  

L’esempio dei primi cristiani

Francesco richiama alla memoria i tempi non facili dei primi cristiani: “Incominciarono la loro vita di fede in un ambiente ostile e arduo. Storie di emarginazione e di prigionia si intrecciavano con resistenze interne ed esterne, che sembravano contraddire e perfino negare ciò che avevano visto e ascoltato. Ma questo” continua “anziché essere una difficoltà o un ostacolo che li avrebbe potuti portare a ripiegarsi o chiudersi in sé stessi, li spinse a trasformare ogni inconveniente, contrarietà e difficoltà in opportunità per la missione. I limiti e gli impedimenti diventarono anch’essi luogo privilegiato per ungere tutto e tutti con lo Spirito del Signore. Niente e nessuno poteva rimanere estraneo all’annuncio liberatore”.

Vulnerabilità e fragilità a causa della pandemia

“Nemmeno l’attuale momento storico è facile” prosegue il Pontefice che, parlando della pandemia sottolinea come la diffusione del virus abbia “evidenziato e amplificato il dolore, la solitudine, la povertà e le ingiustizie di cui già tanti soffrivano e ha smascherato le nostre false sicurezze e le frammentazioni e polarizzazioni che silenziosamente ci lacerano. I più fragili e vulnerabili” evidenzia “hanno sperimentato ancora di più la propria vulnerabilità e fragilità. Abbiamo vissuto lo scoraggiamento, il disincanto, la fatica; e perfino l’amarezza conformista, che toglie la speranza, ha potuto impossessarsi dei nostri sguardi”.

La missione della compassione

Ma proprio in un tempo come questo, indica Francesco “E’ urgente la missione della compassione capace di fare della necessaria distanza un luogo di incontro, di cura e di promozione. Nel contesto attuale c’è bisogno urgente di missionari di speranza che, unti dal Signore, siano capaci di ricordare profeticamente che nessuno si salva da solo”. E tornando sull’esempio e sulla testimonianza degli apostoli, aggiunge: “Come loro anche noi oggi possiamo toccare la carne sofferente e gloriosa di Cristo nella storia di ogni giorno e trovare il coraggio di condividere con tutti un destino di speranza, quella nota indubitabile che nasce dal saperci accompagnati dal Signore. Come cristiani non possiamo tenere il Signore per noi stessi: la missione evangelizzatrice della Chiesa esprime la sua valenza integrale e pubblica nella trasformazione del mondo e nella custodia del creato”.

Farsi carico del prossimo

Il tema della Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno per il Papa è un invito a ciascuno a “farsi carico” e a far conoscere ciò che portiamo nel cuore:  “La nostra vita di fede si indebolisce, perde profezia e capacità di stupore e gratitudine nell’isolamento personale o chiudendosi in piccoli gruppi; per sua stessa dinamica esige una crescente apertura capace di raggiungere e abbracciare tutti”.

Il ringraziamento ai missionari

Il Papa poi ricorda con gratitudine tutte le persone che, con la loro testimonianza di vita: “Ci aiutano a rinnovare il nostro impegno battesimale di essere apostoli generosi e gioiosi del Vangelo. Ricordiamo specialmente quanti sono stati capaci di mettersi in cammino, lasciare terra e famiglia affinché il Vangelo possa raggiungere senza indugi e senza paure gli angoli di popoli e città dove tante vite si trovano assetate di benedizione”.

Vivere la vocazione come una vera storia d’amore

Nel messaggio, infine, Francesco evidenzia che: “Oggi Gesù ha bisogno di cuori che siano capaci di vivere la vocazione come una vera storia d’amore, che li faccia andare alle periferie del mondo e diventare messaggeri e strumenti di compassione” E’ una chiamata, continua il Papa “che Egli rivolge a tutti, seppure non nello stesso modo”. Nel ricordare che ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una città, o nella propria famiglia, Francesco evidenzia che: “C’è anche un aspetto dell’apertura universale dell’amore che non è geografico bensì esistenziale. Sempre, ma specialmente in questi tempi di pandemia, è importante aumentare la capacità quotidiana di allargare la nostra cerchia, di arrivare a quelli che spontaneamente non li sentiremmo parte del “mio mondo di interessi”, benché siano vicino a noi. Francesco conclude il messaggio affermando che: “Vivere la missione è avventurarsi a coltivare gli stessi sentimenti di Cristo Gesù e credere con Lui che chi mi sta accanto è pure mio fratello e mia sorella. Che il suo amore di compassione risvegli anche il nostro cuore e ci renda tutti discepoli missionari”.