Francesco: è lo Spirito che cambia il cuore, la burocrazia del sacro allontana

Vatican News

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Ancora oggi molti “sono alla ricerca di sicurezze religiose prima che del Dio vivo e vero” e si concentrano “su rituali e precetti piuttosto che abbracciare con tutto sé stessi il Dio dell’amore”. Questa è la “tentazione dei nuovi fondamentalisti”: la strada fa loro paura e “vanno indietro perché si sentono più sicuri: cercano la sicurezza di Dio e non il Dio della sicurezza”. Lo ha sottolineato Papa Francesco all’udienza generale imperniando la propria catechesi sulla lettera ai Galati.

Mettiamoci davanti a Cristo Crocifisso

Il Pontefice ha ricordato che “la predicazione di San Paolo è tutta incentrata su Gesù e sul suo mistero pasquale”. Ai Galati, “tentati di basare la loro religiosità sull’osservanza di precetti e tradizioni”, l’Apostolo ricorda “il centro della salvezza e della fede: la morte e risurrezione del Signore”.

Se perdiamo il filo della vita spirituale, se mille problemi e pensieri ci assillano, facciamo nostro il consiglio di Paolo: mettiamoci davanti a Cristo Crocifisso, ripartiamo da Lui. Prendiamo il Crocifisso tra le mani, teniamolo stretto sul cuore. Oppure sostiamo in adorazione davanti all’Eucaristia, dove Gesù è Pane spezzato per noi, Crocifisso Risorto, potenza di Dio che riversa il suo amore nei nostri cuori.

Lo Spirito Santo cambia il cuore

Guidati da San Paolo, Francesco esorta a compiere “un passo ulteriore” mossi da una domanda.

Chiediamoci: che cosa succede quando incontriamo nella preghiera Gesù Crocifisso? Succede quello che accadde sotto la croce: Gesù consegna lo Spirito (cfr Gv 19,30), dona cioè la sua stessa vita. E lo Spirito, che scaturisce dalla Pasqua di Gesù, è il principio della vita spirituale. È Lui che cambia il cuore: non le nostre opere. E’ Lui che cambia il cuore, non le cose che noi facciamo, ma l’azione dello Spirito Santo in noi, cambia il cuore! È Lui che guida la Chiesa, e noi siamo chiamati a obbedire alla sua azione, che spazia dove e come vuole.

La lotta spirituale

La vita della comunità, ha spiegato Francesco, “si rigenera nello Spirito Santo”. Ed è sempre grazie allo Spirito Santo si alimenta la vita cristiana e portando avanti la “lotta spirituale”. Proprio il combattimento spirituale “è un altro grande insegnamento della Lettera ai Galati”.

L’Apostolo presenta due fronti contrapposti: da una parte le «opere della carne», dall’altra il «frutto dello Spirito». Che cosa sono le opere della carne? Sono i comportamenti contrari allo Spirito di Dio. L’Apostolo le chiama opere della carne non perché nella nostra carne umana ci sia qualcosa di sbagliato o cattivo; anzi, abbiamo visto come egli insista sul realismo della carne umana portata da Cristo sulla croce! Carne è una parola che indica l’uomo nella sua dimensione solo terrena, chiuso in sé stesso, in una vita orizzontale, dove si seguono gli istinti mondani e si chiude la porta allo Spirito, che ci innalza e ci apre a Dio e agli altri. Ma la carne ricorda anche che tutto questo invecchia, e che tutto questo passa, marcisce, mentre lo Spirito dà la vita. 

“Fratelli, il frutto dello Spirito è amo re, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. (Lettera ai Galati, Gal 5,22-24)”

Il frutto dello Spirito

L’Apostolo Paolo, ha ricordato Francesco, elenca “le opere della carne, che fanno riferimento all’uso egoistico della sessualità, alle pratiche magiche che sono idolatria e a quanto mina le relazioni interpersonali, come “discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie”. Tutto questo è il frutto “della carne”, di un comportamento soltanto “umano”. Il frutto dello Spirito, invece, è “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. I cristiani, ha detto il Papa,  “sono chiamati a vivere così”. Può essere un buon esercizio spirituale “leggere l’elenco di San Paolo e guardare alla propria condotta, per vedere se corrisponde, se la nostra vita è veramente secondo lo Spirito Santo, se porta questi frutti”. Ad esempio, i primi tre elencati sono l’amore, la pace e la gioia: “da qui si riconosce una persona abitata dallo Spirito”. “Una persona che è in pace, che è gioiosa e che ama. Con queste tre tracce si vede lo Spirito”.

Questo insegnamento dell’Apostolo pone una bella sfida anche alle nostre comunità. A volte, chi si accosta alla Chiesa ha l’impressione di trovarsi davanti a una fitta mole di comandi e precetti: questo non è la Chiesa! Questo può essere qualsiasi associazione. Ma, in realtà, non si può cogliere la bellezza della fede in Gesù Cristo partendo da troppi comandamenti e da una visione morale che, sviluppandosi in molti rivoli, può far dimenticare l’originaria fecondità dell’amore, nutrito di preghiera che dona la pace e di gioiosa testimonianza.

 Animati dal soffio dello Spirito d’amore

Allo stesso modo, ha osservato il Papa, “la vita dello Spirito che si esprime nei Sacramenti non può essere soffocata da una burocrazia che impedisce di accedere alla grazia dello Spirito, autore della conversione del cuore”. Quante volte, ha detto a braccio il Pontefice, vescovi e preti seguono “tanta burocrazia per dare un sacramento” e la gente “se ne va”: “non vede in noi, tante volte, la forza dello Spirito che rigenera, che ci fa nuovi a tutti”. 

Abbiamo dunque la grande responsabilità di annunciare Cristo crocifisso e risorto animati dal soffio dello Spirito d’amore. Perché è solo questo Amore che possiede la forza di attirare e cambiare il cuore dell’uomo.

Verso Cop26

Dopo la catechesi, il Papa ha salutato i  pellegrini  di  lingua  inglese , “specialmente  i  giovani di vari paesi impegnati in vista della Cop26 a Glasgow e i gruppi provenienti  dagli  Stati  Uniti  d’America”. “Su tutti voi e sulle vostre famiglie – ha detto – invoco la gioia e la pace del Signore”.

“Si alla vita”

Salutando i fedeli polacchi, Francesco ha poi ricordato che su richiesta di una fondazione del Paese denominata “Sì alla vita” ha benedetto oggi le campane che portano il nome: “La voce dei non nati”. “Sono destinate all’Ecuador e all’Ucraina. Per queste nazioni e per tutti siano segno di impegno in favore della difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Che il loro suono – ha affermato infine il Papa – annunci al mondo il ‘Vangelo della vita’, desti le coscienze degli uomini e il ricordo dei non nati. Affido alla vostra preghiera ogni bambino concepito, la cui vita è sacra e inviolabile”.