Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Ogni persona umana è preziosa, ha un valore che non dipende da quello che ha o dalle sue abilità, ma dal semplice fatto che è persona, immagine di Dio”. Lo ribadisce Papa Francesco nel suo discorso all’Istituto Serafico di Assisi – Ente Ecclesiastico senza scopo di lucro che promuove e svolge attività riabilitativa, psicoeducativa e assistenza socio-sanitaria per bambini e giovani adulti con disabilità, che quest’anno celebra il 150.mo anniversario di fondazione -, ricevuto in udienza.
Nell’Aula Paolo VI si sono ritrovati insieme una rappresentanza dei ragazzi assistiti dal Serafico, i loro genitori, dipendenti, volontari, sostenitori, i Padri Rogazionisti, che hanno gestito l’Opera per più di quaranta anni, le suore Elisabettine Bigie, monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, e i francescani del Sacro Convento. Ad accogliere il Pontefice un lungo applauso e il saluto della presidente del Serafico Francesca Di Maolo con gli auguri per i 52 anni dell’ordinazione sacerdotale celebrati oggi.
La vita sempre degna di essere vissuta
Prendendo la parola il Papa ricorda la sua visita alla struttura il 4 ottobre 2013 e il fondatore, San Ludovico da Casoria che ispirandosi all’amorevole attenzione di San Francesco verso i malati e gli emarginati, volle dar vita ad un Istituto per ciechi e sordomuti. Il Pontefice rimarca che “se la disabilità o la malattia rendono la vita più difficile, questa non è meno degna di essere vissuta, e vissuta fino in fondo”:
È importante guardare al disabile come a uno di noi, che deve stare al centro della nostra cura e della nostra premura, e anche al centro dell’attenzione di tutti e della politica. È un obiettivo di civiltà. Adottando questo principio, ci si accorge che la persona con disabilità non solo riceve, ma dà. Prendersene cura non è un gesto a senso unico, ma uno scambio di doni.
L’aiuto a chi ha più bisogno
Per il Pontefice è un principio che vale per tutti, perché è nella “coscienza, che ci fa sentire la nostra condizione di unità tra tutti gli esseri umani”. È quel “vincolo di fraternità” di cui Francesco parla nell’Enciclica Fratelli tutti, firmata proprio ad Assisi:
Occorre pertanto che di questo principio si prenda piena coscienza e se ne sviluppino le conseguenze, anche quando si tratta di distribuire la ricchezza comune, perché non capiti che proprio chi ha più bisogno di soccorso ne resti privo.
La solidarietà della gente e il contributo delle istituzioni
Il pensiero di Francesco va anche alle “tante strutture” che svolgono servizi come quelli offerti dal Serafico di Assisi, che “talvolta fanno fatica a sopravvivere o a rendere al meglio le loro prestazioni” e per i quali “è necessaria la solidarietà di tante persone”:
Ma lo Stato e la pubblica amministrazione devono fare la loro parte. Non si possono lasciare sole tante famiglie costrette a lottare per sostenere dei ragazzi in difficoltà, con la grande preoccupazione del futuro che li attende quando non potranno più seguirli.
L’amore, la logica che muove il Serafico
Il Papa rimarca poi il particolare legame che si istaura con i genitori dei ragazzi di cui il Serafico si prende cura ed evidenzia che “i servizi dell’Istituto non si riducono all’assistenza professionale, ma assicurano a ciascuno un’attenzione personalizzata, attenta, premurosa”. Questo perché “la logica del ‘Serafico’ è l’amore, quello che si impara dal Vangelo alla scuola di San Francesco e di San Ludovico; l’amore che sa leggere negli occhi o nei gesti, anticipa i desideri, non si arrende di fronte alle fatiche, trova ogni giorno la forza di ricominciare, e gioisce di ogni pur minimo progresso della persona assistita”.
In linea con Economy of Francesco
Concludendo Francesco cita la scuola socio-politica nata nell’Istituto allo scopo di “stimolare la società a ripensarsi a partire dagli ultimi” mettendo in luce quanto bene si inserisca “nel quadro dell’iniziativa Economy of Francesco, contribuendo a rinnovare l’economia nella giustizia e nella solidarietà”. Infine l0invito a quanti sono impegnati nell’Istituto di Assisi ad andare avanti sulle orme dei Santi, auspicando che il loro lavoro “abbia sempre il sapore e la letizia della missione”.
Al termine del suo discorso il Papa si è intrattenuto a lungo con i giovani pazienti del Serafico, i loro genitori, religiosi, personale dell’Istituto e i tutti i presenti nell’Aula Paolo VI. Calorosa e affettuosa l’accoglienza ricevuta da Francesco che non ha dimenticato nessuno e diversi i doni che gli sono stati consegnati mentre un coro ha accompagnato l’intero incontro.
Il saluto della presidente dell’Istituto
A precedere le parole del Pontefice il saluto della presidente del Serafico di Assisi Francesca Di Maolo, che ha definito i 150 anni dell’Istituto “un viaggio in mare aperto, spinti dall’amore sulla via della fraternità”. “La nostra missione a volte stride con la cultura dominante – ha aggiunto -. In tempi di crisi economica, a causa delle ristrettezze delle risorse, l’accesso ai servizi sanitari viene garantito in base ai risultati di salute che possono generare. È in atto una pericolosa deriva culturale, secondo cui ‘l’inguaribile è incurabile’ – ha proseguito -. Questa conclusione è aberrante: dell’inguaribile ci si può sempre prendere cura! Accanto ai nostri ragazzi abbiamo imparato che anche in un corpo immobile c’è un’anima capace di volare se c’è qualcuno al suo fianco”.
Francesca Di Maolo ha sottolineato che “il Serafico non è un’officina dove si ripara una parte malfunzionante di una macchina”, che l’impegno dell’Istituto va oltre e che “il prendersi cura inizia prima dell’atto medico e assistenziale”, nasce e cresce nella relazione e “si esprime anche nell’attenzione per la bellezza, la musica, l’arte, la preghiera, gli affetti”. Poi la presidente del Serafico ha ringraziato Francesco “per i suoi continui appelli sull’importanza dell’accessibilità alle cure” e ha evidenziato che “il diritto per tutti all’accesso alle cure, al lavoro e all’istruzione sono i capisaldi su cui si fondano la democrazia sostanziale, la civiltà e il benessere di un Paese”.