Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Essere come il levito: piccole nascoste, ma piene di fede. E’ l’invito di Francesco alle Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata: “quanto è più grande la pasta da lievitare, tanto più ricco di qualità deve essere il fermento”. Essere consacrati in un Istituto secolare – ha detto – vuol dire vivere lo spirito dell’Incarnazione nel tempo e nel luogo in cui Dio ci ha posto”.
Come Gesù, nel tempo e nello spazio
“Non significa rifugiarsi in una terra di mezzo, ma condividere pienamente, come Gesù, la condizione della gente comune, la quotidianità del lavoro, della casa, delle relazioni di vicinato, e così via, tutto animato dalla luce della fede, dal calore della carità, dall’orizzonte della speranza”.
Con coraggio nella secolarità
Santificare le attività secolari per ricapitolare tutto in Cristo, vivere come gli altri e in mezzo agli altri, ma con un’unione tale a Dio che santifichi progetti e azioni. È questa la chiamata delle Cooperatrici Oblate secondo il Papa che indica loro come modello la vita nascosta di Gesù, le cui azioni ordinarie avevano un valore divino, anche quando compiute nel nascondimento. Da qui l’invito ad abitare con coraggio la secolarità:
“La profezia della consacrazione secolare è incompatibile con il timore di luoghi e situazioni a rischio. Al contrario, sono precisamente queste situazioni a essere propizie a tale consacrazione, là dove le persone soffrono esclusione, emarginazione, sono lese nella loro dignità”.
Santi in nome di Dio
Esortava ad essere santi in nome di Dio, il fondatore Sant’Eugenio di Mazenod. Francesco suggerisce alle Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata tre atteggiamenti per declinare questa chiamata.
La preghiera come l’ossigeno
Primo: essere pronte, vivendo pienamente il presente, rifuggendo da applausi e successo, completamente donate a Dio e in relazione con Lui:
“La preghiera ossigena la vita: come non si può vivere senza respirare, così non si può essere cristiani e tanto meno consacrati senza pregare”
Donarsi totalmente
Secondo. Essere oblate vuol dire donarsi totalmente a Dio senza riserve come ha fatto Gesù “morendo in croce”, mostrandoci che “la vita è amore che chiede amore”:
“Questa strada non è comoda, non è facile, chiede di pagare di persona. Ma è la strada della pace e della gioia”.
Come Maria
Come terzo atteggiamento infine il Papa suggerisce di avere la stessa fiducia in Dio che ha avuto Maria, imitandola nell’ascolto e nell’accoglienza della volontà di Dio, “perché la sua Parola prenda carne anche in noi”.