Francesco: Armida Barelli, testimone della sintesi tra Parola e vita

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Roberta Barbi – Città del Vaticano

Una vita impregnata di “ascolto e accoglienza del Vangelo” che l’ha fatta diventare testimone del “legame tra ciò che si ascolta e ciò che si vive”, l’esperienza più importante per un cristiano, quella di farsi sintesi “tra Parola e vita” e che rende “la fede un’esperienza incarnata”. Così il Papa introduce alla lettura, firmandone la prefazione, del libro biografico “La zingara del buon Dio” che racconta l’intensa parabola umana di Armida Barelli, fondatrice della Gioventù femminile dell’Azione cattolica e cofondatrice dell’Università voluta da Agostino Gemelli, con il quale aveva sviluppato “un ininterrotto rapporto di comunione spirituale e di collaborazione operativa” che durò fino alla morte, come sottolinea Francesco.

Ai vertici dell’Azione Cattolica

“I Santi e i Beati laici dell’Azione Cattolica sono una ricchezza per la Chiesa”. Il Papa ricorda in questo modo il ruolo dirigenziale che Armida Barelli ricoprì ininterrottamente ai vertici dell’Azione Cattolica dal 1918 al 1949: “Ha vissuto la sua vocazione passo dopo passo – scrive il Santo Padre – avviandosi sulla strada che l’ha condotta ad animare un grande movimento di donne, portandole a vivere in pienezza la propria vocazione e a sentirsi membra vive della Chiesa”. Una radicale scelta di vita, la sua, che è scelta di “fede vissuta nella modernità del Novecento”, ma è fatta anche di “un profondo rapporto con la Chiesa di corresponsabilità e obbedienza”. A questo proposito Francesco ricorda che la Barelli ebbe rapporti stretti con tre Pontefici: Benedetto XV che “le affida il primo mandato”, Pio XI che per lunghi anni ne “sostiene lo sforzo organizzativo”, e Pio XII che le conferma “la propria fiducia nei drammatici anni della guerra e della ricostruzione”.   

Promotrice di un nuovo ruolo per la donna nella Chiesa

All’epoca in cui vive Armida, a cavallo tra ’800 e ’900, l’opzione di vita per le donne rimbalzava tra due alternative: sposarsi per diventare moglie e madre, oppure abbracciare la vita religiosa. Lei sceglie una terza via: l’apostolato laicale in forma associata. “L’azione di Armida si è dispiegata per oltre quarant’anni nell’organizzazione del movimento cattolico femminile”, spiega Francesco ricordando la sua vocazione alla consacrazione nel mondo con l’istituto secolare delle Missionarie della Regalità, e poi l’Opera della Regalità volta alla formazione della liturgia popolare. “Con la sua opera ha contribuito in maniera decisiva alla promozione delle giovani donne cristiane nella prima metà del Novecento – scrive il Papa – e al processo di integrazione tra Nord e Sud”. “La sua missione è l’Italia”, le disse Benedetto XV e lei, con coraggio, si mise in viaggio percorrendo la penisola in lungo e in largo per fondare la Gioventù femminile nelle diocesi italiane, meritandosi l’appellativo che dà il titolo all’opera, “La zingara di Dio”. In questi viaggi incontra tante persone, ma soprattutto, come sottolinea Francesco, “invita le donne a mettersi in gioco come cittadine e come cristiane”.

La fondazione dell’Università Cattolica

Nell’avventura di padre Agostino Gemelli, Armida Barelli gioco un ruolo da protagonista e lo affianca con entusiasmo in un progetto che unisce l’apostolato popolare che ha tanto a cuore, con l’alta formazione. “Come cofondatrice coinvolse le diocesi nel sostegno dell’Ateneo dei cattolici italiani – evidenzia ancora Papa Francesco – ha contribuito a far sì che l’elaborazione del sapere non corresse il rischio dell’astrazione ma si misurasse costantemente con la realtà avendo a cuore la verità, il bene comune e la carità”. E secondo l’insegnamento di padre Agostino Gemelli, anche lei mette la figura di San Francesco al centro della propria esperienza di apostolato: la figura del Santo “la conduce a vivere la vita e l’impegno come radicale risposta vocazionale – prosegue il Papa – a questo unisce la rinnovata devozione al Sacro Cuore”.  

Il laicato: nuova via verso la santità

Nella società contemporanea ad Armida, essere laici è una condizione per così dire minoritaria nella Chiesa, quasi una contrapposizione a quel cammino verso la santità riservato solo ai consacrati. Con la sua vita, però, lei stravolge questa situazione di preclusione: “È una donna che ha fatto della laicità un antidoto all’autoreferenzialità – prosegue Francesco – caratteristica che permette di camminare insieme per incontrare le persone nella particolare condizione che vivono”. Anticipatrice di fatto dell’universale chiamata alla Santità del Concilio Vaticano II, dunque, la sua esperienza personale, secondo il Santo Padre, “segna un passaggio decisivo nella visione del laicato: non più una condizione di minorità, ma la scoperta di come quel vissuto laicale, all’interno del popolo di Dio, sia la strada per vivere la Santità”. Infine, ma non per ultima, la vita di Armida è indicata come esempio dell’amore di Dio per gli uomini: “Un amore che diviene passione per gli uomini e le donne del nostro tempo – conclude Francesco – perché possano fare e far fare esperienza di Chiesa come comunità accogliente, impegnata e gioiosa”.