Adriana Masotti – Città del Vaticano
Una porta stretta ma aperta a tutti. E’ la porta che dà accesso alla salvezza di cui parla Gesù ai discepoli ad una condizione, quella di porre come “metro di misura” della propria vita il Maestro e il suo Vangelo.
Essere di Gesù significa seguirlo sulla sua strada
Nel brano dell’evangelista Luca, proposto dalla liturgia odierna, la domanda rivolta a Gesù, che diretto a Gerusalemme attraversa i villaggi predicando, è se “sono pochi quelli che si salvano”. La risposta sembra contraddire, afferma il Papa, i precedenti insegnamenti di Cristo e le stesse parole conclusive del brano che annunciano una mensa nel regno di Dio preparata per tutti. “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”, risponde infatti Gesù, ma questo non vuol dire che la salvezza è riservata a pochi o ai perfetti. Per spiegarlo Francesco dice che, nel presentare l’immagine della porta stretta, Gesù si riferiva all’uso ai suoi tempi di chiudere di notte tutte le porte della città tranne una, piccola, la sola da cui si poteva passare per tornare a casa. E ricorda l’altra affermazione di Gesù: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”. Per entrare nella vita di Dio bisogna, dunque, passare attraverso di Lui accogliendo la sua Parola.
Come per entrare in città bisognava “misurarsi” con l’unica porta stretta rimasta aperta, così quella del cristiano è una vita “a misura di Cristo”, fondata e modellata su di Lui. Significa che il metro di misura è Gesù e il suo Vangelo: non quello che pensiamo noi, ma quello che ci dice Lui. E allora si tratta di una porta stretta non perché sia destinata a pochi, no, ma perché essere di Gesù significa seguirlo, impegnare la vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé come ha fatto Lui, che è passato per la porta stretta della croce.
I gesti quotidiani di amore di tanti
Papa Francesco spiega che cosa significa seguire Gesù e quindi “entrare nel progetto di vita che Dio ci propone”. Vuol dire “restringere lo spazio dell’egoismo”, della superbia e dell’orgoglio, non sentirsi autosufficienti e superare la pigrizia per amare gli altri. Poi fa degli esempi:
Pensiamo per essere concreti a quei gesti quotidiani di amore che portiamo avanti con fatica: ai genitori che si dedicano ai figli facendo sacrifici e rinunciando al tempo per sé stessi, è la porta aperta di Lui, porta stretta, aperta; pensiamo a coloro che si occupano degli altri e non solo dei propri interessi, quanta gente è così, buona; pensiamo a chi si spende al servizio degli anziani, dei più poveri e dei più fragili; pensiamo a chi va avanti a lavorare con impegno, sopportando disagi e magari incomprensioni; pensiamo a chi soffre a motivo della fede, ma continua a pregare e ad amare; a quanti, anziché seguire i propri istinti, rispondono al male con il bene, trovano la forza di perdonare e il coraggio di ricominciare.
E noi da che parte stiamo?
Tutte queste, afferma ancora Papa Francesco, sono persone che al posto delle proprie comodità scelgono di spendere la propria vita nell’amore. Queste alla fine saranno riconosciute dal Padre. E noi?
Fratelli e sorelle, noi da che parte vogliamo stare? Preferiamo la strada facile del pensare solo a noi stessi o scegliamo la porta stretta del Vangelo, che mette in crisi i nostri egoismi ma ci rende capaci di accogliere la vera vita che viene da Dio e ci fa felici? Da che parte stiamo?
Maria è passata per la porta stretta
Il Papa conclude rivolgendo una preghiera a Maria “che ha seguito Gesù fino alla croce” affinchè lei “ci aiuti a misurare la nostra vita” sul suo Figlio per poter entrare così “nella vita piena ed eterna”.
I saluti dopo la preghiera
Al termine della preghiera dell’Angelus, Francesco rivolge come di consueto un saluto alle famiglie, gruppi parrocchiali, associazioni di diversa provenienza presenti in Piazza San Pietro. In particolare la comunità del Pontificio Collegio Nord Americano che conta nuovi seminaristi. “Li esorto – dice il Papa – all’impegno spirituale e alla fedeltà al Vangelo e alla Chiesa”. Cita le consacrate dell’Ordo virginum incoraggiandole “a testimoniare con gioia l’amore di Cristo”. Il suo pensiero va poi ai giovani del cammino della Via Lucis oggi in partenza da Roma. Infine una raccomandazione: “Perseveriamo nella vicinanza e nella preghiera per il caro popolo ucraino, che sta vivendo una immane crudeltà”.