Adriana Masotti – Città del Vaticano
Circa 200 le persone della Fondazione Arché che Papa Francesco accoglie con gratitudine in Sala Clementina nella tarda mattinata di oggi. Dopo aver ascoltato le parole di don Giuseppe Bettoni, il sacerdote che ha dato vita all’associazione e che da trent’anni si impegna a fianco di mamme con bambini in difficoltà, Francesco commenta il nome “Arché”, che, dice, “richiama l’origine, il principio”, e “in principio c’è l’Amore, l’amore di Dio”.
Tutto ciò che è vita, tutto ciò che è bello, buono e vero viene da lì, da Dio che è amore, come dal cuore e dal grembo di una madre viene la vita umana, e come dal cuore e dal grembo di una Madre è venuto Gesù, che è l’Amore fattosi carne, fattosi uomo.
Un’esperienza di servizio ‘con’ i poveri
Papa Francesco sottolinea che quello che conta sono quindi i volti, le persone: le mamme e i bambini aiutati dalla Fondazione a liberarsi dalla violenza o le donne migranti “che portano nella loro carne esperienze drammatiche”.
Le vostre comunità accoglienti sono un segno di speranza prima di tutto per loro, per queste donne e per i loro figli. Ma lo sono anche per voi stessi che condividete la vita con loro; e per i volontari, i giovani, le giovani, le giovani coppie che in queste comunità fanno esperienza di servizio non solo ‘per’ i poveri – cosa molto buona – ma più buono è ‘con’ i poveri.
La gioia della condivisione
L’esperienza vissuta dai membri di Archè richiama l’immagine di Maria con il Bambino tradotta in pratica. E’ un’accoglienza “fatta di storie e di volti concreti”.
Questo significa certamente problemi, difficoltà, fatiche… Ma significa nello stesso tempo gioia, gioia di vedere che la condivisione apre strade di libertà, di rinascita, di dignità. Per questo vi ringrazio, cari fratelli e sorelle, e vi benedico perché possiate andare avanti finché il Signore vorrà.
Comunità in cui si vive lo stile di Dio
Papa Francesco conclude il suo saluto esprimendo gratitudine per la prossima inaugurazione da parte della Fondazione di una nuova casa a Roma che ospiterà una nuova comunità. “Che sia un luogo – auspica – in cui si vive lo stile di Dio, che è vicinanza, tenerezza e compassione”, una struttura “sempre al servizio delle persone, non al contrario”.