Chiesa Cattolica – Italiana

Francesco alla diocesi di Roma: valorizzate di più il pensiero sociale della Chiesa

Il Papa a San Giovanni in Laterano incontra i fedeli della capitale per l’assemblea “Ricucire lo strappo, oltre le disuguaglianze”. L’appello è a tessere una nuova rete solidale nella città lacerata da povertà educativa, sanitaria, lavorativa, abitativa. “La povertà sia sentita come un’urgenza ecclesiale, impegno e responsabilità di tutti”. L’invito del vescovo di Roma è a costruire più alleanze con le istituzioni mettendo al centro la dignità della persona oltre i pregiudizi

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Il Papa giunge con il suo ormai consueto anticipo nella basilica lateranense la quale lo accoglie gremita del Popolo di Dio, laici, giovani e meno giovani, sacerdoti, catechisti, famiglie, anche turisti. L’invocazione allo Spirito Santo seguito dall’introduzione dell’arciprete monsignor Baldassarre Reina, suo vicario per la Diocesi di Roma. “Fa’ di noi una cosa sola” è il ritornello della preghiera che risuona forte in un appuntamento che è insieme approdo di un lungo percorso realizzato nelle periferie ma è anche cominciamento di una fase nuova, l’auspicio di tutti, fase di uscita dalle inerzie per risanare i molteplici strappi del tessuto urbano.

Autorità politiche, società civile e leader religiosi

Ci sono il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il prefetto Lamberto Giannini, il questore Roberto Massucci, il vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio Giuseppe Cangemi. Ma anche Andrea Riccardi, della Comunità di Sant’Egidio, e il sociologo Giuseppe De Rita, tra coloro che erano presenti al convegno sui “mali di Roma” di cinquant’anni fa. Un gruppo di rappresentanti ecumenici siede in prima fila, segno che le attese di giustizia e fraternità sono da condividere trasversalmente tra le Chiese: invitati monsignor Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa Armena Apostolica a Roma, Ian Ernest direttore del Centro anglicano di Roma, c’è il mondo ortodosso con il metropolita Policarpo, Padre Militaru, della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, l’Archimandrita Symeon Katsinas, Greco-Ortodosso; e ancora Rami Alkabalan, del Patriarcato di Antiochia dei Siri presso la Santa Sede, Abdellah Redouane, del Centro Islamico Culturale d’Italia – Grande Moschea di Roma.

Le testimonianze dalla Diocesi di Roma

La liturgia della Parola procede con lettura del profeta Isaia, il salmo 34 con l’invocazione del povero che grida al Signore di essere vicino a chi ha il cuore ferito, a chi è affranto. E poi il Vangelo di Luca con il racconto di chi è chiamato a proclamare l’anno di grazia del Signore. Il Papa parla dopo aver ascoltato le testimonianze di Mariagrazia, una studentessa del liceo classico Amaldi a Tor Bella Monaca, dell’avvocato Daniele Leppe, volontario in questa stessa periferia romana come anche al Quarticciolo, del giornalista Marco Damilano. Una città divisa non può reggere, dice quest’ultimo. Il sussidio che ricapitola il percorso che portato a questa assemblea viene consegnato alle autorità capitoline da Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma. “Non una consegna leggera”, precisa Damilano, che esige responsabilità. Il coro canta la preghiera semplice di San Francesco: fa’ di me, Signore, uno strumento della tua pace. Poi prende la parola il Papa, che restituisce in forma di invito alla collettività ciò che ha appena ascoltato dalle testimonianze. Portare ai poveri il lieto annuncio, ricucire gli strappi del tessuto sociale, seminare speranza: questi i cardini su cui concentrare la pastorale secondo il vescovo di Roma

Il povero non è solo un numero, è la carne di Cristo

Il dolore al pensiero di tante lacerazioni che vive ancora oggi la città di Roma è espresso dal Papa in forma di domanda che vuole interpellare ciascuno:

Sapere che ci sono persone che vivono per strada, giovani che non riescono a trovare un lavoro o una casa, ammalati e anziani che non hanno accesso alle cure, ragazzi che sprofondano nelle dipendenze dalle droghe e in molte altre dipendenze “moderne” , persone segnate da sofferenze mentali che vivono in stato di abbandono o disperazione, non può essere solo un dato statistico; sono volti e storie di nostri fratelli che ci toccano e ci interpellano: cosa possiamo fare noi? Vediamo nella storia ferita di queste persona il volto di Cristo sofferente? Avvertiamo il problema per farcene carico? Cosa possiamo fare insieme?

Sentire la povertà un’urgenza ecclesiale

Il tema dei poveri torna con grande centralità nelle parole preoccupate del vescovo di Roma. Poiché “sono la carne di Cristo” rispetto ai quali Gesù “non offre una soluzione magica”. Ciò che viene richiesto è semplicemente portare l’annuncio del Vangelo. “Il povero – afferma il Pontefice – non può essere un numero, un problema o ancor peggio uno scarto”. Compiaciuto per l’impegno, spesso nascosto, di tanti che mettono in pratica la prossimità ai più vulnerabili, Francesco ricorda:

Dobbiamo sentire la questione della povertà come un’urgenza ecclesiale, che diventa impegno e responsabilità di tutti e sempre. […] Rendiamoci presenti presso i poveri e diventiamo per loro il segno della tenerezza di Dio!

Osare nella carità, vincendo indifferenza e pregiudizio

Non assistere inermi alle contraddizioni della realtà romana lacerata. Il Papa invita ad essere propositivi, a intavolare un dialogo permanente con le istituzioni e le associazioni, a osare nella carità, superando “il virus dell’indifferenza” con la “pazienza del dialogo senza pregiudizi”.

Sarebbe bello se dall’incontro di stasera si uscisse con qualche impegno concreto, verificabile sulla linea di uno sforzo comune mirato ad azioni capaci di aiutarci a superare le disuguaglianze. Ma, intanto, vorrei chiedervi questo: valorizzate di più, nella pastorale ordinaria e nella catechesi, il pensiero sociale della Chiesa. É importante, infatti, formare le coscienze alla dottrina sociale della Chiesa, perché il Vangelo sia tradotto nelle diverse situazioni di oggi e ci renda testimoni di giustizia, di pace, di fraternità.

Realizzare operre concrete di speranza

Alle porte del Giubileo, il Successore di Pietro invita a non rassegnarsi. Il pensiero va a chi, come don Luigi Di Liegro, ha seminato i primi tasselli di un’operosa azione di volontariato nella città di Roma, a tanti laici che si sono messi sui suoi passi. Bisogna solo crederci. E cità il poeta Peguy che parlava della speranza come di una “bambina da nulla che attraverserà mondi”. 

Rivolgo a tutti voi un appello forte a realizzare opere concrete di speranza. La molteplicità delle problematiche sociali prese in esame e presentate anche questa sera potrebbe scoraggiare fino al punto da dire che “non possiamo fare nulla”.

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