Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Ci sono più schiavi in questo tempo che nel passato. È quanto sottolinea Francesco rivolgendosi ai religiosi dell’Ordine della Beata Vergine Maria della Mercede, fondato nel 1218 con lo scopo di liberare i prigionieri cristiani fatti schiavi. Il Papa spiega, parlando a braccio in spagnolo, che anche oggi ci sono tanti prigionieri:
Cambiano di geografia, cambiano di modalità, cambiano di colore, ma la schiavitù è una realtà che si adatta ogni volta di più. Ogni volta di più e con più varietà. Oggi possiamo forse dire con sicurezza che ci sono più schiavi che ai tempi della vostra fondazione, certamente. E questa deve essere una sfida, certamente, per la vostra risposta. Le nuove forme di schiavitù, quelle che sono dissimulate, quelle che non si conoscono, quelle che sono nascoste, ma ce ne sono tante. Anche nelle megalopoli come Roma, Londra, Parigi, ovunque, ci sono schiavitù che vanno avanti. Cercatele e chiedete al Signore: cosa devo fare?
Mettersi all’ascolto
Francesco indica poi una via che deve orientare il cammino delle persone consacrate: “noi religiosi non possiamo mai dimenticare che non c’è sequela senza servizio né servizio senza croce”. La situazione attuale, sottolinea il Papa, si potrebbe paragonare a quella del passo del Vangelo delle nozze di Cana nel quale Maria dice a Gesù: “Non hanno più vino”. Molte realtà che possiamo vedere oggi nel mondo, nella Chiesa, ricorda il Papa, ci parlano “di questa carenza, della mancanza di speranza, di motivazione, di soluzioni”. “Dinanzi a questo, la Vergine vi interpella: mettetevi all’ascolto!”.
Al Capitolo non si va per dire la cosa giusta
Il discorso di Francesco è poi puntellato da varie domande: “che cosa dobbiamo ascoltare? Le voci che ci parlano di tutte le cose negative? Quelle che ci vendono soluzioni facili o forse quelle che ci propongono soluzioni di compromesso?”. Maria chiede che sia Gesù a interpellare “il cuore in modo nuovo, originale e inatteso”. Ricordando l’episodio delle Nozze di Cana, il Papa sottolinea inoltre che Gesù “propone una cosa che di sicuro a nessun servo sarebbe venuta in mente”: “riempire le giare per la purificazione e perdipiù riempierle di acqua”. Ai servi Gesù non dice “quello che si aspettano, ma qualcosa che non avrebbero mai immaginato di sentire”. Passando dalla scena di Cana a quella del mondo di oggi, il Papa spiega che “al Capitolo non si va per dire la cosa giusta”. Ma si va per ascoltare “con semplicità, con gratitudine, con abbandono”. In primo luogo, per “ascoltare Dio, per quanto possa parlarci per mezzo del fratello o delle circostanze”.
Tornare alla fonte
Riferendosi alla scena delle Nozze di Cana, il Pontefice aggiunge che le giare per la purificazione “ci invitano a tornare al primo amore, alla fonte, a recuperare l’atteggiamento innocente e pieno di speranza dei nostri primi anni di vita consacrata”. “Le giare che si sono svuotate devono tornare a riempirsi con la stessa gioia con cui si sono riempite prima che il banchetto iniziasse”. Il Signore, afferma il Papa, ci chiede questo: “ricominciate ogni giorno, in ogni progetto, non vi stancate, non vi scoraggiate”. La vocazione della Chiesa, spiega il Santo Padre, è quella di evangelizzare. Francesco esorta poi ad aprire il “cuore per accogliere la sorpresa che Gesù ci porta”, ad “ascoltate Maria, a non temere di lasciarsi “sorprendere da questa voce che “invita a riempire di nuovo le giare”, a consumarsi nel servizio concreto e semplice”. Si deve saper stare come Maria, “accanto a Cristo ai piedi della croce”.