Francesco ai neo cardinali: siate l’armonia che rappresenta la sinodalità della Chiesa

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In piazza San Pietro è stato celebrato il Concistoro durante il quale il Papa ha creato di 21 nuovi porporati, di cui 18 elettori e 3 non elettori: come nel giorno di Pentecoste la diversità delle vostre lingue è un soffio nuovo per la Chiesa, “siate evangelizzatori evangelizzati e non funzionari”

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Quella Chiesa santa, apostolica e “madre, che parla in tutte le lingue, che è una ed è cattolica”, nata con la Pentecoste, quando gli apostoli si ritrovarono a Gerusalemme assieme ai giudei che vi abitavano, ma anche a parti, medi, elamiti e tanti altri popoli di vari Paesi che li udivano parlare nei loro idiomi, Francesco la intravede nel nuovo Collegio cardinalizio, ampliatosi oggi con la creazione di 21 porporati, di cui 18 elettori e 3 non elettori. Non è tra loro Luis Pascual Dri, confessore nel Santuario di Nostra Signora di Pompei di Buenos Aires. Nell’omelia del Concistoro celebrato in una piazza San Pietro rischiarata da un caldo sole di fine settembre, dove, fra circa 12 mila fedeli, spiccano le berrette rosse di tutto il mondo, il Papa sottolinea la diversa provenienza dei suoi più stretti collaboratori richiamando l’immagine di un’orchestra.

Il Collegio Cardinalizio è chiamato ad assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa.

Una Chiesa sinfonica e sinodale

Per Francesco “il carattere sinodale della Chiesa” è come una sinfonia, in cui i diversi strumenti danno ciascuno il proprio apporto, “a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme”. Ma “la diversità è necessaria, è indispensabile”, anche se, spiega il Papa, “ogni suono deve concorrere al disegno comune”, e per tale motivo “è fondamentale l’ascolto reciproco: ogni musicista deve ascoltare gli altri”. Mentre “il direttore dell’orchestra è al servizio di questa specie di miracolo che ogni volta è l’esecuzione di una sinfonia”, a lui il compito di “ascoltare più di tutti gli altri” e di “aiutare ciascuno e tutta l’orchestra a sviluppare al massimo la fedeltà creativa, fedeltà all’opera che si sta eseguendo”. E proprio l’immagine dell’orchestra insegna “sempre meglio ad essere Chiesa sinfonica e sinodale”, e per questo Francesco la propone al collegio cardinalizio, “nella consolante fiducia che abbiamo come maestro lo Spirito Santo: maestro interiore di ognuno e maestro del camminare insieme”, che “crea la varietà e l’unità” e che “è la stessa armonia”.

Essere evangelizzatori evangelizzati e non funzionari

Più volte il Papa cita il brano evangelico che narra del “battesimo dello Spirito Santo”, del dono del Vangelo ricevuto in varie lingue, che deve risvegliare stupore e riconoscenza per la Buona Novella arrivata “a noi nelle nostre lingue, sulle labbra e nei gesti dei nostri nonni e dei nostri genitori, dei catechisti, dei sacerdoti, dei religiosi”, trasmessa anche “in dialetto, dalle mamme e dalle nonne”.

Siamo evangelizzatori nella misura in cui conserviamo nel cuore lo stupore e la gratitudine di essere stati evangelizzati. Anzi, di essere evangelizzati, perché in realtà si tratta di un dono sempre attuale, che chiede di essere continuamente rinnovato nella memoria e nella fede. Evangelizzatori evangelizzati e non funzionari.

La Pentecoste atto creativo che Dio rinnova continuamente

Ed è ancora alla Pentecoste che invita a guardare Francesco proseguendo la sua riflessione, un fatto che non è del passato, ma “un atto creativo che Dio rinnova continuamente”, un “mistero sempre attuale” di cui “la Chiesa e ogni suo membro vive”. Perché la Chiesa “non vive ‘di rendita’ – aggiunge Francesco – e tanto meno di un patrimonio archeologico”, ma “vive dell’oggi di Dio, per l’azione dello Spirito Santo”.

Oggi, alla luce della Parola, possiamo cogliere questa realtà: voi neo-Cardinali siete venuti da diverse parti del mondo e lo stesso Spirito che fecondò l’evangelizzazione dei vostri popoli, ora rinnova in voi la vostra vocazione e missione nella Chiesa e per la Chiesa.

Terminata l’allocuzione, Francesco crea e proclama i nuovi cardinali, scandendo i loro nomi, e li invita, poi, a professare la loro fede in Dio e la fedeltà alla Chiesa. “Prometto e giuro di rimanere, da ora e per sempre, finché avrò vita, fedele a Cristo e al suo Vangelo, costantemente obbediente alla Santa Apostolica Chiesa Romana…” dichiarano, poi, inchinatisi davanti al Papa, uno per uno, ricevono zucchetto e berretta cardinalizia. Da questo momento il Collegio cardinalizio giunge a 242 porporati, di cui 137 elettori e 105 non elettori.