Chiesa Cattolica – Italiana

Francesco ai giovani universitari: siate maestri di speranza per il pianeta

Un invito a essere “protagonisti di una nuova coreografia che metta al centro la persona umana”. Il Papa lo rivolge ai giovani universitari incontrati a Lisbona e li esorta a non sostituire i volti con gli schermi, a essere “imprenditori di sogni”, non “amministratori di paure” e a porre la formazione al servizio del prossimo, dell’ecologia integrale, di una politica e di un’economia rinnovate

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Guardando alle “sfide enormi”, ai “gemiti dolorosi” che caratterizzano questo frangente storico Francesco scuote i giovani universitari della Universidade Católica Portuguesa e li sprona ad abbracciare “il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo.

Imprenditori di sogni

Gli studenti lo accolgono con grande acclamazione tra canti e cori. Il Papa li invita ad essere “imprenditori di sogni”, “non amministratori di paure”, a non accontentaresi di risposte facili che anestetizzano, ad  avere “il coraggio di sostituire le paure con i sogni”. In un’università, constata, l’autopreservazione è una tentazione, un riflesso condizionato dalla paura: “Sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio per pochi”.

Titolo di studio è per servire

“Se chi ha ricevuto un’istruzione superiore non si sforza di restituire ciò di cui ha beneficiato, non ha capito fino in fondo cosa gli è stato offerto”.

Il titolo di studio non deve infatti essere visto solo come una licenza per costruire il benessere personale, ma come un mandato per dedicarsi a una società più giusta e inclusiva, cioè più progredita.

Cercare e rischiare

“Tutti siamo pellegrini” e ogni pellegrino “cerca” e “rischia”, osserva il Pontefice invitando a diffidare “delle formule prefabbricate, delle risposte che sembrano a portata di mano, delle proposte che sembrano dare tutto senza chiedere nulla”.

La buona inquietudine

Mai aver paura di sentirci inquieti: essere insoddisfatti infatti, prosegue, “è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e il narcisismo. Ognuno di noi è pellegrino, cercatore, avverte la propria incompletezza, come dice Gesù, “siamo nel mondo, ma non del mondo”. Da qui l’incoraggiamento a non allarmarsi “se ci troviamo assetati dentro”.

Non siamo malati, ma vivi! Preoccupiamoci piuttosto quando siamo disposti a sostituire la strada da fare con un qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano.

Non polarizzazioni, ma visioni d’insieme

È tempo di ridefinire ciò che chiamiamo progresso ed evoluzione perché “in nome del progresso”, osserva  Francesco, “ si è fatto strada troppo regresso”. Sì a visioni d’insieme, no a polarizzazioni.

Voi siete la generazione che può vincere questa sfida: avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati ma, per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali. Non dimenticate che abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, di ascoltare la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri; di mettere il dramma della desertificazione in parallelo con quello dei rifugiati; il tema delle migrazioni insieme a quello della denatalità; di occuparci della dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale.

In dialogo con gli studenti

L’incontro presso l’ateneo cattolico di Lisbona è stato un vero e proprio dialogo. Le parole del Papa sono arrivate infatti come una risposta a quelle che poco prima gli avevano rivolto quattro giovani sui temi della Laudato Sì, del Patto Educativo Globale, dell’Economia di Francesco e della cultura dell’incontro. Beatriz, Mohoor, Mariana, Tomás: il Santo Padre ringrazia ciascuno per le testimonianze di speranza, entusiasmo realista, senza lamentele o fughe in avanti realiste.

Maestri di umanità

È vero, constata, “non è possibile un’autentica ecologia integrale senza Dio; non basta che un cristiano sia convinto, deve essere convincente riflettendo la gioia del Vangelo; senza incarnazione, anche nel campo della cultura, il cristianesimo diventa ideologia”. A tutti chiede: “cosa volete vedere realizzato in Portogallo e nel mondo?” Quindi confida loro un desiderio:

Anche questo anziano che vi parla sogna che la vostra generazione divenga una generazione di maestri. Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza

Un gesto di ospitalità provoca una trasformazione

Guardando ad un pianeta “minacciato da una grave distruzione ecologica” e da una “terza guerra mondiale a pezzi”, Francesco esorta tutti a studiare con passione il Patto educativo globale, a affrontare così le crisi: invoca una conversione del cuore che porti ad un cambiamento della visione antropologica della politica e dell’economia; chiede accoglienza e l’inclusione nei confronti di chi è lontano dal proprio paese. “Un gesto di ospitalità – afferma – provoca una trasformazione”.

Le donne non sono “supplenti”

Tra gli altri punti del Patto educativo che Francesco evidenzia c’è poi la piena partecipazione delle donne. Troppe volte “nell’inconscio collettivo – ha messo in evidenza – riteniamo le donne di seconda classe, supplenti, non diamo loro il ruolo di protagoniste”.

In effetti, il contributo femminile è indispensabile. Del resto, nella Bibbia si vede come l’economia della famiglia è in larga parte in mano alla donna. È lei la vera “reggente” della casa, con una saggezza che non ha per fine esclusivamente il profitto, ma la cura, la convivenza, il benessere fisico e spirituale di tutti, e pure la condivisione con i poveri e i forestieri.

In relazione

Il Papa ricorre ancora all’immagine del pellegrino nell’incoraggiare i giovani universitari ad andare avanti. Cita le espressioni di saluto che secondo una tradizione medievale si scambiavano i viandanti lungo Cammino di Santiago: “Ultreia”, “et Suseia”, ovvero “Vai più in là, più in alto; dai forza, muoviti oltre”.

 Essere un’università cattolica vuol dire anzitutto questo: che ogni elemento è in relazione al tutto e che il tutto si ritrova nelle parti. Così, mentre si acquisiscono competenze scientifiche, si matura come persone, nella conoscenza di sé e nel discernimento della propria strada. Allora, avanti!

Al termine dell’incontro Francesco ha benedetto la prima pietra del nuovo Campus Veritati. Il Vescovo di Roma è stato salutato dal rettore della Universidade Católica Portuguesa, la professoressa Isabel Capeloa che ha evidenziato: “L’università non esiste per preservarsi come istituzione, ma per rispondere con coraggio alle sfide del presente e del futuro. Perciò sarà sempre un progetto, mai un’opera conclusa”. Capeloa ha quindi annunciato la nascita di una nuova cattedra denominata “Economia di Francesco e di Chiara”, dedicata ad accogliere iniziative trasversali a tutte le Facoltà per promuovere i principi dell’Economia di Francesco e sviluppare un modello sociale che valorizzi le persone e l’ambiente.

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