Adriana Masotti – Città del Vaticano
“Serenità” e disponibilità a essere “testimoni e artigiani di pace”: questo il doppio augurio di Papa Francesco ai dipendenti vaticani ricevuti in Aula Paolo VI questa mattina nella consueta udienza pochi giorni prima di Natale.
La pandemia ha lasciato dei segni, dobbiamo riprenderci
Il primo sentimento espresso dal Papa è la gratitudine, per la presenza a questo appuntamento e nei confronti del Signore. E’ necessario infatti afferma, ricordare che “con il suo aiuto, abbiamo superato la fase critica della pandemia”. Nei giorni di chiusura attendevamo con impazienza di poter tornare a muoverci liberamente, poi, sottolinea il Papa, quando questo è successo abbiamo dimenticato tutto e forse non abbiamo neppure ringraziato Dio per aver potuto “superare certi problemi più o meno grandi che si erano creati nel periodo più difficile”. E fa notare quanto la pandemia abbia lasciato dei segni in tutti noi “nella vita delle persone, nelle relazioni, nella serenità delle famiglie”.
Per questo oggi io vi auguro soprattutto serenità: serenità per ciascuno di voi e per le vostre famiglie. Serenità non vuol dire che tutto va bene, no, che non ci sono problemi, difficoltà. No, non vuol dire quello. Ce lo dimostra la Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria.
Serenità non significa non avere problemi
A Maria e Giuseppe certamente non mancavano i disagi e le difficoltà, prosegue il Papa, ma in loro c’era la serenità “che veniva da Dio e dalla consapevolezza di essere nella sua volontà, di cercarla insieme, nella preghiera e nell’amore reciproco”.
Questo vi auguro: che ciascuno di voi abbia fede in Dio e che nelle famiglie ci sia la semplicità di affidarsi al suo aiuto, di pregarlo e di ringraziarlo. Vorrei augurare serenità in particolare ai vostri figli, ai ragazzi e alle ragazze, perché loro hanno risentito molto della chiusura, hanno accumulato parecchie tensioni. È normale, è inevitabile. Però non bisogna fare finta di niente, bisogna riflettere, cercare di capire, perché uscire migliori dalla crisi non avviene per magia, bisogna lavorare su di sé, con calma, con pazienza.
Le crisi sono passaggi di crescita, dice il Papa, ed è bene che anche i ragazzi lo comprendano.
Occorre l’impegno di ciascuno per costruire la pace
Il primo augurio del Papa è dunque la serenità. Il secondo è che “possiamo essere concretamente testimoni e artigiani di pace.” Specie oggi, afferma, siamo chiamati a dare il nostro contributo per la pace.
E questo ha un significato particolare per noi che viviamo e lavoriamo nella Città del Vaticano. Non perché questo piccolissimo Stato, il più piccolo del mondo, abbia un peso specifico speciale, non per questo; ma perché noi abbiamo come Capo e Maestro il Signore Gesù Cristo, il quale ci chiama ad unire il nostro umile impegno quotidiano alla sua opera di riconciliazione e di pace.
Evitiamo di sparlare degli altri
L’impegno, dice il Papa deve partire “dall’ambiente in cui viviamo, dai rapporti con i nostri colleghi”, oppure a casa, con gli amici, o nelle nostre parrocchie.
Per esempio: evitando di parlare male degli altri “dietro le spalle”. Se noi facessimo questo soltanto, saremmo creatori di pace dappertutto… Se c’è qualcosa che non va, parliamone direttamente con la persona interessata, con rispetto e franchezza. Non facciamo finta di niente per poi sparlare di lui o di lei con altre persone. Cerchiamo di essere sinceri e onesti. Facciamo la prova e vediamo che questo andrà bene.
L’affettuoso scambio di auguri tra il Papa e i presenti all’incontro
Papa Francesco rivolge ancora gli auguri a tutti e in particolare ai bambini e agli anziani a casa a cui chiede di dare una carezza. E a braccio aggiunge un sentito ringraziamento ai presenti “per tutto quello che fate qui dentro”.
Per il vostro lavoro e anche per la vostra pazienza, alle volte, perché so che ci sono situazioni nelle quali voi esercitate la pazienza: grazie per quello. Tutti noi dobbiamo andare avanti con pazienza, con gioia, ringraziando il Signore che ci dia questa grazia del lavoro, ma custodire il lavoro e anche farlo con dignità. Grazie di questo, grazie per questo che voi fate qui dentro. Senza di voi, questo non andrebbe. Grazie davvero.
Quindi Il Papa percorre l’Aula per salutare tanti che approfittano di una sua sosta tra le fila per fargli benedire un bimbo, per dirgli qualche parola e per stringergli con affetto le mani.