Cento anni fa nasceva a Venezia Franco Basaglia, noto psichiatra e neurologo, padre della legge che porta il suo nome e che ha significato l’umanizzazione del disagio psichico, non solo in Italia, ma come modello a scala internazionale. Per ricordarlo i media vaticani ospitano la Cooperativa Sociale Magazzino, con sede a Roma nel quartiere dove sorgeva il tristemente noto ospedale psichiatrico, Santa Maria della Pietà
Lucas Duran – Città del Vaticano
“Formazione e lavoro, è questo il nostro motto. Un binomio imprescindibile per noi di Magazzino”. Esordisce così Simonetta Sterpetti, responsabile della Cooperativa Sociale Integrata Onlus Magazzino, che opera, fin dal 1992, nel quartiere romano di Primavalle, quadrante nordovest della Capitale. “La nostra missione è quella infatti di costituire al contempo un luogo di lavoro, una fonte di reddito e un ente di appartenenza per persone con disagio psichico ed è per noi emblematico avere come sede gli edifici di Via Federico Borromeo, nel cuore di Primavalle, uno dei quartieri simbolo del famoso piano regolatore del 1931”. Si era, allora, in pieno ventennio fascista e il piano di ammodernamento di Roma prevedeva la realizzazione di una serie di borgate, quali Trullo, San Basilio, Tufello e anche Primavalle per compensare una serie di veri e propri sventramenti urbanistici.
Primavalle, quartiere votato all’accoglienza
“Non tutti sanno – racconta la presidente di Magazzino – che a Primavalle confluirono la gran parte degli abitanti della cosiddetta spina di Borgo al momento della realizzazione di Via della Conciliazione. Del resto dove oggi sorgono i locali della Cooperativa vi erano delle preesistenze: una serie di agglomerati di casupole utilizzati dai pellegrini in cammino sulla Via Francigena, prima di giungere a San Pietro. O ancora le baracche occupate da persone venute da ogni parte d’Italia alla ricerca di futuro, nonché di lavoratori occasionali o stagionali dedicati all’agricoltura e all’edilizia”.
Ricerche specifiche hanno inoltre individuato un testo del 1932 dal quale emerge la volontà da parte della Chiesa d’incaricare alcune congregazioni religiose di svolgere la propria missione non in Africa, bensì proprio nella periferia romana di Primavalle. La sede sociale della Cooperativa Magazzino sorge all’interno di un ex-dormitorio comunale costruito all’inizio degli anni ’60 sulle rovine di un ente assistenziale del Comune di Roma, dedicato in particolare a orfani e ragazze madri. “Si potrebbe parlare – commenta Simonetta Sterpetti – di una vera e propria vocazione all’accoglienza che questa zona ha rivestito nel tempo e che noi ci sentiamo di aver raccolto con la nostra Cooperativa, fin dagli inizi”.
Integrazione e inclusività
“Come cooperativa di tipo B, Magazzino è tenuta a garantire una base sociale integrata. Per legge almeno il 30% dei componenti devono afferire alle categorie cosiddette svantaggiate. Nel nostro caso il focus è il disagio psichico, ma in molte situazioni non ci siamo tirati indietro dall’aprire le nostre porte ad altre tipologie di fragilità, ospitando soggetti a forte rischio di esclusione sociale”. Formazione e lavoro rappresentano le attività cardine della Cooperativa, modulate e aggiornate in funzione dell’utenza interna e delle esigenze del mercato. In particolare le attività produttive prevedono la progettazione e la realizzazione di servizi e di prodotti rivolti sia al pubblico che al privato. La Cooperativa dispone così di laboratori attrezzati e di uno spazio espositivo permanente aperto al pubblico. Attività che negli anni si sono sviluppate in settori variegati, dalla vetreria artistica al restauro del mobile, dalla corniceria alla grafica, dalla stampa tipografica e digitale alla progettazione e manutenzione del verde.
Uno spazio aperto
“È importante ricordare – sottolinea Simonetta Sterpetti – che noi collaboriamo strettamente con il Dipartimento di salute mentale e che, nel processo di accoglienza e di formazione, Magazzino suggerisce un percorso individualizzato per ogni allievo, nonché potenziale futuro socio-lavoratore all’interno della Cooperativa”. Questo significa innanzitutto un apprendimento dal punto di vista tecnico, ma senza negligere gli aspetti di socialità e di regole tipiche di un qualsiasi contesto lavorativo anche per chi, pur affetto da disagio psichico, rischierebbe altrimenti un progressivo e rischioso isolamento. “Il nostro – conclude la presidente – è un luogo che può essere visitato da chiunque lo desideri. La pandemia ha frenato le iniziative pubbliche della Cooperativa, ma dall’anno passato stiamo riprendendo ad organizzarne: presentazioni di libri, seminari, eventi musicali. Proponiamo anche dei corsi di formazione aperti a tutti e questo proprio nell’ottica di facilitare la conoscenza e la fruibilità dei nostri spazi. Occasioni che si trasformano anche, soprattutto per i più giovani, in un primo incontro per entrare in contatto col disagio psichico. Un fenomeno, purtroppo, in espansione dilagante di questi tempi”.
La storia di Riccardo
Riccardo Lembo è ormai da tempo un socio-lavoratore all’interno della Cooperativa Magazzino. Come la presidente Sterpetti ha accettato di raccontare ai media vaticani il suo percorso. “Nel 2008 mi sono rivolto a un centro di salute mentale perché mi sentivo fortemente depresso. In sostanza ero a pezzi: avevo perso il lavoro e al contempo avevo subito degli abbandoni importanti da parte di alcuni amici in cui credevo moltissimo. Lo psichiatra che mi ha preso in carico ha diagnosticato che ero affetto da depressione maggiore con stati di ansia. Dopo avermi accolto al Centro di salute mentale, mi ha proposto di frequentare il Centro diurno riabilitativo di via Federico Borromeo”.
Nasce da qui l’incontro con Cooperativa Magazzino e a Riccardo viene data la possibilità di scegliere il settore che più lo interessa, vale a dire la grafica editoriale. In particolare l’impaginazione di libri, ma anche altre realizzazioni che vanno dal semplice biglietto da visita, alla locandina, al volantino. “Oggi – afferma Riccardo – mi sento una persona cambiata. Riesco a tenere a bada la depressione, nonostante alcuni episodi ansiosi di tanto in tanto. Alla base del sostanziale miglioramento, che percepisco con chiarezza in me, vi è la collaborazione che ho avuto da parte di tutti all’interno del Centro diurno, dove mi hanno accolto a braccia aperte. Lo stesso è poi accaduto nella Cooperativa: qui ho potuto apprendere un mestiere in cui si lavora insieme, come fosse una famiglia.”.
Riccardo Lembo fa anche parte di una compagnia teatrale, in questo caso inerente ad un altro centro diurno di Roma, quello di Valle Aurelia. La compagnia si chiama Voci della Luna, è diretta dal regista Raffaele Castri e ogni anno si esibisce in importanti teatri della Capitale con rappresentazioni ingegnose e articolate. “Attualmente – racconta – la compagnia è composta da una quindicina di persone, la cui maggioranza vive una condizione di disagio psichico. Vi sono però anche componenti con percorsi diversi e questo l’ho sempre trovato di grande stimolo. Personalmente, sento che il teatro mi ha aiutato a superare i miei blocchi psicologici e amo dire che andare in scena mi ha permesso di disseppellire le mie emozioni, elemento, questo, molto importante e terapeutico”.
Un grande sorriso illumina ora il viso di Riccardo che conclude così: “II sorridermi in effetti è la prima cosa che faccio ogni mattina appena alzato, non come un’imposizione o un obbligo, ma come segno naturale, per sentirmi rinato e di nuovo una persona aperta agli incontri. Quello che più vorrei? È che chiunque mi legga o mi ascolti comprenda l’importanza di combattere e possibilmente debellare lo stigma, il tabù che porta a considerare chi vive un disagio psichico, o semplicemente una condizione di fragilità, come una persona di serie B. Noi, al contrario, abbiamo bisogno d’integrarci, d‘interagire tutti quanti insieme. È importante sfondare e abbattere questo muro. Ecco, io la vedo così”.