Fondazione Migrantes, l’unica Italia che cresce è quella all’estero

Vatican News

Il XIX Rapporto Italiani nel Mondo 2024 dell’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiani indica la ripresa massiccia dell’emigrazione e avverte la politica che si rende necessario “costruire percorsi di cittadinanza che aiutino a rileggere l’uguaglianza sociale delle persone”

La scelta della genitorialità

Tra i motivi portanti delle partenze resta quello del lavoro che diventa “concausa”, spiega ancora la ricercatrice, poiché la motivazione delle partenze resta “la ricerca di una esistenza felice che passa anche attraverso una migliore retribuzione e, per i giovani, nella realizzazione della genitorialità, più attuabile in altri Paesi che hanno supporti di welfare e politiche per le famiglie più incentivanti rispetto all’Italia”.

Le migrazioni interne

Lombardia, Veneto e Sicilia sono rispettivamente al primo, secondo e terzo posto come regioni di partenza, la maggior parte delle persone che escono sono in realtà originarie del sud che, aggiunge Licata, “dopo un primo percorso migratorio verso il nord, affrontano l’oltreconfine”. Prima di questo c’è spesso ‘l’anticamera’, ossia la migrazione interna – si parla di un milione di spostamenti durante l’anno – che riguarda soprattutto il sud verso il nord, per studio, per lavoro e sempre più anche per motivi di salute, il cosiddetto pendolarismo sanitario, tutto questo a detrimento dello sviluppo soprattutto delle aree interne italiane.

Percorsi di cittadinanza

Mediamente, spiega ancora il rapporto, su circa 2 milioni di trasferimenti annuali complessivi, circa tre quarti riguardano movimenti tra comuni italiani. Esodi che provocano la chiusura dei servizi principali delle aree interne che smettono di essere attrattive per i giovani che scelgono il trasferimento all’estero o in altra regione. “L’impatto che le partenze hanno da un’area interna rispetto a una città metropolitana – prosegue Licata – sono molto più gravi e portano ad una desertificazione non sono territoriale ma anche di menti”. In Italia, conclude il rapporto, sono decenni che il “dibattito sulla cittadinanza non trova compiutezza, né per quanto riguarda gli italiani che sono oltre confine, né per chi è nato, vive, studia e lavora da diverso tempo in Italia”. Si assiste, pertanto, “ad una sorta di distribuzione scalare dei diritti di cittadinanza nel mondo della mobilità e delle migrazioni”, con una classifica aperta dai cittadini comunitari, seguiti dai non comunitari, da rifugiati, richiedenti asilo e apolidi, che chiude con gli irregolari. È per questo, è l’appello di Migrantes, che è importante “a partire dalla pari dignità delle persone, e dal superamento di ogni forma di esclusione sociale, costruire percorsi di cittadinanza che aiutino a rileggere l’uguaglianza sociale delle persone”.