Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La Fondazione vaticana Giovanni Paolo II, superati i 40 anni di vita, più antica tra le fondazioni della Santa Sede, guarda al futuro e pensa alla creazione di un’esposizione del Centro di documentazione del pontificato nel cuore di Roma, nei pressi di Piazza Venezia, che sarà luogo di studio, consultazione e incontro per studiosi e studenti, con l’archivio degli scritti e una biblioteca di testi multilingue. Il progetto è stato presentato, nelle linee principali, nel corso del simposio internazionale organizzato all’Università Urbaniana di Roma, per celebrare l’anniversario della creazione della Fondazione, il 16 ottobre 1981, rimandato a causa della pandemia.
I ricordi personali degli incontri con san Giovanni Paolo II
L’arcivescovo di Cracovia, Marek Jędraszewski, suprema autorità della Fondazione, e ospiti come il cardinale Stanisław Dziwisz, già segretario personale di san Giovanni Paolo II e arcivescovo emerito di Cracovia, con padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, hanno portato all’inizio del simposio ricordi personali dei loro incontri con Papa Wojtyla. Tutti hanno ricordato la missione che il Pontefice polacco ha lasciato in eredità, quella di costruire la “civiltà dell’amore” come sottolineato anche dal presidente polacco Duda nel suo messaggio letto dall’ambasciatore polacco presso la santa Sede Kwiatkowski.
Jedraszewski: l’ultimo colloquio al Gemelli, su “Memoria e identità”
L’arcivescovo Jedraszewski ha ricordato gli ultimi incontri con il Papa malato il 24 febbraio e 13 marzo 2005 al Policlinico Gemelli, per presentargli l’edizione di “Memoria ed identità”, l’ultimo libro di Giovanni Paolo II, con il capitolo finale dedicato all’attentato del 1981 e alla protezione della Vergine Maria. “In quell’occasione mi ha ricordato che all’uomo serve la memoria della Chiesa che è madre, radicata nell’opera di Maria. E quando si è svegliato dall’ultima operazione, ha detto: ‘Cosa mi avete fatto? Totus tuus’. Sentiva la sofferenza, ma si affidava come sempre alla Madre”.
Lombardi: un profeta anche nelle comunicazioni sociali
Padre Lombardi, che durante il pontificato di Papa Wojtyla è stato direttore della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano, ha sottolineato di aver “imparato moltissimo da lui, anche per il servizio nelle comunicazioni sociali, uno dei tanti campi nel quali ha lasciato una grande eredità nella Chiesa”. E rievocato quando, in una veglia di preghiera con gli universitari nel 2003 in Aula Paolo II, “noi del Ctv dovevamo fare collegamenti bidirezionali con molti luoghi, e allora i collegamenti erano difficili e potevano cadere. Per questo eravamo in ansia. Ci collegammo anche con la chiesa di sant’Anna a Cracovia”. E allora il Papa commentò “Questa televisione è un’istituzione stupenda, ora da qui posso vedere e parlare con i giovani a Sant’Anna e loro con me”. “Capiva – ha spiegato padre Lombardi – che si allargavano i contatti nel mondo e ci invitata ad approfittare delle novità della tecnologia per il bene. Era un profeta, e la sua visione mi ha sollevato, perché io sono stato sempre abbastanza pessimista sugli sviluppi tecnologici. Lui conosceva difficoltà e aspetti negativi, ma facendoci vedere gli aspetti positivi ci incoraggiava a svilupparli, superando anche quelli negativi. Lo sapeva fare in tutti i campi. Per questo continua ad essere un maestro e una guida”. Il presidente della Fondazione Ratzinger ha poi individuato i tanti possibili campi di collaborazione tra le tre Fondazioni vaticane dedicate agli ultimi predecessori di Papa Francesco, Giovanni Paolo I, Giovanni paolo II e Benedetto XVI, “tutti pontefici che hanno partecipato al Concilio e lo hanno messo al centro del loro Pontificato”.
Ptasznik: trasmettere la sua eredità alle nuove generazioni
Quindi in presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione, monsignor Pawel Ptasznik, ha ricordato che per statuto essa si propone di rafforzare i legami storici tra la nazione polacca e la Santa Sede, di promuovere la cultura cristiana e l’insegnamento cattolico, con particolare attenzione al magistero di Giovanni Paolo II. Ma che la sfida oggi è prima di tutto quella di trasmettere l’eredità di san Karol alle nuove generazioni. Sono seguiti gli interventi di chi nella fondazione ha oggi un ruolo o l’ha avuto, come monsignor Stefan Wylężek, rettore della missione polacca cattolica in Inghilterra e Galles, che ha ricordato che per assolvere ai suoi compiti, ed essere punto d’incontro di culture, come chiesto da Giovanni Paolo II, la Fondazione ha creato la Casa Polacca Giovanni Paolo II e il Centro di Documentazione e di Studio del Pontificato, con sede in Via Cassia 1200. Qui si fornisce assistenza spirituale ai pellegrini – soprattutto di nazionalità polacca – che arrivano a Roma. E dagli anni ’90, la Fondazione gestisce un programma di borse di studio per giovani studenti dell’università dei Paesi dell’ex blocco orientale che studiano nelle istituzioni universitarie cattoliche in Polonia, principalmente a Lublino (dove ha sede la Casa della Fondazione Giovanni Paolo II) e Cracovia.
Il postulatore: la santità è la sintesi del suo Pontificato
Infine il vicepresidente della Fondazione e postulatore della causa di canonizzazione di san Giovanni Paolo II, monsignor Slavomir Oder, ha parlato dell’eredità del Pontificato e della diffusione del suo insegnamento, sottolineando che la santità è l’unica sintesi possibile del suo magistero, che è “polifonico”. E’stato un grande atleta della fede, ha aggiunto, “e la sua grandezza sarà confermata quando sarà proclamato Dottore della Chiesa. Basta guardare soltanto le 14 encicliche che ci ha lasciato, e che si aprono con il personalismo cristiano della Redemptor Hominis, con Cristo che è stato il punto di partenza della sua riflessione sull’uomo. Ha sviluppato il mistero dell’incarnazione, della redenzione, della misericordia soprattutto alla luce dei cambiamenti politici e sociali dei quali il è stato coautore”.
“Davanti alle persone, sapeva contare solo fino ad uno”
Ma nonostante questa visione universale, ha concluso Oder, “non ha mai perso il senso del valore del singolo uomo, e faceva sentire tutti importanti. In ciascuno vedeva l’immagine e la somiglianza di Dio e percepiva la presenza di Cristo. ‘Davanti alle persone sapeva contare solo fino ad uno’ ricordava il suo portavoce Joaquim Navarro Valls”. Per questo Papa Wojtyla “era percepito come persona molto vicina alla vita delle persone e dei gruppi, delle parrocchie. Vedevano in lui l’incarnazione della Paternità universale. Per tutti lui era ‘Il nostro Papa’, non solo i cattolici, ma anche i cristiani protestanti, gli ebrei e i musulmani”. Per la generazione del postulatore Oder che ha vissuto il suo Pontificato, “la sua santità era una cosa ovvia. Non è stato certo il risultato di un’isteria collettiva. Perché è stato un vero e autentico discepolo di Cristo. La sua santità personale è una perla e uno degli aspetti può preziosi del tesoro che ci ha lasciato”.
Ptasznik: grande impegno per il Centro di documentazione
Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione, monsignor Paweł Ptasznik, fino a febbraio responsabile della sezione polacca e slava della Segreteria di Stato e oggi rettore della chiesa polacca di San Stanislao e di responsabile per la pastorale dei polacchi nella diocesi di Roma, di tracciarci un quadro delle sfide che attendono l’ente che guida.
Quali le sfide e le strade da seguire per la fondazione nel futuro?
Il programma statutario della fondazione prevede la promozione della cultura cristiana e dell’insegnamento del Pontificato di san Giovanni Paolo II. In questo nulla cambia. Cambia solo la situazione nel mondo e nella Chiesa e cambia la mentalità dell’uomo contemporaneo. Allora dobbiamo adeguare i metodi di funzionamento per poter affrontare queste sfide che ci porta il tempo di oggi.
Quali stimoli vi aspettate di ricevere da questo simposio?
Questo simposio dovrebbe indirizzarci verso queste sfere della vita sociale, della vita ecclesiale che forse sono più sensibili alla questione della fede, della vita spirituale e della vita culturale basata sulle radici cristiane. E vogliamo scoprire queste sfere e vedere quali metodi approfondire per poter rispondere a queste necessità.
Non ci sarà quindi un cambio delle priorità rispetto al passato?
Sicuramente possiamo spostare un po’ di attenzione, per esempio, dall’assistenza ai pellegrini allo sviluppo del Centro di documentazione e studio del Pontificato, che in questo momento, quando il tempo passa e la gente comincia a dimenticare quello che Giovanni Paolo II ha portato nella Chiesa e nel mondo, potrebbe diventare più attivo e più indirizzato verso quelli che sono interessati alla vita della Chiesa e alla storia della Chiesa che abbiamo vissuto nei decenni precedenti.
Pensate anche ad uno sviluppo anche mediatico del Centro, un potenziamento del suo sito internet per far conoscere il magistero di san Giovanni Paolo II?
Certamente dobbiamo usare i mezzi di comunicazione, che sono in continua evoluzione. Oggi padre Lombardi
ci ha presentato anche la visione di Giovanni Paolo II che ha molto apprezzato la televisione, che era il media principale allora. Oggi abbiamo internet, gli smartphone, e quindi sì, dobbiamo porre attenzione anche su questo aspetto. Speriamo di poter approfondire anche questi nuovi metodi di comunicazione, perché vogliamo arrivare a chiunque voglia sentire la voce della Chiesa, la voce di Giovanni Paolo II, ma anche del Papa attuale.
Quanto è importante il ruolo dei circoli degli amici della fondazione per fare memoria vivente del magistero di Giovanni Paolo II?
All’inizio della fondazione circoli degli amici servivano per raccogliere i fondi per il funzionamento della fondazione, adesso diventano sempre di più centri di approfondimento dell’ insegnamento di Giovanni Paolo II. Quando adesso pensiamo allo sviluppo dei circoli degli amici pensiamo proprio a come portare a loro il messaggio su cui possono poi riflettere e trarre un beneficio per la vita spirituale, la vita religiosa all’interno dei circoli che sono sparsi in tutto il mondo.
Oder: davanti alle sue reliquie, riflettere sul suo magistero
Di seguito abbiamo raccolto anche la testimonianza del vicepresidente della Fondazione, monsignor Slavomir Oder, postulatore della causa di canonizzazione di Papa Wojtyla.
Nel suo intervento lei ha sottolineato l’importanza del ruolo dei circoli dedicati a san Giovanni Paolo II per essere memoria vivente del suo pontificato e il suo magistero. Quindi posso avere anche un ruolo culturale?
Assolutamente sì. Qui ci troviamo di fronte una realtà che dura ormai da 40 anni e molte delle persone che sono qui presenti, sono la memoria vivente delle origini della fondazione di Giovanni Paolo II e non mancano anche i nuovi allievi, con la speranza che comunque questa splendida eredità possa continuare. E’ una fondazione che ha il compito di custodire e diffondere l’eredità spirituale di Giovanni Paolo II. Ma io sono profondamente convinto che già la presenza di queste persone che sono riunite nei circoli degli amici della Fondazione Giovanni Paolo II, costituisce la base di un monumento vivente che viene costruito giorno dopo giorno soprattutto attraverso l’investimento umano, materiale e spirituale nei giovani, che possono ottenere le borse di studio per poter formarsi nello spirito profondamente cristiano e poi tornando nei luoghi della loro esistenza quotidiana, diventare vero lievito evangelico per continuare l’opera di evangelizzazione della Chiesa, secondo il grande desiderio di Giovanni Paolo II.
Questi circoli sono soprattutto presenti negli Stati Uniti?
Lì c’è la presenza maggiore, ma dei gruppi sono presenti praticamente ovunque si trovano dei polacchi. Inizialmente lo sviluppo avveniva soprattutto nei luoghi della presenza dei polacchi dispersi nel mondo, ma oggi come oggi sono sempre più numerosi i gruppi degli amici della fondazione che provengono da Nazioni diverse, soprattutto nei Paesi asiatici, dove il cristianesimo è una realtà recente, e dove il fascino del pensiero e della testimonianza di vita e di santità di san Giovanni Paolo II sprona molte persone ad intraprendere questo impegno per poter continuare la diffusione della sua eredità.
Lei ha parlato della continua richiesta di reliquie, e anche del pellegrinaggio del libro di reliquie presentato alla Gmg di Madrid. Questo è più un tema devozionale e liturgico, oppure queste reliquie possono essere usate anche per fare memoria del suo magistero?
È un fenomeno che assolutamente non può essere trattato unicamente in termini devozionali, anche se chiaramente questa dimensione è molto forte. Io personalmente ho partecipato a diversi eventi che hanno avuto come centro l’esposizione e la venerazione delle reliquie di san Giovanni Paolo II in tutte le parti del mondo, sia in Italia che in Polonia e in Europa in generale. E ciò che accompagna e la presenza delle reliquie è soprattutto la profonda riflessione, la preghiera, l’adorazione del Santissimo Sacramento, e poi la rilettura del magistero di san Giovanni Paolo II. Perciò è uno strumento molto bello e sicuramente tocca le note più profonde della nostra anima, però che sprona a rinnovare l’aspetto di autentica spiritualità e di approfondimento intellettuale di questa realtà.
La possibile proclamazione di san Giovanni Paolo II come Dottore della Chiesa è un impegno anche per la postulazione?
È un’iniziativa che sicuramente non tocca il postulatore, ma che deve essere promossa da istituzioni superiori, ma comunque nella quale il ruolo del postulatore, probabilmente ritornerà per un lavoro sussidiario. Probabilmente non posso dire ancora che sono un postulatore in pensione, diciamo che sono in stand-by.
Due messe e un concerto a Roma per il 40.mo della Fondazione
Nell’ ambito delle celebrazioni per il 40.mo anniversario della Fondazione Giovanni Paolo II, nel pomeriggio del 23 settembre l’arcivescovo Marek Jędraszewski ha presieduto alle 16 una Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano, e domenica 25 alle 9, sarà il cardinal Stanisław Dziwisz, già segretario personale di Papa Wojtyla e arcivescovo emerito di Cracoviaa presiedere una celebrazione nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Infine sabato 24 settembre, alle 20, nella Basilica di San Pancrazio, si terrà un concerto del Coro Giovanni Paolo II di Varsavia, accompagnato dall’Orchestra Filarmonica di Roma.