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È uno dei Santuari più celebri del mondo, Santiago de Compostela, a ospitare l’ottava edizione del Congresso che raccoglie gli esperti mondiali di pastorale del turismo. L’incontro, che fino a domani mette a confronto su questo tema rappresentanti di conferenze episcopali di 25 nazioni, ha visto anche la presenza dell’arcivescovo Rino Fisichella, cui il Papa ha affidato la preparazione dell’Anno Santo del 2025. E il presule, nell’intervista di Sebastian Sanson, riflette sulla particolare connessione che la pastorale del turismo assume anche in rapporto al prossimo Giubileo.
Eccellenza, lei ha partecipato al Congresso mondiale la pastorale del turismo in Santiago De Compostela, secondo lei perché importante è questa pastorale?
È importante soprattutto alla luce della decisione di Papa Francesco di trasferire la competenza sul turismo al Dicastero per l’Evangelizzazione, in particolare alla nostra sezione perché in questo modo si viene a creare uno spazio peculiare che è appunto quello dell’evangelizzazione. Il turismo tante volte sembra non avere una sua collocazione, in questo caso invece viene inserito in rapporto all’evangelizzazione e diventa a questo punto una delle mediazioni fondamentali per evangelizzare il mondo di oggi è questo dicastero che ha già la competenza dei santuari che sono un luogo di pellegrinaggio: ecco il pellegrinaggio adesso comincia coniugarsi anche con l’esigenza tipica del turismo, quella cioè maggiormente culturale.
Lei ha citato il trasferimento della pastorale del turismo dal Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale a quello dell’Evangelizzazione, perché?
Questa per così dire è una logica conseguenza di quello che è la visione della nuova composizione della Curia romana. Alla luce della Praedicate Evangelium il Papa ha meso certamente l’evangelizzazione al primo posto, ma dall’altra parte anche Dicastero per lo Sviluppo Umano incomincia ad avere una sua organicità che punta su obiettivi che integrano ovviamente il lavoro di tutti i dicasteri della Curia. E allora il fatto che il turismo diventi parte integrante delle problematiche riguardo l’evangelizzazione oggi, a questo punto non fa che dare sviluppo, dare logica conseguenza ai cammini che sono quelli tipici del pellegrinaggio. Nell’antichità il pellegrino nell’antichità come nel Medioevo mettendosi in cammino diventava quello che oggi è il turista perché era estremamente interessato alla cultura la bellezza, a cogliere le esigenze che veniva con cui veniva a contatto nel suo viaggio, nel suo pellegrinaggio, e quindi era un autentico scambio culturale. Penso che oggi il turismo abbia cambiato moltissimo – non dimentichiamo che nel cambio culturale in cui noi ci troviamo noi eravamo abituati ad avere i pellegrinaggi e il turismo organizzato, adesso invece almeno il 50% non è più organizzato, ma è il “last minute”, sono le famiglie, le persone singole che si organizzano e partono. Ecco questo pone il grande problema dell’accoglienza, il grande problema di come riusciamo a comunicare la bellezza, la cultura, la storia dei nostri luoghi.
Che cosa può fare concretamente il vostro dicastero in questo campo?
Diciamo che avere incontrato a Santiago di Compostela rappresentanti che venivano da più di 25 Paesi diversi – dal Messico all’Argentina, dall’Austria all’Italia e via dicendo – mi ha fatto vedere una realtà motivata fortemente motivata che ha grande desiderio di collaborare con noi. Io penso che adesso o dobbiamo innanzitutto cercare di organizzare maggiormente l’ufficio del dicastero, che dovrà occuparsi di questo integrando appunto quello dei santuari. Ma soprattutto la richiesta che ci viene è quella di sostenere il lavoro che viene compiuto: non dimentichiamo che la Commissione del turismo è presente in tutte le conferenze episcopali, quindi è una realtà organizzata. Non dimentichiamo che la Santa Sede ha un suo rappresentante presso l’Organizzazione mondiale del turismo, quindi sono degli impegni che hanno bisogno di una programmazione e penso che sarà opportuno da parte nostra continuare il lavoro che nel passato era già stato esercitato anzitutto dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, che aveva fatto una nota pastorale molto importante sul tema. E poi sviluppare ulteriormente il magistero di questi anni per dare un sostegno fattibile, pastorale riguardo al turismo come via di evangelizzazione.
Con lo sguardo verso il Giubileo del 2025, cosa può fare questo Dicastero per una realtà in cui ci sarà molto turismo?
Il Dicastero, da quando il Papa ci ha impegnato su questa organizzazione del Giubileo, sta già compiendo parecchi passi. Abbiamo già realizzato già le commissioni, abbiamo già presentato i progetti al governo e al Comune di Roma, E il prossimo 11 ottobre – 60.mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II – rappresenterà ufficialmente il via al primo anno di preparazione al Giubileo, con la riscoperta, lo studio, la rivisitazione delle quattro costituzioni del Vaticano II. Poi ci sarà nel 2024 l’Anno della preghiera: per il momento stiamo già verificando come organizzare la pagina web, ci sarà una app per tutti pellegrini. Speriamo che entro la fine dell’anno possiamo già pubblicare il calendario dei grandi eventi del Giubileo.