Michele Raviart – Amatrice (RI)
Raccontare la distruzione e la ricostruzione di Amatrice per non dimenticare il terremoto del 24 agosto 2016, mettersi in cammino verso un nuovo futuro, e ascoltare una comunità i cui bisogni non sono terminati con l’emergenza immediata. Questo il tema dell’incontro che si è svolto nell’auditorium della Laga della città, in un evento parte del festival della Comunicazione di Rieti.
Una nuova ripartenza
La presenza di Giovanni Legnini, commissario alla ricostruzione del sisma del 2016, è stata l’occasione per fare il punto sui progetti in corso ad Amatrice e negli altri centri del centro Italia colpiti dal terremoto, come Accumuli e Arquata del Tronto. Circa 300 morti e 40 mila sfollati con 61 mila edifici privati ancora da ricostruire. Legnini ha sottolineato come il lockdown e lo stop dei lavori abbia permesso di riscrivere le regole per appalti e assegnazioni, velocizzando l’iter burocratico e amministrativo, mentre l’istituzione del cosiddetto bonus 110% per gli edifici abbia paradossalmente allontanato le imprese edili, che hanno preferito lavori logisticamente più agevoli da realizzare nelle grandi città.
Sbloccata la ricostruzione del centro storico
“Contiamo di riprendere un ritmo importante”, ha sottolineato Legnini, “finalmente si sta sbloccando il centro storico, sono attesi progetti e alcune importanti opere pubbliche stanno procedendo. Insomma, siamo in cammino”. Quest’anno ad Amatrice, spiega, sono stati 443 i decreti di autorizzazione e di finanziamento dei cantieri approvati e 170 quelli conclusi. 258 milioni di euro già concessi, con un ulteriore miliardo e 800 milioni stanziato nel Piano di Ricrescita e Resilienza”.
Rigenerare il tessuto sociale
L’obiettivo, hanno spiegato i relatori tra cui monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti e il giornalista Enrico Mentana, è quello di ricostruire non solo strutture ed edifici, ma di rigenerare un intero tessuto sociale, cercando anche di ripopolarlo dopo la pandemia. Un tessuto sociale cui è stata sempre attenta la Chiesa, ha ricordato Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del servizio per del sostegno economico alla Chiesa cattolica della Cei.
La Chiesa in prima linea
Citando Papa Francesco – che ha visitato Amatrice pochi mesi dopo il terremoto, ad ottobre 2016 – Compagnoni ribadisce l’importanza di “andare avanti con coraggio nei tempi belli e nei tempi brutti” e in questo senso ha ricordato il ruolo della Chiesa nella ricostruzione. “La Chiesa cattolica è stata presente fin dall’inizio con un forte dispiego di risorse”, spiega, e ha immediatamente investito un milione di euro per l’emergenza immediata. Poi sono stati raccolti 27 milioni di euro tramite le collette nazionali e un altro milione di euro con i fondi 8×1000”, strumento che si è rivelato ancora una volta decisivo – 253 milioni di euro l’importo destinato alla carità per il 2021. La Chiesa, ha ribadito, è stata presente, sostenendo le persone che stavano soffrendo, con la Caritas in prima linea, ma anche il luogo dove la gente ha potuto ritrovarsi insieme e darsi forza.