Chiesa Cattolica – Italiana

Festival di musica e arte sacra, incontro tra Oriente e Occidente

Dialogo interreligioso in musica stasera alle 21 nella Basilica di San Paolo: un antico strumento giapponese incrocia un capolavoro del Settecento, la partitura della “Messa per il Santissimo Natale” di Alessandro Scarlatti

Vatican News

È stato introdotto in Giappone 1300 anni fa, durante il periodo Nara, il koto, strumento a corde appartenente alla famiglia delle cetre e derivato dall’ancora più antico Guzheng cinese. Uno strumento prezioso, ricco di simbologie, inizialmente impiegato solo per la corte imperiale e dal XVII secolo sempre più accessibile alla popolazione giapponese che sul koto compose ed eseguì brani divenuti classici della tradizione musicale nipponica. Un’occasione dunque rara, anticipo del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra che si terrà come di consueto a novembre – quella che propone la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, venerdì 20 ottobre nella cornice dell’abside della Basilica di San Paolo fuori le Mura per l’ascolto di questo antico strumento affidato a una delle sue più note interpreti, la giapponese Rie Asai, artista, compositrice e attrice, avvicinatasi allo strumento fin da piccola grazie agli insegnamenti della madre.

Il koto, strumento di preghiera

“Il suono del koto – racconta Rie Asai, che ha girato tutto il Sud Est asiatico con il suo strumento e che per la prima volta sarà a Roma – è simbolo di armonia. Cooperazione, non conflitto. Pace, non guerra. Amore, non indifferenza. Uno strumento di preghiera”. Un messaggio dunque di speranza, che condividerà con un nutrito gruppo di artisti giapponesi, fondendo la tradizione musicale del Paese del Sol Levante con strumenti di origine occidentale. Il programma recupera il millenario patrimonio musicale giapponese, legato a cerimonie religiose e di corte, rivisitato in chiave moderna da Rie Asai, “una musica – racconta l’artista – che va oltre i confini della religione e combina preghiere cattoliche e buddhismo giapponese”.

Il genio di Scarlatti

Ed è proprio nel segno del dialogo interreligioso che il concerto viene aperto dal Coro e Orchestra della Cappella Ludovicea, diretti da Ildebrando Mura, che eseguono la Messa per il Santissimo Natale di Alessandro Scarlatti, composta nel dicembre del 1707, appena nominato maestro di cappella di Santa Maria Maggiore, per un organico legato agli interpreti a sua disposizione: coro a 9 voci, due violini e basso continuo. Solennità e spiritualità, unendo il rigore contrappuntistico a una freschezza e luminosità dei temi, rendono questa Messa uno dei capolavori sacri di tutto il Settecento. Archiviata dopo l’esecuzione del 1707, la Messa dovette attendere tre secoli perché venisse recuperata e riportata all’attenzione internazionale dei cultori del repertorio barocco e non solo. Il concerto è a ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

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