Il messaggio di Papa Francesco della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali “Parlare col cuore e farlo con mitezza” è stato il tema dell’incontro inaugurale della 18.ma edizione della manifestazione delle Paoline e dei Paolini che quest’anno si svolge nella città etnea
Michele Raviart – Catania
Autentica cultura del dialogo. Famiglia, misericordia, verità, comunità, attenzione alla pace, contrasto alle fake news. Sono questi alcuni dei temi che Papa Francesco ha affrontato durante il pontificato nei suoi dieci messaggi per la Giornata mondiale delle Comunicazioni, evento che quest’anno si celebra il 21 maggio e che fa da filo conduttore della 18.ma edizione del Festival della Comunicazione organizzato da Paoline e Paolini, al via questa settimana a Catania.
Vedere, ascoltare, parlare
Il messaggio di quest’anno “Parlare col cuore e farlo con mitezza” è il tema del messaggio di Francesco per il 2023 ed è stato al centro della tavola rotonda organizzata nella sala delle scuderie del Castello Ursino nella città etnea, primo evento ufficiale di quest’edizione del festival. Il testo del Papa, ha spiegato Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Cei, conclude il trittico dei verbi scelti dal Papa per illustrare il modo in cui dovrebbe intendere una comunicazione orientata alla verità. Dopo “vedere” e “ascoltare” è ora il momento di “parlare” con il cuore, in una circolarità comunicativa che vede al centro sempre il movimento dell’interlocutore e come chiave di volta la prossimità con l’altro.
Comunicare con la carità
Le parole del Papa nei messaggi per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, infatti, non sono mai rivolte solamente agli aspetti tecnici della comunicazione, ma a prendere consapevolezza dei media disponibili nel tempo in cui viviamo. “Dobbiamo ricercare sempre di più la verità nell’informazione e nella comunicazione”, ribadisce Corrado, “attraverso un atteggiamento unico che è quello della carità. Per poter parlare con il cuore, bisogna disarmare il messaggio, con l’obiettivo avere il cuore come motore pulsante di ogni nostra azione.
Il Buon Samaritano come modello ideale
Il modello ideale, spiega invece Massimiliano Padula, docente di comunicazione alla Pontificia Università Lateranense, è quello del Buon Samaritano, “colui che si fa carico dell’altro”, declinato in un’ottica digitale, senza cioè la gerarchizzazione tipica dei media tradizionali, ma spostando il rapporto in modo orizzontale, con tutti che sono ugualmente comunicatori sullo stesso piano. Il tutto, come dice Papa Francesco, evitando la polarizzazione dovuta all’eccessiva rapidità con la quale si fruiscono e si rilanciano le informazioni.
Il ruolo formativo degli adulti
Educare alla rapidità è, in questo senso, diseducativo, ribadisce Gianna Maria Cappello, presidente del MED dell’università di Palermo, ed è fondamentale il ruolo di mediazione digitali degli adulti verso i giovani nativi digitali. La loro formazione, spiega, è cruciale non solo per gli aspetti tecnici, ma, anche culturale, tenendo ben presente di non concentrarsi esclusivamente sui rischi e sui pericoli del mondo social, attraverso strumenti educativi e legislativi, ma anche sulle opportunità della rete, il cui utilizzo non deve essere necessariamente solo ludico e ricreativo.