Sebastián Sansón Ferrari – Città del Vaticano
“Anche nei casi di malattie che non possono essere curate, tutti i malati devono essere assistiti e accompagnati affinché la loro vita sia rispettata fino alla morte naturale. Non siamo i padroni della vita e per questo ci mettiamo al suo servizio”. È quanto sottolinea la Commissione episcopale per la vita, i laici e la famiglia (CEVILAF) della Conferenza episcopale argentina (CEA) in una riflessione pubblicata il 18 agosto, in occasione delle proposte di legge sull’eutanasia in discussione. “In ogni circostanza, affermano, il loro valore deve essere posto al di sopra di tutto ed è un obbligo prendersi cura delle persone in tutte le fasi, soprattutto nella loro vulnerabilità”. Ricordano anche uno degli insegnamenti di Papa Francesco su questo tema: “L’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti. La risposta a cui siamo chiamati è di non abbandonare mai chi soffre, di non arrendersi mai, ma di prendersi cura e amare per dare speranza”.
L’importanza delle cure palliative
Il CEVILAF sottolinea che vanno valorizzate le cure palliative e integrali, “che alleviano il dolore nelle malattie gravi, aiutano chi soffre e portano molti frutti alla persona umana e alla sua famiglia” e rimarca che “è essenziale accompagnare l’angoscia della persona sofferente, il suo dolore fisico e spirituale”. “Il ruolo proprio della medicina è quello di curare, ricordano, ma anche di alleviare e umanizzare il processo della morte”. “Togliere la vita non è un modo per alleviare la sofferenza”. “La cura della vita e la proposta di servirla in ogni momento è la nostra missione, ciascuno dal proprio luogo di impegno e di testimonianza credente”.
La cultura della morte e dello scarto
La Commissione episcopale osserva che ci troviamo di fronte a una nuova manifestazione della cultura della morte e dello scarto allo stesso tempo, “di fronte a un popolo che ogni giorno chiede di essere curato per la propria vita e per bisogni importanti come la salute, il lavoro, la casa e la terra”. In questo senso, vale la pena ricordare che il 30 dicembre 2020 il Presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, ha firmato il decreto che promulga la legge sull’aborto. Il messaggio chiarisce che “anche se una società non può eliminare la sofferenza, può sempre impegnarsi con tutte le sue energie per la vita di coloro che soffrono”. Il popolo argentino – si ricorda – ha una ricca storia in tal senso, sia nel campo della solidarietà che in quello della medicina stessa. “Non lasciamo nessuno da solo e abbiamo sviluppato negli anni molteplici alternative per accompagnare il dolore fisico e spirituale con scienza e umanità”, affermano, citando l’esperienza degli Hospice e dei Cottolenghi.
Non dare spazio a leggi che escludono chi soffre
Tornando alla fatidica esperienza della pandemia, il Cevilaf fa notare ancora che in quel periodo il personale sanitario si è fatto carico della sofferenza di tanti uomini e donne malati e morenti e hanno pianto per la perdita di vite alle quali avevano offerto un lavoro instancabile. A tal proposito l’appello: “Per rispetto della vita che ci viene da Dio e di cui non siamo proprietari, per considerazione di tante persone che si sono impegnate nella cura della vita come personale sanitario, per rispetto di chi non c’è più ed è morto in questi anni, chiediamo a Dio che nella nostra amata Patria non si dia spazio a leggi che lasciano in disparte ed escludono dalla tavola della vita chi soffre di più”.
I progetti in corso
Negli ultimi anni, i presuli argentini hanno emesso molteplici pronunciamenti sull’urgenza di difendere la vita dal concepimento alla morte naturale. Uno di questi è stato il 31 dicembre 2020, che il Segretariato nazionale per la famiglia, che fa parte della Commissione episcopale per la vita, i laici e la famiglia, ha definito “un giorno triste per l’Argentina”, in seguito alla legalizzazione dell’aborto nel Paese. Attualmente nel Paese il 6 dicembre 2021 è passata alla Camera dei Deputati la cosiddetta “Legge Alfonso”, sul “Diritto all’assistenza per morire con dignità”, successivamente nell’aprile 2022 è stata presentata al Senato la legge sulla “buona morte” e un’altra legge in discussione è quella sull'”interruzione volontaria della vita”. Tutte e tre hanno, come riferiscono le agenzie, lo stesso obiettivo: che una persona affetta da una malattia incurabile possa decidere quando morire.