Benedetta Capelli – Città del Vaticano
La perdita di un figlio è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. Tutte le volte che la famiglia nel lutto trova la forza di custodire la fede e l’amore, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto. Noi possiamo togliere alla morte il suo “pungiglione”, come diceva l’apostolo Paolo; possiamo impedirle di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio. L’amore è più forte della morte.
Le parole di Papa Francesco all’udienza generale del 17 giugno 2015 indicano una prospettiva, che rendono concreti i passi da fare, non liquidando il dolore, non sottovalutano quel “buco” che si crea nel cuore di chi resta. L’eternità a cui guardare con amore e speranza è evocata tante volte nel libro che Giuseppina, Remigio e la piccola Francesca Ruberto hanno pubblicato per raccontare il loro Eugenio. “14 anni sulla terra, l’eternità in paradiso” offre a chi legge un racconto preciso e mai banale, a tratti disarmante per la serenità con cui il papà Remigio spiega le terapie, i ricoveri, il grande desiderio di Eugenio di viaggiare in un camper.
Accanto ad Eugenio
La Radio Vaticana aveva dato voce a questo sogno, lo aveva raccontato dopo aver scoperto in un blog, appositamente aperto, la storia di Eugenio. Remigio racconta che nei giorni duri della scoperta della malattia del figlio, affetto da tumori cerebrali, in tanti lo avevano chiamato, gli avevano scritto e il rischio di stare troppo al telefono lo aveva aggirato così, scrivendo, aggiornando sulle condizioni del ragazzo. Tutti potevano sapere. Un blog che Eugenio frequentava, abitava nelle preghiere della sera nelle quali non dimenticava mai di ringraziare chi accompagnava la famiglia Ruberto nella loro “avventura”. In questa storia c’è il calore dell’ospedale Bambino Gesù, di tanti sconosciuti, di persone da sempre accanto che hanno continuato a restare lì anche quando tutto si faceva difficile. “L’amore è più forte della morte”, quelle parole del Papa dicono tutto.
Guardando al futuro
Lo scorso 29 agosto 2021, Eugenio avrebbe compiuto 15 anni. Sono stati giorni di festa a Dragoni con manifestazioni varie, la presentazione del libro e dell’associazione a lui dedicata. Remigio Ruberto racconta così la loro “avventura”:
Fin da subito abbiamo messo on-line, minuto per minuto, quello che facevamo con Eugenio proprio tracce di vita quotidiana. Poi quando il Signore lo ha chiamato, ovviamente il trauma era così forte da non lasciar modo di pensare ad altro. Con il tempo, pian pianino, abbiamo iniziato a digerire il lutto e abbiamo pensato a questo libro ma prima ancora all’associazione per creare una storia tangibile che potesse poi dare i suoi frutti. Questo libro in effetti raccoglie i momenti salienti della nostra “avventura”, la chiamiamo così, ma il tratto distintivo sono le testimonianze, ci sono tante testimonianze di tantissime amiche, amici e tantissimi sconosciuti, persone che hanno letto nel cuore e nell’animo di Eugenio quella scintilla che effettivamente ha dato loro una luce.
L’associazione nasce anche grazie alla raccolta fondi che viene dalla vendita del libro, quali scopi si prefigge?
Lo scopo fondamentalmente è di tenere vivo sempre Eugenio. Vivo in quello che andremo a costruire. Eugenio era un amante del basket e quindi il nostro desiderio più grande è quello di costruire spazi di aggregazione sociale dove lo sport in generale, e in particolare il basket, sia presente. Eugenio era amante della vita, amante dell’amicizia, amante dei rapporti sociali e quindi vorremmo anche aiutare i genitori di quei ragazzi che sono stati o sono nelle stesse nostre condizioni, farlo nelle maniere più disparate per stare vicino a tutte le persone che hanno passato la nostra avventura.
Cosa ti ha stupito di più in questo anno di mancanza di Eugenio. Quali sono le sorprese che tu, Giuseppina e Francesca, la sorellina di Eugenio, avete potuto cogliere?
Noi siamo cattolici, credenti e impegnati, appena dopo la nascita di Eugenio abbiamo sempre detto che Dio ha le sue matite e fa dei gran bei disegni che talvolta noi non riusciamo a percepire, non riusciamo neanche a leggere. Noi proprio nella chiamata di Eugenio, abbiamo letto uno dei grandi disegni di Dio. Ovviamente all’inizio è un trauma e non da poco, però poi abbiamo iniziato a dire “grazie”, grazie a Dio che ci ha donato Eugenio per 14 anni. Non a caso il libro si intitola: “14 anni sulla terra l’eternità in paradiso”.
In questi giorni in cui avete ricordato Eugenio tanti ragazzi, suoi amici lo hanno ricordato come il loro compagno, il loro fratello, c’è un pensiero che qualcuno ha avuto per lui e che ti ha particolarmente colpito?
Tutti gli amici, dal più grande al più piccolo, dal più vicino al più lontano, hanno avuto pensieri grandi, veramente! E talvolta dal più piccolo ci sono arrivati i pensieri più grandi, più profondi. Il pensiero più bello è da un suo amico di giochi, di scherzi, è il pensiero che dice: “Eugenio sei sempre al mio fianco e guidi sempre i miei passi”, questo è molto bello, molto bello.