Etiopia,i ribelli conquistano il sito di Lalibela patrimonio dell’Umanità

Vatican News

Marina Tomarro – Città del Vaticano

“Sono venuti nel pomeriggio e non ci sono stati combattimenti. Non c’erano forze di sicurezza in giro”, Questo hanno raccontato i testimoni sull’arrivo dei ribelli a Lalibela, spiegando che tanti abitanti stanno lasciando il centro della città. Intanto gli Stati Uniti hanno esortato i ribelli della regione etiope del Tigre’ a proteggere questo sito inserito nel patrimonio Unesco. “Facciamo appello al Fronte popolare di liberazione del Tigrè, a proteggere questo patrimonio culturale – ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price – chiediamo anche a tutte le parti in conflitto di mettere fine alla violenza”.

Una situazione sempre più grave

È dallo scorso novembre che la regione del Tigrè è devastata da combattimenti, da quando il primo ministro Abiy Ahmed ha inviato truppe per rovesciare il Tplf, il partito di governo regionale che dominava la politica nazionale prima che il premier entrasse in carica nel 2018. Lo scorso giugno la situazione è peggiorata quando le forze pro-Tplf hanno ripreso la capitale del Tigrè, Macallè, e l’esercito etiope si è in gran parte ritirato. Da allora il Tplf si è spinto a est, nelle regioni Afar e, a sud, nell’Amhara, dove si trova Lalibela. Questa azione ha allertato la comunità internazionale, e sia le Nazioni Unite che gli Usa questa settimana hanno reiterato i loro appelli a porre fine alle ostilità.

La Comunità Internazionale fermi questo conflitto

“Le conseguenze di questo gesto che viene vissuto come atto di provocazione e aggressione da parte dei ribelli, rischia di alimentare ancora di più il conflitto, e non aiuta sicuramente ad un cammino di pace – spiega il sacerdote eritreo don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habeisha – Anche gli aiuti che dovrebbero arrivare da centro sud del Paese sono a rischio. Se da una parte potrebbe essere un tentativo di uscire dall’isolamento, dall’altro in questo modo si rischia solo di fomentare conflitti”

Ascolta l’intervista a don Mussie Zerai

Ma il sito di Lalibela perché è così importante?

Questo sito dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, da sempre è stato molto famoso ed importante. Si tratta di chiese scavate all’interno della roccia, Questo luogo veniva considerato dagli Etiopi, ma non solo, come la nuova Gerusalemme. Lalibela è il nome del re che fece scavare queste chiese rupestri di altissimo valore architettonico e anche artistico per gli splendidi dipinti che ci sono all’interno. Dopo Axum è il secondo luogo sacro per i cristiani ortodossi dell’Etiopia. 

Qual è la situazione umanitaria in quest’area?

La situazione umanitaria è disastrosa nella regione del Tigrai, ma se il conflitto si dovesse allargare rischia di portare problemi anche in questa regione, che è molto fertile, anche se ha avuto i suoi disagi tra la pandemia e una invasione di cavallette. Se si continua così saranno migliaia le persone costrette a fuggire dal conflitto in corso, allargando maggiormente le fila dei rifugiati. Inoltre c’è anche l’enorme problema dei rifugiati eritrei che sono dall’altra parte della regione del Tigrai, e che vivono in condizioni di grande disagio, e il cui numero rischia di aumentare ancora.

La Comunità Internazionale cosa potrebbe fare per portare aiuto a questo Paese?

Devono intervenire fortemente sulle varie parti in conflitto per fermare queste ostilità e avviare delle trattative per costruire la pace. C’è bisogno di portare aiuto alle tante persone colpite da questi pesanti mesi di conflitto, ormai sono oltre nove mesi di combattimenti, con conseguenze disastrose. Più queste ostilità continuano, più diventa rischioso e difficile soccorrere le persone nei villaggi. Quindi la prima cosa da fare è che la Comunità Internazionale utilizzi tutti gli strumenti che ha per fermare questo conflitto e poi portare velocemente soccorsi alle popolazioni.