Gli Stati Uniti esortano i loro cittadini a lasciare l’Etiopia adesso “fintanto che sono ancora aperti i voli di linea”. “Partite prima che le cose cambino” è il messaggio del Dipartimento di Stato. Difficilmente infatti, l’ambasciata Usa ad Addis Abeba aiuterà i cittadini americani in Etiopia se le opzioni commerciali non saranno più disponibili”.
L’azione diplomatica bloccata dall’escalation di violenza
L’inviato statunitense per il Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, ha detto ieri che si andrebbe verso un accordo diplomatico fra il governo e i ribelli del Tigray, ma ha avvisato che questo rischia di essere oscurato dagli “allarmanti sviluppi” sul campo. Anche l’ambasciata turca ha invitato su twitter i suoi cittadini a lasciare il Paese. Il Sudafrica e il Kenya hanno sollecitato le parti in guerra in Etiopia a un immediato cessate il fuoco dopo che il primo ministro, Abiy Ahmed, si è impegnato a combattere “in prima linea”, guidando i soldati contro i ribelli del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), cui si è alleato il gruppo Esercito di liberazione Oromo (Ola). Questi dicono di non escludere l’avanzata su Addis Abeba e hanno rivendicato la conquista di Shewa Robit, a 220 chilometri a nord-est della capitale.
La distribuzione di aiuti alimentari contro la carestia
Intanto, l’Onu – secondo cui centinaia di migliaia di persone sono in condizioni di carestia – ha dato una forte spinta alla distribuzione degli aiuti alimentari per le città a nord dell’Etiopia. Il Programma alimentare mondiale ha annunciato che nelle prossime due settimane l’assistenza raggiungerà oltre 450 mila persone nelle città di Kombolcha e Dessie, nella regione degli Amhara, dove nei giorni scorsi i magazzini sono stati letteralmente saccheggiati, con capanni e attrezzature distrutte. Sono queste città che sorgono a un incrocio strategico della principale autostrada per la capitale Addis Abeba.