Fausta Speranza – Città del Vaticano
E’ stato presentato alla stampa all’Ara Pacis, oggi venerdì 16 luglio, il cippo dell’epoca dell’imperatore Claudio riportato alla luce circa un mese e mezzo fa nel corso degli scavi per la realizzazione del progetto di riqualificazione di piazza Augusto Imperatore a Roma. Presente il sindaco di Roma Virginia Raggi che ha sottolineato che nel corso del tempo, sono stati rinvenuti solo altri dieci cippi relativi all’epoca di Claudio e il più recente, fino ad oggi, è stato ritrovato nel 1909, dunque oltre 100 anni fa. Il cippo è da oggi visitabile in uno degli spazi dell’Ara Pacis ma al momento del completamento dei lavori sarà collocato all’interno del Mausoleo di Augusto.
Un rinvenimento d’eccezione
ll pomerio era il limite sacro che separava la città in senso stretto (urbs) dal territorio esterno (ager): uno spazio di terreno, lungo le mura, consacrato e delimitato con cippi di pietra, dove era vietato arare, abitare o erigere costruzioni e che era proibito attraversare in armi. Proprio per la sua importanza e per i suoi significati, veniva modificato molto raramente. Seneca, parlando dell’ampliamento effettuato da Claudio, menziona Silla come unico precedente. Tacito cita anche Giulio Cesare. Altre fonti ricordano ampliamenti di Augusto, Nerone,Traiano e Aureliano.
L’attestazione epigrafica e letteraria dell’intervento
L’impaginazione e la disposizione del testo conservato ricalcano quelle degli altri esemplari noti. Non si conserva il numerale seriale, che in tre casi compare sul fianco sinistro del cippo, e la parola pomerium, in due casi riscontrata sulla sommità. L’intervento sul pomerio effettuato da Claudio è l’unico attestato sia a livello epigrafico sia a livello letterario. Non solo. È l’unico menzionato nella lex de imperio Vespasiani, come precedente, nonché quello che apre il dibattito sui nomi degli autori di eventuali ampliamenti del pomerio. I rinvenimenti epigrafici, poi, testimoniano due interventi condotti da Vespasiano e Tito, nel 75 d.C., e da Adriano nel 121 d.C., che però sono completamente ignorati dalle fonti letterarie.
Ritrovato in loco
Il cippo di travertino rappresenta un tesoro archeologico di rilievo anche perché è stato ritrovato ancora infisso nel terreno, testimonianza precisa dello sviluppo dell’Urbe e del suo ampliamento. Grazie all’iscrizione, può essere ricondotto con assoluta certezza all’imperatore Claudio e, dunque, all’ampliamento del pomerio da questi effettuato nel 49 d.C., stabilendo il nuovo “limite” considerato all’epoca sacro, civile e militare della città. L’eccezionalità del ritrovamento di questo cippo offre nuovi spunti di riflessione sul pomerio e anche sull’esistenza o meno dello ius proferendi pomerii, sulle valenze che allo “spazio” attribuivano i romani.
L’iscrizione
L’iscrizione non è completa ma a mancare sono solo le prime delle nove righe: si tratta proprio di quelle che invece risultano leggibili nei frammenti degli altri cippi ritrovati. Dunque, è importante proprio che siano le altre righe ad essere visibili. La serialità del testo ufficiale inciso sui cippi permette di ricostruire la parte mancante. Claudio, secondo la formula di rito, viene ricordato con i suoi titoli e le sue cariche e rivendica l’ampliamento del pomerio, non menzionando territori conquistati, ma sottolineando l’allargamento dei confini del popolo romano. Ciò significa quindi allargamento del confine fisico, ma può indicare anche l’ingrandimento del corpo civico, con l’estensione della cittadinanza romana alle élites (primores) della Gallia. L’espressione è volutamente ambigua. In ogni caso, l’ampliamento del pomerio indica un allargamento della visione dell’Urbe. Claudio interviene sullo spazio della città attraverso un’azione che ha una forte valenza religiosa, politica e simbolica.
Sotto il segno dell’inclusione
L’autore dei cambiamenti si pone come “nuovo fondatore” della città. Ed è proprio questo che, con l’andamento segnato dai suoi cippi, fa Claudio, dopo la conquista della Britannia: rivendica l’ampliamento dei confini del popolo romano, in una visione articolata, che pur segnando il territorio non guarda solo ad esso, ma consente di comprendere sguardi politici, filosofia, strategia, perfino ambizioni, come spiega il direttore dei Musei Capitolini, Claudio Parisi Presicce:
Parisi Presicce ricorda che l’imperatore scrittore, storico e linguista, Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, così come definito anche in questa iscrizione, è stato il quarto imperatore romano appartenente alla dinastia Giulio-Claudia e il primo a nascere fuori dal territorio che corrisponderebbe oggi alla penisola italiana. È passato alla storia – spiega – come un abile amministratore, un grande patrono dell’edilizia pubblica, e un imperatore espansionista in politica estera: sotto il suo comando Roma ha conquistato la Britannia. Proprio l’espansione della cittadinanza romana – afferma – è stato uno dei motivi di critica e di forte dibattito all’interno del senato. Il cippo ritrovato e presentato è proprio un reperto del cosiddetto pomerio, il confine che Claudio ha voluto ampliare con risvolti non solo di tipo territoriale ma anche sociale: delimitava infatti gli ambiti della vita pubblica di Roma, della ritualità religiosa, dell’esercizio della magistratura, del potere militare.
Per il pubblico
Il direttore dei Musei Capitolini spiega ancora che il cippo, ritrovato in occasione di un approfondimento per la messa in opera del nuovo sistema fognario della piazza, da oggi si può ammirare nella Sala Paladino del Museo dell’Ara Pacis, dove si trova il calco della statua dell’imperatore Claudio, assicurando così la conservazione e consentendo al contempo la fruizione da parte del pubblico. La collocazione definitiva sarà – afferma – negli spazi museali del Mausoleo di Augusto non prima di un anno e mezzo.