Enrico Petrillo: “Io e Chiara, una storia di santità nel matrimonio”

Vatican News

Venerdì scorso, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, si è chiusa la fase diocesana dell’inchiesta sulle virtù di santità di Chiara Corbella Petrillo, morta di cancro nel 2012. Il marito: “Sono tante le madri che a lei si rivolgono perché non si sentono giudicate ma custodite e capite”

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere. Dipendere da Lui ci libera dalle schiavitù e ci porta a riconoscere la nostra dignità”. Il capitoletto 32 dell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate di Papa Francesco risale al 2018. Sono passati sei anni dalla morte di Chiara Corbella Petrillo, la giovane mamma romana di 28 anni scomparsa per un carcinoma alla lingua, ma queste sono le parole perfette per incastrare le tessere della sua breve vita.

Una vita che “se letta con una logica umana sarebbe assimilabile ad una tragedia”, ha sottolineato monsignor Baldassare Reina, vicegerente della diocesi di Roma, nel corso della chiusura dell’inchiesta sulle virtù e la fama di santità di Chiara, lo scorso venerdì 21 giugno nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Non ci sono infatti solo la malattia, le perdite di due bambini appena nati, Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, il pensiero di dover lasciare Francesco che ha appena un anno. C’è ancora prima il dolore per la relazione con Enrico che non va come lei desidererebbe. Proprio con lui invece percorrerà mano nella mano la strada per la santità. Grazie alla spiritualità francescana che li accomuna, entrambi scoprono che l’amore non è possesso ma dono e libertà, che se ti abbandoni al volere del Padre la tua vita fiorirà nel modo più giusto, appropriato in cui lui ha pensato.

Testimone di santità

Sono passati 12 anni dal primo incontro con Enrico Petrillo, in lui non cambia mai la certezza che nella sua storia “è passato il Signore”. Ha lo sguardo aperto verso gli altri, una luce che non sfugge, al termine della cerimonia ha salutato chi voleva farlo, ha abbracciato facce amiche senza mai perdere di vista Francesco, l’ultimo frutto dell’amore di Chiara. Ha tirato un sospiro di sollievo quando la scatola contenente le testimonianze e la documentazione sulle virtù di sua moglie è stata chiusa e inviata al Dicastero per le Cause dei santi.

Che cosa hai pensato davanti a quella scatola chiusa con la ceralacca?

Ho pensato che c’è molta serietà nella Chiesa, che custodisce le cose preziose in modo saggio e sapiente. Poi ho pensato che quello che dovevo fare io l’ho fatto: alla Chiesa ho detto tutto quello che penso, tutto quello che ho vissuto. Adesso chi deve accertare e deve studiare le cose le studierà ma il mio piccolo passo l’ho fatto, ci sono voluti un po’ di anni ma è tutto fatto.

Serietà, accuratezza, precisione occorrono per definire la santità di Chiara. Dopo dodici anni dalla sua morte, come tu disegni la sua santità?

La penso come la pensavo anni fa. Chiara è una figlia di Dio che si è lasciata amare e è oggi capace di illuminarci in un percorso che è semplice ma certo non è facile. Lei indica una strada che c’è anche per noi perché come lei è stata figlia lo siamo anche noi. Mi commuove il fatto che tutti la sentano tanto vicina, non è stata una donna che ha fatto cose straordinarie, da supereroe. No la cosa straordinaria è che lei semplicemente ha accolto quello che il Re della storia ha deciso di scrivere. Lei l’ha accolto e ed è diventata un albero grande nel quale trovare riparo.

Enrico Petrillo negli studi di Radio Vaticana – Vatican News, immagine di repertorio

La vicinanza degli altri te la fa sentire meno tua? In questi anni lei appartiene a molte persone che la pregano e la invocano…

La sento mia e il fatto che sia anche di altri non mi toglie le cose che sono mie e saranno mie per sempre. L’amore si moltiplica, non si divide. Poi, ti confido, a volte ho fatto tanta fatica per le tante ingerenze che in questi anni ho vissuto, ma so che le devo accettare sempre nei limiti del possibile perché Chiara sia un po’ di tutti. Anzi, come diceva fra Vito: Chiara è per tutti, è per tutti.

Francesco, oggi tredicenne, come vive tutto questo? Come hai spiegato la santità di sua madre?

Crescendo piano piano mi fa e mi ha fatto in passato delle domande. Stamattina mentre venivamo qui gli ho chiesto se aveva capito cosa stava accadendo, come se io l’avessi capito davvero…mi ha detto che non aveva capito bene. “Mi sembra un giorno come un altro”, ha risposto. “Ma sì, hai ragione Francè, un giorno come un altro”, ho detto io. Avrà una vita per accogliere, per approfondire le cose che lo coinvolgono in prima persona e per questo cerco di non appesantirlo troppo. Se lui domanda gli rispondo, se non mi domanda va bene lo stesso.

Ma lui ti domanda cose difficili alle quali rispondere?

A volte sì, ma da quando è entrato nell’adolescenza direi di no… Credo perché lo vedo con i suoi compagni che lui ha mostrato a volte delle belle profondità e quindi quello che alla fine sembrerebbe passargli vicino come se nulla fosse, in realtà lo assorbe anche senza accorgersene. Ricordo che aveva quattro anni e mi chiese: “Papà ma noi abitiamo il nostro corpo?”. Pensai che nemmeno i malati terminali con cui lavoro mi avevano mai fatto una domanda simile. “Ma tu Francesco – gli dissi – hai la percezione di abitarlo?”. “Sì, effettivamente se chiudo gli occhi, so che sono qui”. Questo è un esempio per dire che in lui ci sono domande profonde che si fa.

In attesa e in preghiera per il pronunciamento del Dicastero delle Cause dei Santi, pensi che Chiara sarà beata anche grazie a te?

Questo non lo so. Intuisco che è una storia di santità del matrimonio. Non so perché il buon Dio ha pensato che io dovessi ancora restare qui, ma so di aver vissuto insieme a lei tante grazie e quindi la sua esperienza è anche la mia e di questo ne sono felicissimo.

I famigliari di Chiara Corbella

Tra le tante segnalazioni, le tante grazie che ti sono arrivate da tutto il mondo, ce n’è una in particolare che ti ha veramente segnato?

Non una in particolare. Quello che mi rimane nel cuore e che secondo me vale forse di più anche di tante segnalazioni che abbiamo avuto di guarigioni fisiche, che comunque vanno verificate da una Commissione scientifica, sono le grazie delle conversioni. La conversione è qualcosa di tanto più difficile perché Dio rispetta la nostra libertà. Allora la testimonianza più bella secondo me è sapere che tante persone tornano alla fede, che tante mamme fanno pace con il loro passato nel quale hanno sbagliato qualcosa. Non si sentono giudicate da Chiara, sentono che questa donna le custodisce, le capisce. Magari pensiamo che sia l’amore di Chiara ad abbracciarci invece è Dio che abbraccia Chiara, Chiara si lascia abbracciare e abbraccia pure noi.

Ascolta l’intervista ad Enrico Petrillo