Chiesa Cattolica – Italiana

Elisabetta II: donna protagonista della Storia, non solo testimone

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Il dopoguerra, il conflitto in Irlanda del Nord tra unionisti e repubblicani, il referendum sull’indipendenza della Scozia, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la crisi innescata dalla pandemia e infine, è storia degli ultimi mesi, le conseguenze della guerra in Ucraina. Questi solo alcuni degli eventi ai quali la Regina Elisabetta II ha assistito nel corso del suo lungo regno, durato quasi 70 anni, il più lungo della storia britannica.

Attenta osservatrice delle vicende mondiali

Secondo Antonio Villafranca, direttore della ricerca dell’Ispi, l’Istituto di Politica Internazionale, la monarca britannica non è stata solo una spettatrice degli eventi che hanno segnato la storia del Regno Unito, dell’Europa e del mondo. Pur nell’estremo rispetto del suo ruolo di non interferenza nelle politiche interne e internazionali, Elisabetta II è stata protagonista di tutti quei momenti importanti.

Professor Villafranca, 70 anni di storia, almeno considerando quelli da monarca per Elisabetta II. È stata una protagonista, o soltanto una testimone dei tanti eventi importanti accaduti in questi decenni, praticamente dal dopoguerra fino ai giorni nostri?

Considerarla una mera testimone sarebbe assolutamente riduttivo rispetto al ruolo che la regina Elisabetta ha giocato nel Regno Unito e nel mondo. Dal punto di vista formale è vero che la regina, e lei è sempre stata molto attenta a questo, non può intervenire su questioni governative e politiche, ma è anche vero che è stata straordinaria nel ruolo di emblema, proprio direi, del Regno Unito nel mondo. Questo ha significato fare visite all’estero, ma questo ha significato la fine dell’Impero britannico e poi la transizione verso il Commonwealth e verso, appunto, una visione più ridimensionata del Regno Unito del mondo, ma comunque importante soprattutto in alcune aree geografiche. In tutto questo processo lei è stata presente, svolgendo in maniera esemplare e con un grandissimo senso della dignità e del dovere il proprio ruolo.

Possiamo dire che Elisabetta II ha contribuito a dare una visione positiva della monarchia?

La cosa interessante della Regina Elisabetta II è il fatto che lei probabilmente stata anche più grande della monarchia britannica stessa. In Gran Bretagna ci sono persone che criticano fortemente la monarchia, che preferirebbero andare verso un modello repubblicano per il Regno Unito. Sappiamo inoltre che ci sono delle istanze indipendentiste, ad esempio in Scozia, dove lei appunto è morta forse neanche per caso, potrebbe essere stata una sua scelta. In tutti questi casi dove la monarchia e appunto l’appartenenza al Regno Unito vengono messe in discussione, comunque il rispetto che c’è stato per lei, in quanto regina, è stato altissimo. Poi c’è anche la questione relativa al fatto che lei è capo di Stato in 14 Paesi del Commonwealth e non è un segreto che molti di questi Paesi continuano ad avere un forte legame con la Gran Bretagna proprio perché era lei la regina.

Quanto è stata stimolante la regina Elisabetta nei confronti della politica britannica?

In questi 70 anni di regno ovviamente non sono mancati momenti anche drammatici, passaggi storici fondamentali. Formalmente la regina è sempre rimasta fuori dall’agone politico, perché questo è il ruolo del monarca britannico, anche se sappiamo che ogni settimana veniva informata e incontrava il primo ministro, al quale dava dei consigli. Ovviamente si tratta di incontri assolutamente privati, però è indicativo, e questo è molto importante nell’equilibrio istituzionale britannico, che non ci sia stato alcun suo tentativo di interferire sulla politica del suo Paese, addirittura anche quando c’è stato il referendum sull’indipendenza della Scozia, che avrebbe praticamente diviso profondamente il regno. Questo è stato un elemento fondamentale della sua reggenza ed è un lascito anche per il nuovo re, Carlo III, che deve stare attento adesso a comprendere bene il suo nuovo ruolo, perché appunto l’equilibrio istituzionale britannico si poggia proprio su questa netta separazione rispetto ai poteri dell’esecutivo e del parlamento di Westminster.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti