Marco Guerra – Città del Vaticano
L’ex Presidente brasiliano di sinistra, Luiz Inacio Lula da Silva, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile, ma il capo di Stato di destra uscente, Jair Bolsonaro, è andato oltre le previsioni, tallonando di cinque punti lo sfidante. La sorte di chi guiderà il Paese si deciderà al ballottaggio del 30 ottobre.
I risultati
I risultati praticamente definitivi – ovvero con il 99,99% delle schede scrutinate – del primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane vedono Lula con il 48,43% delle preferenze e Bolsonaro con il 43,02%. Lula ha conquistato 57.253.470 voti, mentre 51.070.459 elettori hanno votato per Bolsonaro. Lula resta un’icona della sinistra sudamericana dopo aver governato il Brasile dal 2003 al 2010 ma per i detrattori non è riuscito a scrollarsi di dosso la macchia della corruzione agli occhi di una parte della società, nonostante sia stato assolto dalle accuse che gli sono costate anche l’incarcerazione.
I liberali vincono alla camera
Il secondo turno significa un altro mese di una campagna dai toni acerrimi, non sono infatti mancati attacchi personali e colpi bassi tra i due sfidanti alla presidenza, specchio di un Paese spaccato e con grandi sfide all’orizzonte. Domenica si è votato anche per i 27 Stati che compongono la nazione brasiliana, per il rinnovo della Camera e per parte dei seggi del Senato. Il Partito Liberale di Bolsonaro si appresta ad avere la maggioranza seggi alla Camera e al Senato i candidati del Pl e dei gruppi alleati hanno conquistato almeno 14 dei 27 seggi in palio.
Da Rin (Sole 24 Ore): sfida aperta
Anche secondo Roberto Da Rin, giornalista del Sole 24 Ore esperto dell’area e già inviato in Sudamerica, il Brasile è spaccato e se da una parte di poveri hanno appoggiato Lula dall’altra una parte significativa del Brasile ha sostenuto Bolsonaro. “Il vantaggio di 15 punti che i sondaggisti assegnavano a Lula non si è verificato – osserva Da Rin – quindi c’è una parte del Brasile non trascurabile che sostiene ancora Bolsonaro. Lula ha un vantaggio ma nulla è scontato e la partita del ballottaggio è ancora aperta, si prefigura un mese intenso”.
Le sfide del Brasile
Da Rin ricorda poi che è già successo che presidenti debbano governare con una maggioranza di segno contrario al Congresso e che sul tavolo c’è la governance di un “gigante politico, economico e geografico”. Il giornalista evidenzia che la campagna elettorale si è giocata su tre elementi: l’economica, la povertà, e la difesa dell’Amazzonia. L’aumento della deforestazione durante il mandato di Bolsonaro e la povertà che affligge la popolazione nel nord del Paese sono stati temi imprescindibili per qualsiasi candidato. Sull’economia ci sono due ricette antitetiche: “Bolsonaro punta sulla riduzione delle tasse e la liberalizzazione del mercato del lavoro mentre quella di Lula su investimenti pubblici e aumento delle spesa sociale”. Infine, molta attenzione viene dedicata anche alla sicurezza che è stata il cavallo di battaglia di Bolsonaro: “le grandi città continuano ad essere colpite dalla piaga della criminalità legata al narcotraffico”.